Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Triplice alleanza e questione romana giornali, le organizzazioni economiche, la propaganda orale dei diversi par– titi politici hanno sottratto, specialmente in questi ultimi venti anni, in larghe proporzioni le moltitudini rurali alla influenza, una volta esclusiva, del clero; lo stesso clero si è profondamente modificato, in mezzo secolo di nuove correnti spirituali; la guerra mondiale, finalmente, sfasciando l'Au– stria-Ungheria, ha sottratto alle rivendicazioni territoriali del Vaticano quello '..çhe, in date circostanze, poteva essere il sostegno piu efficace. Ma nel 1882, quando la prima Triplice fu conchiusa, e ancora per il ventennio successivo, la neutralità amichevole, a cui la Germania e l'Au– stria erano impegnate nella questione romana, rappresentava per l'Italia una utilità tutt'altro che disprezzabile. Il governo tedesco e, piu ancora, il go– verno austro-ungarico, potevano turbare metodicamente e gravemente la vita italiana con l'arma della questione romana. Ed è noto che Bismarck, nell'autunno del 1881, scontento della riluttanza, che dimostrava ancora il governo italiano a concludere l'alleanza, scatenò nella stampa tedesca una campagna ostile all'Italia, a cui pa'rtecipò anche il Treitschke, proprio sul terreno della questione romana; e la preoccupazione, che si diffuse in Ita– lia per quelle minacce giornalistiche, ebbe '1na parte non trascurabile nel vincere le ~sitazioni persistenti dei nostri uomini di governo. E i vantaggi dell'amicizia con gl'Imperi centrali erano, allora, indubbia– mente preferibili per la questione romana ai vantaggi dell'alleanza con la Francia. Il governo francese, infatti, non poteva atteggiarsi a rivendicatore del dominio temporale del papa, senza regredire verso la prevalenza dei grup– pi clericali e monarchici, i quali nel 1882 appena da cinque anni erano stati debellati, e con grande fatica, dai repubblicani-anticlericali: una politica pa– palina francese, pertanto, non poteva avvenire senza riaccendere violentis– sime lotte interne in Francia. I governi, invece, di Berlino e di Vienna, se avessero fatto politica vaticanista ed anti-italiana, avrebbero avuto con sé nei loro paesi la grande maggioranza della opinione pubblica e dei parla– menti. In queste condizioni, la Triplice serviva, per l'Italia, a neutralizzare, fra i tre possibili avversari, i due piu pericolosi, cioè la Germania e l'Au– stria, e nello stesso tempo a fronteggiare saldamente quel tanto di ostili– tà, che potesse venire dall'avversario meno pericoloso, la Francia. Guardata da questo punto di vista, la Triplice alleanza fu in ong1- ne, per l'Italia, una triste, u~iliante, ma reale necessità. E quanto meglio col passare degli anni si sarebbe consolidato il nuovo stato nazionale gra– zie anche alla relativa tranquillità procurata dall'alleanza, - quanto piu si– curi di sé i governanti italiani si sarebbero sentiti, di fronte al papa, - tanto meno valida doveva manifestarsi in seguito la preoccupazione della questione romana per tenere stretta insieme l'alleanza, se altri vantaggi non fossero in– tervenuti a renderla desiderabile per l'Italia. Ma se non si ammette la consi– stenza di quella preoccupazione, e se non si riconosce che nel 1882 la Triplice rappresentò una assicurazione - implicita quanto si vuole, ma rea– le - contro l'inasprirsi della questione romana, ne conseguirebbe che il 319 blloteca Gino Bianco '

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