Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio XI pur essi neutralisti, e non soltanto per motivi di opportunità o di convenienza politica, ma [...] perché neutralista, o per dir meglio imparziale, verso tutti i belligeranti era, èome lo è tuttora, il Sommo Pontefice loro duce e maestro. 112 La verità è che le correnti di pensiero contrarie alla guerra non furo– no create dal Vaticano. Questo le utilizzò e in qualche maniera le raffor– zò, niente di piu. La massa dei contadini e degli operai fu contraria alla· guerra e aspirò sempre al ritorno della pace, senza distinzione tra socialisti, cattolici e indifferenti. Il basso clero rimase associato, come è stata sempre sua abitudine, ai contadini. Le classi ricche furono in maggioranza favore– voli agli Imperi centrali, perché questi erano considerati come il baluardo delle idee conservatrici. Le classi medie si divisero. Le classi intellettuali furono in maggioranza per la guerra, e sopportarono il massimo peso di es– sa. Coloro che erano contrari alla guerra, erano contenti che il papa fosse d'accordo con loro: i giornali socialisti si astennero da ogni campagna ir– religiosa in quegli anni. Chi era per la guerra e per la resistenza fino alla vit– toria, vituperava il papa come boche: il piu violento di tutti i giornalisti italiani a insolentire il papa fu Mussolini. 3 Molti giovani cattolici, special– mente quelli di tendenze democratiche, fecero la propaganda per l'interven– to, e andarono come volontari alla guerra, senza domandarsi come la pen– sasse il papa. Dopo che l'Italia ebbe dichiarato la guerra, il contrasto fra la politica del Vaticano e quella del governo italiano diventò piu acuto. In nessuno dei paesi belligeranti si trovò un cardinale che facesse un discorso come quello tenuto dal cardinale Ferrari arcivescovo di Milano, il 6 novembre 1915. Aveva luogo nella città la cerimonia per la posa della prima pietra di alcuni edifici universitari. La guerra, dichiarata nel maggio precedente, si trascinava miseramente, senza che se ne vedesse una possibile fine. Il pae– se era deluso. Erano continue e amare le discussioni e le accuse reciproche fra chi aveva voluto l'intervento dell'Italia in guerra e chi si era opposto. Dopo che il primo ministro ebbe fatto il discorso ufficiale, il cardinale prese la parola, cominciando ex abrupto come segue: Vostra Eccellenza ha detto che non vi ha contraddizione fra la scienza e le armi. Ma quando rifletto che il primo riparto del grandioso Istituto scientifico, del quale abbiamo or ora benedetta e collocata la prima pietra, è dedicato all'importantissimo ramo della scienza agricola, mi vien fatto di domandarmi come mai si accordi almeno 2 F. MEDA, I cattolici italiani nella guerra, cit., pp. 79-80. 3 Nel "Popolo d'Italia" dell'8 gennaio 1915, Mussolini scriveva: "Il papa può uscire dal Vaticano quando vuole, nella sola ed esclusiva sua qualità di supremo vicario delle anime che credono nel suo iddio: ma se intende uscire come monarca di vecchi e nuovi domini tem– porali in Italia, Roma che ha dato trecentomila persone al funerale di Bruno Garibaldi ne darà certamente quanti bastano per rigettare nel Tevere Benedetto XV." Nel "Popolo d'Italia" del 15 marzo 1918 Mussolini scriveva, a proposito della neutralità di Benedetto XV nella guerra europea: "È una neutralità che uccide Dio nel cuore di milioni e milioni di uomini. Bene– detto XV è l'apostolo dell'ateismo. Sino a ieri Dio giudicava, e in questo giudizio estremo le folle dolenti riponevano le loro segrete consolatrici speranze, e il giudizio di Dio aveva due nomi: Inferno e Paradiso; oggi Dio non giudica piu. Gli sono indifferenti l'innocenza e il pec– cato. Gli è indifferente l'umanità [ ... ]. Benedetto XV pone gli uomini dinanzi a questo di– lemma: o un altro Dio o non piu Dio." 206 BibliotecaGino Bianco

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