Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

L'enciclica "Il fermo proposito" la, questi deputati cattolici, che non si dicevano cattolici, ma di cui tutti sa- · pevano che erano cattolici, conquistavano la vittoria non a spese dei can– didati socialisti o democratici anticlericali, ma a spese dei nazionali con- .·servatori. Questi vedevano passare i loro vecchi elettori sotto le bandiere dei nuovi venuti. Perciò si dolevano che gli interventi elettorali dei cat– tolici servissero, piu che a diminuire il pericolo rivoluzionario, a sostituire deputati cattolici a deputati nazionali conservatori nella lotta contro il pe– ricolo comune. 17 Talvolta il loro malcontento assumeva forme assai vivaci. Ma la sostituzione dei nuov1 venuti ai beati possidentes aveva luogo in proporzioni relativamente circoscritte. Le cose sarebbero andate assai peg– gio, se il Vaticano non avesse impedito il dilagare delle candidature catto– liche. Bisognava che i nazionali conservatori facessero di necessità virtu. Anch'essi dovevano scegliere fra i due mali - vittoria elettorale di molti socialisti e vittoria elettorale di alcuni cattolici -, il male mmore delle vit– torie cattoliche. giuramento di fedeltà al re e allo statuto se non gli era consentito aggiungere la formula: 'salvo le leggi divine ed ecclesiastiche' ('La civiltà cattolica,' 1867, vol. II, p. 625). La sua elezione fu annullata. Rieletto, non insisté a non voler giurare: giurò dichiarando che intendeva 'mantenere le sue riserve circa le leggi divine ed ecclesiastiche che fossero in opposizione allo Statuto' ('La civiltà cattolica,' 1867, vol. III, p. 497). E nessuno ci trovò nulla da ridire. Nel 1882 il depu– tato repubblicano G. Falleroni rifiutò di giurare, e anche la sua elezione fu annullata. Poi i repub– blicani, venendo a piu saggi consigli, si erano adattati a prestare un giuramento, al quale davano pubblicamente il significato di una formula vuota di senso e violatrice della volontà popolare. I deputati cattolici (ma non cattolici deputati) del 1904 ed anni seguenti prestavano il giura– mento senza restrizioni mentali? Imitavano i repubblicani? 'Vi sono piu cose in cielo e in terra, Orazio, di quante se ne sognano nella vostra filosofia' (Amleto, I, 5)." [N.d.C.] 11 Rielaborando questa pagina nel ms. de La questione romana, Pio XI e Mussolini, Salve– mini scrisse piu diffusamente: "Chi si fermasse al semplice numero dei mandati parlamentari con– quistati dai cattolici nel 1904, nel 1909 e nel 1913, potrebbe concludere che il loro intervento ufficiale nelle elezioni politiche italiane non ebbe notevoli risultati. Quelle elezioni dimostrarono quello che in Italia tutti sapevano da un pezzo: cioè che il numero dei cattolici, i quali segui– vano disciplinatamente gli ordini del Vaticano, era assai scarso; che la massa dei cattolici italiani non aveva mai tenuto alcun conto del non expedit bandito da Pio IX e da Leone XIII; e che una grande quantità di cattolici aveva sempre partecipato alle elezioni politiche votando, di regola, per i nazionali conservatori (M. PERN0T, La politique de Pie X, cit., pp. 189-90). L'abolizione del non expedit ebbe solamente quest'effetto, che dal 1904 in poi le organizzazioni cattoliche co– minciarono a presentare candidati propri; in conseguenza i voti degli elettori cattolici comincia– rono a raccogliersi su questi nuovi candidati, invece di essere dati sotto mano ai nazionali con– servatori. "Ma le conseguenze politiche di questa novità furono assai piu profonde di quanto non ap– pare a prima vista dai resultati elettorali. Gli uomini politici appartenenti ai gruppi nazionali conservatori, minacciati dal pericolo di vedere passare sotto le bandiere dei nuovi venuti i loro elettori, accentuarono le loro simpatie per i cattolici e la loro resistenza contro le pressioni degli anticlericali. Molti fra gli stessi democratici cominciarono a versare acqua nel loro vino anticleri– cale: un candidato che avesse fatto troppo baccano anticlericale, avrebbe favorito il gioco del suo concorrente. Questa influenza indiretta dell'elettorato cattolico sui politicanti non cattolici era di– venuta cosi sensibile alla vigilia della guerra, che un osservatore assai intelligente poteva scrivere, sia pure con qualche esagerazione: 'Fino a [Pio X] il potere legislativo era esercitato in Italia dalle due Camere e dal Re. Oggi è esercitato dalle due Camere, dal Re e da Pio X.' (L. SALVATO– RBLLI, Saggi di storia e politica religiosa, cit., p. 198.) "Questa condizione di cose provocava di tanto in tanto qualche scatto di malumore non solo fra i democratici a tendenze anticlericali, ma anche fra i nazionali conservatori. In fondo essi era– no piu che disposti ad accettare i voti cattolici contro i candidati socialisti, ma non amavano vedere sparire i candidati propri, e meno che mai amavano accodarsi ai cattolici per paura dei: socialisti. Il parroco del villaggio è lodato come ottimo sacerdote, e riceve laute elemosine per la messa, ed è magari invitato a pranzo al choteau, finché predica la rassegnazione ai contadini e fin– ché raccomanda nelle elezioni il candidato del choteau; ma diventa un politicante volgare, e non riceve piu né messe né inviti, non appena pretende di avere un candidato proprio nelle elezioni contro il candidato del choteau. I nazionali conservatori avrebbero desiderato relegare i cattolici nell'ufficio di semplici ausiliari. I cattolici invece si atteggiavano ad alleati; e, non appena lo potevano, la facevano da padroni. L'Italia sembrava avviarsi verso la formazione di una maggio– ranza parlamentare cattolico-nazionale-conservatrice, nella quale il numero dei cattolici aumentava .continuamente a spese dei nazionali conservatori." [N.d.C.] 169 BibliotecaGino Bianco

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