Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa tn Italia da Pio IX a Pio Xl conservatori perché democratici, ed erano respinti dai socialisti e dagli altri gruppi anticlericali· perché cattolici. 12 Alla vigilia della guerra, di questa democrazia cristiana autonoma, che al tempo di Leone XIII sembrava destinata a un grande avvenire, non rimaneva che un esiguo nucleo di giovani, intorno ad un settimanale qua– si clandestino, L'azione democratica, che si pubblicava a Cesena, una pic– cola città della Romagna. ( Ma un gran numero di democratici cristiani non ritrattarono le loro convinzioni: si confusero con il resto dell'esercito cattolico, attendendo tempi migliori. 13 ) Le organizazioni di resistenza create dai democratici cristiani prima del 1904 non fecero alcun progresso nel decennio successivo. Nel gennaio 1902, due anni prima della tempesta, i sindacati fra operai industriali (Unioni professionali) contavano 103.000 soci. Nel 1906, i soci scesero a circa 70.000; nel 1911 a 65.629; nel 1914 a 40.009. Ci mancano i dati per le leghe fra agricoltori: sappiamo solo che nel 1914 avevano 63.317 soci. 14 Mentre le leghe di resistenza languivano, progredivano tutte quelle altre forme di organizzazione, da cui i datori di lavoro non avevano da te– mere nessun disturbo; per esempio le casse rurali e le banche popolari sa– lirono da 803 nel 1903 a 1750 nel 1911. 15 ( Nondimeno, fra il 1904 e il 1909, altri tre cattolici erano eletti de– putati sotto il regime stabilito con l'enciclica Il fermo proposito. 61 ) Di rego- 12 Nel ms. de La prima disfatta Salvemini aggiunse: "Non tutti si sbandarono o si arresero. Un tentativo di riscossa si ebbe nel febbraio 1906, al primo convegno della nuova Unione popo– lare, che si tenne a Firenze. I 'giovani' vi si presentarono raccolti intorno a un prete, che andava in quegli anni affermandosi e crescendo di statura, Luigi Sturzo. Il card. Merry del Val li mise a posto, con una lettera in cui riaffermava che tutte le organizzazioni di Azione cattolica dove– vano rimanere sotto la diretta sorveglianza dei vescovi." E piu avanti: "Nel 1910, in un altro congresso dell'Unione popolare, tenuto a Modena, i 'giovani' intervennero e domandarono la fine dell'alleanza liberale-clericale. Il presidente del congresso, Filippo Crispolti, uomo di fiducia di Pio X, mise fine ad ogni discussione, affermando la fedeltà del congresso al papa e dichiarandolo, ad ogni buon conto, chiuso. A chi voleva, come don Sturzo, rimanere obbediente al papa, non rimase che sottomettersi, confondersi nel resto dell'esercito cattolico, ed aspettare tempi migliori (A. DELLATORRE, Il cristianesimo in Italia, cit., pp. 371 sgg.). "Chi non si sottomise a Pio X fu Romolo Murri. Rimanendo fuori delle organizzazioni legit– timate da Pio X, fondò (novembre 1905) una 'Lega democratica nazionale.' E Pio X, in una let– tera ai vescovi italiani, condannò la Lega e vietò ai preti di farne parte. Nell'aprile 1907 sospese Murri a divinis per un articolo, in cui chiedeva la separazione dello Stato dalla Chiesa. Nel marzo 1909 lo scomunicò perché si era presentato candidato nelle elezioni, ed era stato eletto. "Murri coronò il trionfo di Pio X, spretandosi e prendendo moglie. Aveva iniziato la sua attività col piano di costruire in Italia, su basi popolari anticapitaliste, una teocrazia, che risol– vesse e la questione romana e la questione sociale; ma via facendo aveva abbandonato prima la questione romana, e poi la teocrazia, ed era andato a finire fra gli anticlericali della democrazia laica (ottime osservazioni in G. VOLPE, Italia moderna, Firenze, Sansoni, 1943-52, vol. II, pp. 396- 98; vol. III, pp. 255, 570-71). "Non rimase piu del movimento originario che un piccolo settimanale, L'azione democratica, che era pubblicato a Cesena da giovani laici che rimanevano fedeli alle dottrine sociali della de– mocrazia cristiana, ma intendevano rimanere nei limiti della piu stretta ortodossia religiosa e perciò non avevano con Murri piu nessun legame." [N.d.C.] 13 A. DELLAToRRE, Il cristianesimo in Italia, cit., pp. 371 sgg. 14 E. VERCESI, Il movimento cattolico in Italia, cit., pp. 249-52; Annuario statistico italia– no: 1914, p. 2%; G. B. MIGLIORI, Le organizzazioni professionali cattoliche in Italia, Milano, Oliva, 1915, pp. 91, 154-59, 163 sgg. 1s E. VERCESI, Il movimento cattolico in Italia, cit., pp. 249-52; Annuario statistico italia- no: 1914, p. 296. 16 Nel ms. de La prima disfatta Salvemini aggiunse: "I deputati cattolici (non cattolici deputati), assumendo l'ufficio, prestavano giuramento di fedeltà al re (che secondo Pio X era 'usur– patore') e ai reali successori (dell''usurpatore'). In altri tempi nessun cattolico, che avesse voluto rimanere ossequiente alle autorità ecclesiastiche, avrebbe prestato un giuramento di quel genere. Nel 1867 il conte Crotti di Castigliole, eletto deputato di Verrès in Savoia, rifiutò di prestare 168 BibliotecaGino Bianco

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