Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa tn Italia da Pio IX a Pio Xl come al solito in Italia, era piu grande della battaglia reale. La viltà delle classi ricche e il calcolo dei giornali conservatori aumentavano la paura. Il movimento socialista si associava con una propaganda irreligiosa· violenta e volgare, nella quale si era specializzato un settimanale umoristico socialista, L'asino. 2 Era il tempo in cui Mussolini, nei comizi, dimostrava. che Dio non esiste, sfidandolo, con l'orologio alla mano, a fulminarlo entro tre minuti, se voleva dimostrare la propria esistenza: il tempo perché il telegramma arrivasse in paradiso. 3 Ma Dio non accettava la sfida, probabil~ mente perché aveva predestinato l'oratore ad incontrarsi con Pio XI e a fare con lui i trattati del Laterano. Pio X era spaventato da questo movimento rivoluzionario ed anticleri– cale. Egli non era uomo da adottare la tattica di Leone XIII, che giocava sulla carta della rivoluzione, non facendo nulla per evitarla, e tenendosi pronto ad approfittarne. Pio X non ammetteva che i cattolici giocassero col 2 A. DELLAToRRE, Il cristianesimo in Italia, cit., p. 345. Il direttore di questo periodico, Guido Podrecca, diventò nazionalista nel 1912 e fascista nel 1922: mori nel 1923 negli Stati Uniti, mentre faceva, a spese del governo italiano, un giro di conferenze fra gli italiani, in apologia della Chiesa e del fascismo. 3 Ho sotto gli occhi l'opuscolo: BENITOMUSSOLINI, L'uomo e la divinità. Contraddittorio avuto col pastore evangelista Alfredo Tagliatatela la sera del 26 marzo 1904 alla "Maison du peuple" di Losanna, Lugano, Cooperativa tipografica sociale, 1904, prezzo cent. 30: "per comuni– cazioni e ordinazioni rivolgersi alla Biblioteca internazionale di propaganda razionalista: Chène Bourg, Ginevra, Svizzera." Quest'opuscolo nel 1929 fu tradotto in francese e pubblicato nella collezione "Faits, textes et portraits," 17 marzo 1929, dall'organizzazione anticlericale "L'idée libre" di Herblay (Seine et Oise). Fu durante il contraddittorio col pastore Taglialatela che Mus– solini inviò al padreterno l'ultimatum di cui abbiamo parlato nel testo. Nella notizia sommaria della discussione, che fece seguire al testo del proprio discorso, Mussolini fece passare sotto silen– zio l'incidente col padreterno. Il trucco di dimostrare la non esistenza di Dio con l'invitarlo a scendere a singolar tenzone col suo negatore, era piuttosto comune una volta, nei paesi latini, fra i monsieurs Homais [il far– macista che in Madame Bovary di Flaubert personifica l'anticlericalismo provinciale, vacuo quanto presuntuoso (N.d.C.)] da villaggio. Una simile sfida pubblica e perentoria soleva fare nelle sue conferenze di propaganda antireligiosa Jean Richepin, nei suoi anni giovanili, quando non era ancora diventato membro dell'Accademia di Francia, ed era anarchico militante (vedi Cahiers de la nouvelle journée, Paris, Bloud et Gay, 1927, n. 9, p. 214). Fra gli episodi dell'anticlericalismo mussoliniano di quegli anni, va ricordato che in ForH, nell'ottobre 1909, una folla di anticlericali, capitanati da Mussolini, demoli una colonna votiva, che sorgeva da secoli in onore della Madonna del Fuoco nella piazza principale della città. Il ve– scovo di ForH, mons. Jaffei, scomunicò gli autori del sacrilegio. Di questa prodezza Mussolini menava vanto ancora tre anni dopo nel settimanale da lui diretto, "La lotta di classe," 20 aprile 1912. Mussolini doveva avere una specie di fatto personale con quella povera innocente Madonna del Fuoco. Ne "La lotta di classe" del 1° giugno 1912, scriveva: "La processione della cosidetta madonna [con l'iniziale minuscola] del fuoco riusci un vero aborto. Pochi ragazzi, poche vecchie tabaccose seguirono il corteo dei preti. Il maggior numero degli uomini era dato dalle guardie di pubblica sicurezza, che seguivano il quadro della madonna a capo scoperto. A Porli non si trova un cittadino che segua un corteo religioso." In quegli anni Mussolini affermava che "l'anticlericalismo tradizionale" non bastava: "dove– va essere completato coll'anti-religiosismo"; ed ottenne che il congresso provinciale dei socialisti di Porli vietasse ai socialisti di "compiere pratiche religiose e di tollerarle nei figli" ("La lotta di classe," 31 dicembre 1910). Il 20 gennaio 1912, nello stesso giornale, egli manifestava la sua "profonda avversione" per gli anticlericali "che odiano e dileggiano i preti, e bestemmiano come ubriachi, ma vanno a messa, fanno battesimi, sposalizi e funerali religiosi, mandano le loro donne al confessionale e i loro bambini al catechismo: essi vivono in uno stato, anche inconsapevole, di ipocrisia morale e politica." [Questa e una precedente citazione da "La lotta di classe," che non sono riuscito a rintracciare, furono attinte da Salvemini da un articolo di G. DONATI, Mussolini e la Madonna del Fuoco, pubblicato a Parigi, durante l'esilio, su "La libertà," di cui resta il ritaglio non da– tato fra le carte di Salvemini. (N.d.C.)] Su questi precedenti, diciamo cosi, religiosi di Mussolini, la signora Margherita Sarfatti non dà, nella sua biografia di Mussolini, che le seguenti informazioni: "Mussolini non ha grande amore per i clericali, e non è, né è mai stato bigotto nelle pratiche religiose." (The Li/e of Be– nito Mussolini, London, Butterworth, 1925, pp. 69-70.) Niente altro! 156 BibliotecaGino Bianco

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