Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio Xl la minaccia della Comune di Parigi, nel 1871. Allo stesso modo la borghesia liberale, quando fosse giunta sull'orlo della rivolùzione sociale, sarebbe stata obbligata a ritornare pentita e contrita sotto la protezione della Chiesa. Secondo questo sistema di idee, la Chiesa doveva aspettare con le armi al piede la caduta della monarchia e poi opporsi alla rivoluzione sociale. Qualcuno andava piu in là. Il padre Curci, un curioso tipo di gesuita in– telligentissimo ma squilibrato, pubblicò nel 1885 un libro intitolato Di un socialismo cristiano, in cui pretendeva di conciliare il cattolicismo col so– cialismo.3 L'opuscolo fu condannato. Ma l'idea era di quelle che non spari– scono mai del tutto. In attesa della catastrofe liberatrice, Leone XIII cercò di preparare in Italia una massa di manovra capace di rivendicare al momento opportuno i diritti della Santa Sede. Il modello gli si offriva nelle organizzazioni demo– cratiche cristiane, che si moltiplicavano in Germania e in Belgio, e che egli incoraggiò nella enciclica Rerum novarum del 15 maggio 1891. La democrazia cristiana italiana aveva un duplice compito: immuniz– zare le moltitudini operaie e contadine contro il contagio socialista, e or– ganizzarle come forza di riserva pronta ad entrare in azione, il giorno in cui la borghesia fosse costretta a domandare alla Chiesa cattolica il suo intervento contro la rivoluzione sociale. La democrazia cristiana attribuiva i mali sociali al liberalismo, che aveva bandito "lo spirito cristiano" dalla vita pubblica e privata. Essa pre– dicava "la legge del dovere cristiano," "la giustizia nei rapporti dello Stato coi cittadini, del capitale col lavoro, del lavoro col capitale, delle classi superiori colle inferiori, dei singoli tra loro. " 4 [ ••• ] .s I democratici cristiani volevano introdurre la giustizia nei rapporti sociali. Ma non appena cercavano di determinare in concreto che cosa fosse la giustizia, scoprivano che il movimento cattolico si divideva 1n una destra conservatrice e in una sinistra democratica. Rimaneva ad ogni modo, dopo l'enciclica Rerum novarum, aperta la via ad una forma di azione sociale e politica cattolica, assai diversa dal– l'azione conservatrice tradizionale. Per questa nuova azione si era andato silenziosamente preparando nei venticinque anni precedenti un personale adatto: giovani sacerdoti e giovani laici, che nelle scuole elementari e secon– darie dello "stato laico," che i cattolici vituperavano come stato "ateo," avevano imparato a ragionare, a parlare, a polemizzare assai meglio degli idropici ed atarassici polemisti clericali della generazione precedente. Si ebbe in Italia, dal 1895 in poi, per alcuni anni, un curioso movi- 3 F. S. Nrrn, Il socialismo cattolico, Torino, Roux, 1890, pp. 329-31; A. DELLA TORRE, Il cristianesimo in Italia, cit., pp. 261-71, 307. 4 Il programma di Milano. I cattolici di fronte ai socialisti, cit., pp. 12, 21. 5 In un paio di pagine, qui omesse, Salvemini riprese e riassunse quanto aveva già scritto ne L'avvenire del partito cattolico (dr. indietro, pp. 22-29) e ne Il partito popolare e la que– stione romana (dr. indietro, pp. 52-56) sul "giusto" salario nel pensiero e nelle. discussioni fra i cattolici. [N.d.C.:.] 140 BibliotecaGino Bianco

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