Roma del popolo

-31dcii c schiavi d·ovunque si fossero. l legali pon(i(kj durante il medio evo portarono sempre in ogni luogo la guerra - basti ricordare quel Cardinale di Ginevra che facea scannare dall'Acuto cinquemila cesenati, sacchegg iare la ci ttà, devastare convenli, fuggire i superstiti - c quel Vitelleschi, capitano dell' esercito di Eugenio IV nel regno di Napoli, che in premio delle inaudite sevizi e s'ebbe la porpora. Pio Il prerlicò la crociala contro i Turchi per rare la guerra ai Cristiani: Si>lo V fu l'anima della congiura dei Pazzi, chinmò i Veneziani ~ntto Fena"ra. poi li scomunicò per cacciar.li. 11 cardina l della Rovere, il tipo ideale del Pontefici? Egli scende le Alpi a braccello con Carlo VIII; rompe i Gi uramenti essendo Giulio Il , trama spergiuri a Cambray, e ferisce a morte l 'unico potentalo italiano , la repubblica veneta, in ricompensa d'aver protetto per secoli l'occidente cris tiano ; e quando in Italia non vi fu ohi potesse resistere ai barbari, gridò fuori i barbari ! Clemente VII adoprò il braccio . di Carlo v saccheggiatore di Roma, ad uccidere la libertà di Firenze, e con essa quella d' llalia perchè Firenze fosse signoreggia ia da un suo bastardo. E dello s tato romano, il governo clerica le rion fece sovente che un nido di selvaggia ignoraNza: fecondilà di sunlo , ricchezza d ' ingegni, nobile ~enerosità d' anim i nulla valsero : uno sterile deserto circonda Roma: i pensalori dovettero quasi sem1we esu lare, se non soffrire la lortura , i palimen li inveleni t·ono i cuori, e quindi ne vennero in ogni tempo disperate prove in alcuni per conquistare libertà : la g iustizia venduta, le campagne e le vie semi na te d' ~ssass ini e di ladri. Non ricorderemo Gregorio XVI, la cui memoria · ancor ci funesta. » ' « La storia politica del papato è la storia della sventura italiana: il pnpato non cinse Jorica che per dividerci, per torci i più sacri diritti, per mietere le vile dei più generosi che sono martiri nel santuario d' ogni non venduta coscienza. Spunta un raggio di luce ; di Roma suona una parola d'amore ; a noi dimentichiamo le an ti che offese, sr.fTochiamo nel cuore le lagrime per tanti e tanti anni raccolte, chiniamo la fronte esullanrlo, melliamo la croce sul petto e sulla bandiera; e quando più ferve la giustissima delle guerre, necessaria, tremenda, il papato che secolari dissidie mosse all'Italia, abbandona l' llalia. Tanto bellicoso ai nostri danni, si fa mansueto agnello per la difesa nostra: si fervido per avida vanilit di regnare, si nasconde per non combattere le ballaglie della libertà e della giustizia.» I. d. I>.

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