La Repubblica romana del 1849

54 La Repubblica Ro111011adel 1849 tristi fra noi son pochissimi - forti del consenso dei cittadini ben altrimenti che voi non siate, signori. Noi non avevamo, per mantenerci, bisogno d'imporre lo stato d'as·sedio alla capitale, di sciogliere guardie nazionali, di riempir le prigioni, di cacciarvi, misti agli a'tri, i rappresentanti del popolo, di condannare a deportazione centinaja d'uomini di lavoro, di ricingerci a com• primere gli altri, di cannoni e soldati. La nostra capitale era lieta, festosa sotto il peso dei sacrifici che ogni mu• tamento di Stàto impone; tranquilla, serena, quando la presenza del vostro esercito sotto le mura provocava alle audacie i malcontenti, se malcontenti fossero mai stati in Roma. " La nostra guardia nazionale dava oltre a 7000 uomini al servizio attivo per entro la città e sulle mura. l,e nostre prigioni erano pressochè vuote d'accusati pol:- tici: due o tre individui, fondatamente sospetti di contatto col vostro campo, due o tre cardinali colti in flagrante di cospirazione, e un ufficiale, Zamboni, reo di diserzione stavano soli sotto processo, quando il signor Courcelles si recò a visitare le prigioni: i cinque o sei deputati, Freddi, Alai e siffatti, da lui trovati in Castel Sant'Angelo, vi erano per ordine di Pio IX e per trame contro il suo governo. Gli uomini i più avversi alla Repubblica, un Mamiani, un Pantaleoni, passeggiavano liberi le vie di Roma: al popolo che ne sospettava, noi ricordavamo che la Repubblica migliore del principato, teneva inviolabili le opinioni, quando non si traduce• vano in fatti pericolosi; e il popolo generoso per indole e per coscienza di forza, intendeva e rispettava; nè cominciarono per taluno fra quegli uomini i pericoli se non quando noi non potevamo più interporre la nostra parola, e lo spettacolo della forza brutale irritava a reazione la moltitudine. Parecchi fra i nostri cannoni rimasero sovente, per impossibilità di custodia a tutto

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