La quistione romana nell'Assemblea francese

116 LA QUlSTIONE ROMANA role, e/te noi non possiam cogliere, questi allajine ne scende.) IL PRESIDENTE. Torno a dire che nessuno non ha il diritto di dirmi cha io debba chiamare all'ordine l'oratore; di ciò sono giudice io solo. M. PAscAL DuPnAT. Ma voi dimenticate il regolamento! IL PRESIDENTE. Alla prima parola di M. de Montalembert, gli feci notare che quella non era frase da parlamento ; egli avea diritto di dichiararsi, e facendolo ha ritirata la parola aspra e gliene ha sustituita un'altra. UNA vocE a sinistra. Un'altra più aspra della prima! IL PRESIDENTE. Alla seconda che mi parve toccar la persona gli dissi : rispondete ai ragionamenti dell'oratore, e lasciate stare la sua persona. (Benissimo l) Ho creduto in ciò compiere un mio dovere, e quanto alla ingiunzione che mi si fa di chiamare all'ordine, ne son giudice io, ed io ne rispondo. (Rumori a sinistra; vivi assentimenti a diritta.) Io non chiamo all'ordine che gl'interruttori violenti (nuove interruzioni) ; lo ripeto : io solo ne sono giudice, nè soffrirò che altri mi detti la legge. (Bravo l ottimamente!) Sentite ora M. de Montalembert che ha la parola (t). (1) Abbiam voluto recar per disteso questo parapiglia parlamentare, perchè si vegga qual beatitudine sia per un popolo che i suoi interessi più gravi siano trattati in nn convegno, di cui una piccola parte illiberale e indisciplinata basta a renderlo poco dissomigliante da una scuola tumultuosa di putli. Forse la 111ontagna ebbe in animo di sgomentar l'oratore che si apparecchiava a sfolgorarla con tanta seve· l'ità; ed è certo portentoso che l'onorevol e de l\1ontalember~ dopo si fiera lotta con chi era fermo di non ascoltarlo, siasi nondimeno fatto ascoltare così a dilungo, e per tratti cosi prolissi seuza interruzione, facendo eoll' incanto del suo dire dimenticare ai suoi contradiUori i

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