La quistione romana nell'Assemblea francese

108 LA QUISTIONE ROMANA A diritta. No ! no! A sinistra. Si ! si ! M. nn LA Rocn.EJAQUELEIN. Noi contiamo sul cuore di Pio IX, e non sulle minacce. M. VIcTon HuGo. Voi esigerete dal Papa l' amnistia! e se voi vi ci ricusate, la esigerem noi, anzi ve lo costringeremo noi, ed in questo siamo d'accordo (t). (Rumm·i a diritta, parecchi assentimenti a sinistra.) Permettetemi, o signori, di finire con un'ultima considerazione che vi toccherà spero da vicino , in quanto si attiene strettamente agli interessi francesi. Prescindendo dal proprio nostro bene, c da quello che intende farsi sia al popolo romano, sia al Papato secondo i vari partiti, noi abbiamo in Roma un impegno grave, stringente, riconosciuto dalla Commissione stessa e sul quale tutte le menti convengono; questo impegno è di uscir di Roma il più presto che fia possibile. MoLTE voc1. Avete ragione! M. VICTOR HuGo. Ci preme altamente che Roma non diventi per la Francia una seconda Algeria con tutti gli inconvenienti di questa senza i compensi. (Movimenti diversi.) (t) Mi par ·cosl scempio codesto concetto, cl1c non può neppure comporsi con quella dose non piccola di ridicolo in che si è tramutata l'antica rinomanza poetica di Victor Hugo. Che importa egli codesto : se non costringP,le voi il Papa, lo costringeremo noi? Voi signilica qui quasi tre quarte parti dell' Assemblea : noi vale poco pil'1 di una quarta parte. Ora la minorità che può contro la maggioranza, la quale in sost:mza rappresenta ed è la vera sovrauità? Quasi Ilo credulo elle ci fos~e corso errore nelllfonilore; ho nondimeno lasciato il testo come si trnova. Son tante le sconnessio11i scagliate dalla llfontagnct in questa occasione, che la toccata qui pnò essere Ji)I'SC la_più palpabile, ma non è cerlo la più sfoggiata.

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