Achille Castagnoli - Brevi componimenti poetici

DI ACHILLE UASTAGNOLI BREVI COMPONIMENTI POETICI PEI TIPI DI SACOPO MAl\SIGLI 1840

Hanno i poeti Tutti a patir di rea fortuna i casi Sotto l' italo ciel . . . • . . . . . . . . . . • . . . . • . . Se hai petto Che basti all' ire della sorte , segui All' impreso cammino . A generosa Alma, che spaz'iar gode nel tempo, Che dal girar del ciel non si misura , Picciol danno è palir nel viver corto. D' O"ni mortale oltragaio eterna fama tl tl È ristauro ai magnanimi. / MoNTANARI - Epistola ad A. C.IIS2'AGNOLI. MAZ 0700 00423 MAZ 406~

ALL' AVVOCATO LUIGI CONTE SALINA BOLOGNESE CAVALIERE DELLA FERREA CORONA PRESIDENTE DEL TRIBUNALE D'APPELLO PER LE ROMAGNE UN TEn'TPO P·RESIDE OR ME1\1BRO DELLA SOCIETÀ AGRARIA CULTORE LODATO DELLE ITAI,JANE E LATINE LETTERE SINGOLARE ANTIQUARIO DI MOLTE ACCADEMIE SODALE AlllPLISSIMO PROTETTORE D' OGNI GENTIL DISCIPLINA E SENZA POlliPA CRISTIANAMENTE FILANTROPO ACHILLE CASTAGNOLI QUESTI VERSI D. D. D. IN ARGORIENTO DI PROFONDA VENERAZIONE .

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-5 EPITALAMIO Un incUto connubìo, alta d' egregi Nascituri speranza, oggi si canti. Velocissimo è 'l dì, che in odioso Color trasmuta le purpuree bende ; In crudo sprezzo e in onte i dolci accenti ; Ed esecrate e al suoi sparte le fogHe Della rosa d'amor, l'ispido stelo Rende l'imago de' mutati cuori. Ma d'Eloisa e d'Ariberto in cielo {t) Altro stame si fila ai cari giorni : E dritto è ben se la gentil Faenza , Che i primi d' amenduo vagiti accolse, Balcone oggi non ha, che d'aurei drappi E giocondi a veder panni e tappeti Non lussureggi e di fioriti serti ....• Ecco, d'amici innumerevol pompa ~ (1) Non essefidosi effettuate le cospicue sponsalizie, per le quali doveva pubblicarsi questo carme, si sono ll1utati i veri nei fi11ti n omi d' Ariberto e<.l Eloisa .

-6Di congiunti , di popolo devoto S' affolta e stringe all' ahna coppia 'ntorno. Lieto di rose e d'amaranti un nembo In sul corteo soavemente fiocca : D' ineffabil seren ride l'immenso Zaffiro dell' olimpo ; e par che 'l sole , Di non più vista luce .sfavillando , Aneh' e i s'allegri deli' imen sublime. D'ogni più grato odor di primavera È fiorita la via , che i fortunati Al delubro conduce, ove gli attende Castitate con Fede innanzi all'ara, Il solenne a giurarsi alterno giuro, Che, sciolto appena, sulle candid' ale , Da tempo da fortuna e morte a schermo , Fia ch'all' eterna sede il voi dispieghi. Ma mentr' al ciel, cominista al sacro olezzo De' turiboli , ascende l' armonìà Di levitici canti, a cui risponde In soave tenor l'organo e l'eco; Con trepidante man la benedetta Gemma nel dito trepidante induce Della fanciulla il suo fedel. . . . furtive Si serrano le destre , ed ella intanto Sfolgoreggia un sorriso , che del tempio Tutte imbionda le volte e a tutti 'n core Una si casta voluttà trasfonde, Che spiegar non si può. - Compiuto è 'l rito: Fra un suon di mani eh' alle stelle arriva Lento incedono , lento. I lumi inchina La bella, d'un rossor vivo suffusa, Cui non vieta apparir quel che s'annoda \

f l -7Candido velo alle gemn1ate trecce Ed il capo le ammanta . Oh qual ti ha desto Il rito nutial brivido ignoto! Qual novo senso di delizia arcana ! E qual pudore insietn , quale temenza Gentil de' tanti a te sguardi conversi ! O dolcissimo stato! . . . Ahi miserando Chi, sacrato ad Imene·, hnpure fiamme Dentro del cor ricetta ed alimenta ! Dal Signor maladetto e dalla terra , N è sprigiona sospit~, nè ciglio move , Nè gli fugge pensier che di veneno L' aere 'ntorno non amtnorbi. Un ferro Quindi s'addrizza della sposa al petto Dal marito infedel ; i figli abbori"e Dall ' aborrito sposo ingenerati La delirante per infame drudo ; E , di fera discordia 'n sen nodrito , Scherne ' l figlio i parenti ed empio 'nvoca E affretta al padre della Parca il colpo. Ma dove , o tnesta fantasia, trascorri? Pur ·tra le gioie di novel connubio Flebili note ! - Ahimè , fatt' io simìle Ad usignuolo, che l'insidie troppe Della valle fuggendo , ali' ardua cresta Poggiò di monte solitario e quivi Va lamentando la sua pena antica : Da questa savoiarda alpe nevosa , ( 1) Che dal turbo civii .fammi securo, Alla patria sospiro . E n1ie pur sempre (1) Questo componimento fu. scritto nel 1832.

' li ~sLe fugaci sue gioie, e miei più sono I lunghi affanni, di che maera e avvolta In negra veste. . . Ma 'l giocondo metro Cosi, così ripiglio? - Alme felici, Cessi ornai dal turbarvi il triste canto . . . All'improvvide lagrime perdono L'esule impetri ! - Di letizia 'l carme Sciolga, ch'a lui s' addice, il gran Dionigi (•) : E dagli avelli revocando l' ombre De' vostri avi, le aduni; e (venerande Di tutta gloria, che mercar verace Dal ben locato amor ne' sacri studi , E del valore italico fiammanti , Che ne' perigli per lo patrio loco Diè lor vittoria o generosa morte) Qua le vi guidi, e al popolo ammirato Festose e altere dell' imen le additi; E lor veggendo le accoglienze a gara Iterarsi più grate e. a mille in fronte Stamparsi i baci con assi~ua vece , Confuse e strette negli amplessi 'l petto , Più salda fede a vostre landi imprima . ( 1) Il celebre cavaliere Dionigi S lrocchi faenli t..o .

-9AL CpNTE EDUARDO .FABBRI DA CESENA Emulator dell' astigian tragedo , Fabbri , dal di che pria b~ai lo sguardo Nelle tue forme altere e 'l maschio suono Di tua voce mi scese al cor profondo , Mai non calò neIl' oceano il sole, Ch' io meco stesso o fra· drappel d' a1nici Di te non ragionassi : e cento volte Tu mi dorasti , inclito spirto , il sogno , Tal che sempre in destarmi avvampo d' ira . ~er vincea l'alba l'amorosa stella ; Ed i' vegghiava ancor su la divina ·Tua Sofonisba, dono e d' an1or pegno {I) (1) Tragedia ( pubblicata con tre altre, che appresso ricorder ò , nel 1821) richiesta ed ottenuta in dono e riprodotta nel· l'IsTITUTORE, Nuova serie per l' anno 184o, Vol. l . Disp. I. Della quale tragedia sono già state dette le lodi nel Salvator Rosa e nel Foglio settimanile di scienze, lettere ed arti , · giornali di Napoli, nel Solerte e nel Giornale letterario4 scientifico italiano di Bologna , nel JTaglio di Venezia ec. ec. J

-10Cui nullo adegua. Ma poichè de' sensi , Più che la 1naraviglia ed il diletto, La fralezza potè ; quasi dinanzi ~i fossi veraTinente, io te vedea Nella pensosa ma.estade usata A lenti passi misurar la stanza, Che i tuoi risonerà numeri eccelsi A' più tardi nepoti . Meditavi Quell'alta donna , che 1norir sostenne Pria che servir, di Massinissa i pianti L'amor gli sdegni, e le mirabil prove Del maggior Scip1on. Quand'ecco, oh t vista, L' ombra apparirti di Vittorio, i crini Dell'onor di poeti e 'mperatori Redimito ed in porpora ravvolto Dal nudo collo al coturnato piede. M.uto piantossi a te di fr·onte ; e quando Schiuse le labbra, d' ineffabil suono N'uscir tai voci: O tu , che meco a prova Sorgi , ond' hai possa ali' ardimento eguale? Alto stupore e reverenza il varco Ti precisero ai detti. Ei stesso allora Donno si fe delle vergate carte Cui stringeva tua destra, e con fiammante Ciglio l'iva scorrendo avidamente. Ma ..• del pensiero in me stes·so n1' esalto! .. . Poi ch'all' imo del cor senti l'aspetto Del miserrimo re , che gloria e 'mpero E libertà per la superba sposa Perigliando, rapir si vide a un punto, Il lagrimabil di Siface aspetto Nanzi colei , che del rornano campo

-11E del numida in vista, furibonda Proruppe- Oh chi se' tu? chi sei? Qual debbe Ahna regal, Siface ove più l'onda Muggia della battaglia estinto cadde Col brando in pugno. E tu , deli' abborrita Roma schiavo , sei oso a cittadina Cartaginese, d'Asdrubale nata, Nepote d' Annibal, dirti marito? - . •. (I) Fabbri, a sì nova angoscia e sì tremenda , Del gran Vate la voce i carmi tuoi Fea dintorno eccheggiar solennemente. E come aggiunse il fin , sovra 'l tuo seno Abbandonossi , e con braccia amorose Ti cinse il collo ed iterò più volte Il glorioso ad ambi atto gentile : E tu il vedei, ma ti falliva al tutto Ogni argomento di serrarlo al petto Qual uomo certo ; e 'l simulacro intanto E ' l sogno in fumo si risolse e sparve . Ma piena deU' error delizioso L'anima tuttavolta, iÒ tnen che 'l dico Stampa novelle imagini. Mi stringe In capace teatro immensa folta. Là dalla scena splendida chi desta (C Maraviglia ed affanno in ciascun petto cc Della fera e pietosa Sofonisba Sotto l' alte sembianze ? Ah ! tu sei quella , Internari , sei tu ! Pende ogni ·sguardo, Ogni orecchio da te: mille fiate (I) Questi versi imitano le . parole poste in bocca di Sofonisba nell a maravigliosa scena III. dell 'atto III . /

-12L' esagitata arena il plauso aderge : FABBRI, mille fiate , e CAROLINA Rimbombano le volte ; e 'l suon ne spande Verace fama per l'Ausonia 'ntera. (I) Eduardo , Eduardo, e ancor t' inforsi Al dì produr novellamente il fato Di Marlanne ( 2) , a un tempo alina sdegnosa E soave , piombata ai regni bui Dalla crudel , che al nostro pianger ride E 'n bugiardi color pinge de' buoni Al credulo Poter l' opre e deforma? E la infelice (3) più, eui si togliendo Con 1nolto lagrimar dal sen paterno Il signor di Ravenna , a Malatesta Giugneva , arra di pace?. . . Eppur non valse Ogni bellezza in su l'aprii degli anni, Ogni caro costume il duro petto ·Di Giovanni (4) a spetrar! ... Oh dira etate E degnamente dal ferro nomata ! E in questa .alma contrada, ove si spande Civiltade sua luce , a te rizzaro Monumento d' onor felsinee mani? (5) Copra nequizie tante oscuro velo : E ragioniam di te , celeste argiva (6) , (x) Immaginandomi d'assistere alla rappresentanza, credo che nessuna attrice vivente potesse meglio della lnte1·nari sostenere il personaggio di Sofonisba . (2) Tragedia seconda. (3) Francesca da Rimini, tragedia terza. (4) Nome storico del marito di Francesca. (5) Vedi APOLOGIA DE' SECOLI BARBARI seconda ediz. Bologna Tip. Nobili, I823. (6) Ifigenia in Aulide , quarta tragedia •

i3Che su l' ara ntedesma , ove t'-accende Le maritali tede il gran Pelide , Per la patria adorata il vergin collo Sopponi a rea ·Sacerdotal bipenne . ~ D' acutissimi stridi il ciel ferisce L'esterrefatta madre, ; ·a ciocche a ciocche· Strappa Achille la chioma ; il sen percotono Singhiozzando le an((elle ; a tanto prezzo Sdegna quasi salute il cantpo tutto, , • • • • t Ma tu più dolce che l ' im~n bramato Per sì alta cagion gridi la morte . E te spettiatno , e rediviva in Tatp·i ( 1) Seguiremti e correm :novelli allori ·· ~ • ~ J r Pur tra selvaggi al tuo Caf,ltor sublime ~ r • Che più? dall'Alpe alla fa1nosa sponda , Cui, memore de' vespri, ancor paven ta L ' odiato straniero , incerta voce , l • Già d' Emilia movendo, oggi susurra , Dinegarsi per te, Fabbri, l' atnplesso Delle suore felici e gloriose A più altre tue figlie, è stagion lunga A non debito carcere dannate . Però, come a color che generose Donne in tetri palagi o in aspre torri Solean , tempo già fu , gelosamente ( 1) Ifigenia in T auriJe, una delle inedite. 1. V. B . T utte le sopraccennate tragedie, con altre incdile , mi sono state gentilmente donate dall' illus l r e poeta dopo la pubblicazione di questo carme , il quale vide la luce in .Bologna e fu riprodotto in un giornale di Napoli n ell'aprile dell'anno I 83g. E sse verranno inserite , come già la Sofonisha , nelI' I sti t.utore .

-14Ad ogni occhio furar, acerba nota D'improvvido tiranno ornai ten viene . Or s'avvi chi d'alcuna i casi atroci Seppe e largo ne pianse; e a tanto, un giorno, Se degnavi me pur ; io , per la fede Cb' alla nostra amistà candida serbo , Per quella santa fè, pel grande a_more C( Che m'han fatto cercar lo tuo volume (C Fervidamente libertade imploro AH' anguste captive . E a me sia 'l vanto Da quest'Atene ausonica mostrarle Novelle cittadine ai padri illustri E d' Italia a' ·magnanimi garzoni •. . Ah ! quella vista in mille petti e mille La fiamma crescerà del patrio ardore , Che a' rai del nostro ciel morir non puote , Se l'universo pria non si dissolve .

. - 15A.L CONTE GIOVANNI . ROVERELLA DA CESENA Degno d'età miglior, candido amico , Delle Muse seguace, a cui mercede Rende Italia d'amor pe• doni eletti D'attiche grazie 'n suo sern1on trasfuse ; Perchè non anche , o Roverella , in petto A spegner valgo la possente fia1nma Di forti carmi altrice, or che la serva Etade e la fortuna ai generosi Congiurate dan guerra? -Ahi, vero ~ troppo ! ' f)er lo sparso a torrenti ausonio sangue Ne' campi di Lamagna, e tra le rupi E le lande d' Iberia, e sui ruteni Ghiacci più largamente , .e ( orrendo a dirsi ! ) Nelle civiche pugne .... in baBso è volta L' italica virtù. - Garzoni e spose ' . I numeri celesti irrider v~ggio , Che .fer la casta d' Avignone eterna :

-16Odo imprecar vegliardi inverecondi Del cantor de' tre regni al furor sacro , Che, dopo secol tanto , ascolti ancora Fremer dentro dall'urna (x), ond' è famosa E 'nvid'iata indarno Emilia nostra : Mentre incensi ha Nequizia alto locata, Là sul nudo terreo langue Virtute, Della nemica a tutti colpi obbietto ... . Pur, da sventure tante , e dai medesmi Delitti nostri ! a sgorgar presso è un largo Fonte di verità. Ben mille e mille Deriveran da lui mistici rivi: E tutti i forti, che dell'Alpe a guardia Vigili stanno con ausonio ardire ; E 'l Frlulan modesto (2); e 'l Sardo prode; E d' Insubria e Liguria i generosi ; E 'l Veneto gentile; e quanti infiamma , Tra ,l Po e'l Reno e la marina e'l monte (3), Di costanza e valore a prove eccelse La patria caritate ; e 'l grande Etrusco, Ond' or novella su l'Ausonia 'ntera Luce e speme si versa ;. e i buon nepoti Di Collatino e Tullio ;. e quei che l'alina Partenope alimenta a gloriose Antique gesta ; e l'isolan , che duca Procida s'ebbe alla magnanima ira, Itali tutti! alfio, con l'altre colpe, (x) Le ossa di Dante sono in Ravenna. (2) Quantunque anco i Friulani abitino l'Alpe, quella parte è guardata da truppe tedesche . (3) Le quattro Legazioni , ossia la Romagna. Dante la circoscrisse con questo verso .

-17In quei di verità tnistici rivi Terger godranno la nefanda lue Di fraterna discordia. Una la gara, Ma sublime sarà ·- bella, su quanti La diva Civiltà popoli edùca, Rifar la patria di virtù soavi E fortissime a un tempo.. Il Ciel sortinne , In tal di forme maestà sovrana , Spirto possente ar valicar .1' immensa Regione de' nembi e al primo sole Salir veloce ed affisarsi 'n ello , Perchè noi stessi alle pupille industre Benda opaca tessiamo ? . O .della eterna Repubblica. di Cristo ogno1~ di nome Noi cittadini chiameran le genti? Ma tu , cui regge sapienza tanta E gli affetti e 'l pensier, m'ascolti e taci ! Ben veggio , del desir fidato ali' aie , Troppo , o Giovanni , il mio sperar sublimo. L' arbor divina , a cui nodrir le vene Deli' uno Giusto emunte fur sul colle Della cieca Sionne , ancor le ft·ondi Sovra l'orbe universo , ahi ! non dispiega ... E 'l popolo cresciuto al santo rezzo, L'eteree poma dispettando , ai frutti Volge or la brama che dal fimo han vita . Però sinceri ayvicendar gli amplessi Obbedienza con Poter ricusa : Licenza e Tirannia, getnina prole Di Satanno , le corna alto solleva , Disertando la terra. . . . oh qual di scuri E di catene e d' ignivomi bronzi *

-18Orribil tuono ! . . . Disperata ali ' arme Precipita la plebe, aH' arme il sire . Qua di natura il dritto, e là del trono, I perigli fa cari. In duo si partono Falangi e cittadini: a ritta il padre, I figli a In anca: traditor l' un l'altro Bestemmia e scaglia l'un dell'altro in petto , Santa gridando sua ragion, la morte . Nelle squarciate viscere il vicino L' ugne al vicino infigge e 'l palpitante Cor ne svelle insultando ... Ah pace, pace , Pace, una volta ! o lddio, che avvampa in ira , La più tremenda folgore disserra, Tutto a disfar d'un colpo il seme umano .

-19ALLA POE'l' .ESSA LUIS1\. All'IALIA PALADINI ' L' avido sguardo nelle . tue sembianze Fisar pur anco non potei da presso , Prodigiosa fanciulla. Eppur l'arcano Sacro foco, onde l'estro e 'l cor s'infiamma Dei pochi eletti al 1ninisterio augusto De' poetici riti, in mio pensiero Sfolgorar da tue luci aperto io veggio . La guancia tinta ~i pallor gentile M'è testimon , che sui papiri eterni Dell' Alighiero e del cantor di Laura Ben cento notti e cento il delicato Frale, ma non la forte alma, stancavi . Facil ti veggio a casto riso, il labbro ; Però che vero delle Muse alunno Ratto,, converte alla tristezza il tergo , , E di letizia s'abbandona in seno: Tal ti vagheggio e d~ emularti avvampo , Ma indarno ahi troppo! nel valor de' carmi . Indarno, sì. Nel giovenil n1io petto Ben tutti albergo i generosi sensi, Di che s' impenna l ' intelletto i vanni Al gl"an viaggio dell 'eccelso monte ,

-20Ch'al Bello al Vero ed al Sublime è sacro : Ma in fecondo terreo , dal ciel sorriso D'ampio dono di luce di rugiada, Per manco di cultor tutta vedrai Divorarsi la Juce e la rugiada Silvestri frutta, e sul 1naterno ramo Immature perir le più soavi . Luisa, i' sono a quel terren simile : Se non che 'n me la possa ancor non langue, Che i volenti sublima. A te da lato Verronne in breve , o poco lunge almeno , Su pe' campi dell'Arte a far tesoro l D'egregi semi . E ~come altero ha vanto Lucca da te, forse (o eh' io spero) un giorno La mia terra natal ... D'un· gemin' anno Quasi m'è lunge il sesto lustro, e invano La paurosa de' perigli schiera l Mi s'attraversa nel 'cammin d'onere. Di quale intanto glorioso affetto Sorger con teco al paragori mi lice? Te di figlie e d'amiche esempio raro, E (quel che tutte le virtuti aduna) Te cittadina il comun grido appella : Per te d'un regnator discende al core Gradito il ver ( r). . . cotanta·· Iddio ne' vati Di sè parte trasfonde ·! ••• Ah! vinto appieno Mi confesso , Luisa, e sciamo - Italia, Non qual rimerti la maschi! tua prole, Ma di verace ed operoso affetto Quest'indita donzella ama ed onora t (r ) Vedi Saggi Poetici di Luisa Amalia Paladini, dedicati a S. A. R. il Duca di Lucca . Lucca, dalla Ti p. Giusti , l83g.

-21 •J 1 . FRAMMENTO D'UN POE1\1ETTO IN VARIO· 1\IETRO, INEDITO TUTTAVIA , NEL QUALE SONO PRESE A CANTARE LE VICENDE DI ALCUNI GIIIBELLINI LOI\iBARDI, CHE FORZATI A ESULARE, FURONO BEN DUE VOLTE OSPITATI IN .ElliiLIA, QUANTUNQUE ALLORA PRESSO CHE TUTTA DI PARTE GUELFA • ....... t J Poi ch'ebbe Alfonso il ragionar fornito , Impetuosamente in piè rizzossi. Fia1nmanti le pupille al ciel rivolse , E di vi vo cinabro si dipinse Quella pallida guancia . A poco a poco Un tremito l'invase ... Alla giacente Sul voto scanno della bella Eugilde Canora cetra diè di piglio , e breve Prelud1ando, artn.onizzò , quest'inno. O beato il dì che a Felsina Fu converso il mio pensier! Più beato il di che Felsina l Ebb' a 1neta il 1nio destrier! Civil rabbia per inospite Strane lande mi cacciò .. Quante volte orrendo turbine Sovra 'l capo mi rugghiò ;

-22Mentre sordi a' Iai dell 'esule Pur gli alberghi de ' p·astor , Disserrarsi ricusavano Al morente di dolor. cc Ghibelli~ , fuggiasco , supplice cc Qui sciorrò la prece invan? cc Alemanno, almen dividere cc Meco degna un negro pan ! cc - Oh risposta ! - cc Fuggi ! . . . l ' italo cc Idioma a questo cor cc Suona l ' urlo di famelico cc Lupo d' agne struggitor. cc - Riedi , o Mario , spaventevole Più ch'a solchi estivo tuon, Ed il brando nelle viscere Tutto immergi a quei fellon ! Di lor vene fin ali' ultima Stilla il Reno adduca al mar , Nè più mai ritorni limpido Quelle piagge a fecondar! Ma non cape in seno ausonico La tedesca crudeltà • . . . ( 1) Scossa E1nilia ai santi palpiti Di fraterna carità ; (1) L'Autore ha debito di far qui parlare in t al gui sa il suo personaggio ; ma protesta lli non voler menomamente offendere la moderna generosa nazione germanica .

-23Le pupille indietro volgere Fu veduta e lagrimar . .... La pentita ritornarono I reietti ad abbracciar. (1) Da quel giorno all'alma Felsina Spiegò l'aie il mio desir·, E repente a me sorridere Vidi fausto l'avvenir. Benedetta! qui de' pt~ofughi Tutto accorse il~ folto stuol , E ciascun la soma indebita Qui posò del lungo duol. Del natio Ticin sul margine Forse più non siederò, Nè del padre mio col cenere Il mio cener mescerò ; Ma che val ? di fiume italico Siedo in riva amena al par , Nè men dolce fia nel tumulo Co' fratelli riposar. (1) Alfonso ragiona a cui son noti gli antecedenti per lui narrati : si avverte però il leggitore , che in questo luogo allude all' essere stati dianzi ricovrati , poi in odio di partito cacciati , alfine raccolti novellamente e protetli .

11\JIPRIMAT U R Fr. D. Rosaguti O. P. Vie. G. S. O. 11\JIPRJl\'IATUR J . PassaponLi Prov. Gen. r ' •

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