Valdo Magnani, Aldo Cucchi - Dichiarazioni e documenti

do q1wlcuno chiese lci parola (non so chi) mi fu evidente che in quell'atmosfera, non il giudizio sereno e fondato avrebbe potuto prevalere, ma tut• t'al più il prestigio di un nome che mi veniva in gran parte dal partito e che avrebbe potuto decidere qualcuno a sostenere la mia tesi senza neppure averne afferrato il senso. (Nè il mio intervento, nè l' o.d.g., consegnati alla presidenza, furono portati a conoscenza dei congressisti). Decisi la mia ritrattazione pensando che avrei, fuori del Congresso e in meno agitate condizioni, saputo che fare. Non si parlò più della cosa fra dirigenti e partii per Roma come era stabilito da tempo per partecipare alla riunione della giunta esecutiva dell'Associàzione Combattenti e Reduci. A Roma decisi le dimissioni, cioè l'interruzione di ogni rapporto col partito. Avevo fatto l'assurdo ma doveroso tentativo di una discussione serena nel partito e ne avevo visto l'impossibilità. O continuare in una cerchia ristretta una discussione imv tile (so quello che mi si sarebbe potuto dire) rimane,ulo vincolato ad una disciplina che nè nella forma nè nello scopo sentivo più e scivolare nella ipocrisia, o andarmene. Martedì mattina il mio amico Aldo Cucchi mi trovò a Roma deciso alle dimissioni. Precipitò una crisi analoga che si svolgeva in lui e decidemmo di compiere il nostro dovere rendendo pubblico, attraverso le dimissioni alla Camera dei Deputati, il punto cruciale del nostro dissenso. La questione della procedura e della forma nella quale si è risolta la crisi mia e di Cucchi è peraltro 6 B.o oteca Gino B1dnco

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