Unione generale dei lavoratori ebrei della Polonia - Il caso di Henryk Erlich e Victor Alter

nelle sue conferenze e nelle sessioni esecutive -in modo infaticabile e inflessibile hanno sempre tenuto desta e favorito la fiducia in un mondo nuovo, un mondo di Libertà, Democrazia e Socialismo. Indimenticabile fu il ruolo da loro svolto nella battaglia condotta in Polonia contro fascismo, nazismo e antisemitismo. Indescrivibile l’affetto e il rispetto, la stima e la fiducia riposta in loro da parte delle masse ebraiche e dall’intelligentsia non soltanto polacca, ma ben oltre i loro confini, anche qui in America. Sono sempre stati nel fitto della mischia contro il reazionarismo polacco, ed erano strettamente associati con tutto ciò che sia in Polonia sia nella scena internazionale era animato dalla lotta per la libertà, dalla lotta contro ogni forma di violenza, brutalità e oppressione. Dalla loro penna scaturì, agli albori dell’attuale conflitto, il primo settembre 1939, l’appassionato appello al Comitato centrale del sindacato generale degli operai ebrei di Polonia rivolto alle masse ebraiche perché non si facesse risparmio di energie né di sacrifici e perché piuttosto ci si buttasse anima e cuore nella guerra santa per la distruzione e l’annientamento dell’hitlerismo e del fascismo. Il ruolo importante giocato dalla popolazione operaia ebraica di Varsavia nell’immortale difesa di quella città assediata fu in larga parte frutto del loro spirito militante, nato dal seme che essi stessi avevano piantato nel cuore delle masse ebraiche. All’inizio dell’ottobre 1939, vennero arrestati nella parte orientale della Polonia immediatamente dopo l’occupazione di quelle regioni da parte dei sovietici. Il governo sovietico li tenne in prigione per due anni. E senza il benché minimo controllo pubblico -no!-, perfino senza una parvenza di controllo, vennero dapprima condannati a morte e in seguito (quando Russia e Germania erano già in guerra) la loro sentenza fu “generosamente” convertita in 10 anni di prigionia, per l’assurda accusa che avrebbero -così pare!- “fatto parte dei servizi di intelligence polacca”. Fu solo grazie al patto russo-polacco che vennero rilasciati dalle prigioni sovietiche nel settembre 1941. Rilasciati, ma non veramente liberi! La gran parte dei profughi, cittadini polacchi, che, all’epoca, come risultato dell’accordo russo-polacco, vennero rilasciati dalle prigioni russe e dai campi di concentramento, ricevevano documenti speciali inerenti il loro rilascio; ebbene, Erlich e Alter non ricevettero documenti simili! Apparentemente le autorità sovietiche, che li avevano rilasciati nel settembre 1941, erano già determinate a far sì che il loro rilascio

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