Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

\ 28 Cosl te pinse, o r.nassirno Canova, Che a lei donasti in pegno tl' amistaie D' Ebe le for1ne nella .creta nuova ; Così, lassa ! nell ' u l tirne ·giornate Del viver suo, sulle trapunte tele Fingea del Sanzio le sen1hianze an1ate. Ma il filo ne troncò morte crudele, O Fidia mio, che a te doveva ognora La man che ti ritrasse esser fedele. Ed io, cl1e folle non vedeva ancora L' atro nembo vici n, le .])elle conche Cantava emule ai fior, care all'Aurora ; E del mar trascorrea l'ime speloncl1é La navicella mia, che già vien meno, Poichè il rio nembo le sue vele ha tronche , Mentr' ella, a cui scorrea già tristo in seno Gelo di rnorte, sorridea soltanto Quand'io le ricorda va il bel Tirreno ! Ahimè ! cl1i mai daJà .vena di pianto A questi ucch.i cb e viva la miraro, Cui vederla ed an1arla era un incanto ! Oh corne dolce in pria, · poi fassi àn1aro Il ricordarsi degli ·anni felici Che tra i diletti dell' arnor passaro ! J . ...

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