Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

i2t> Basterebbe a Lui forse un sasso, un Nome Più che sculte Virtù prone a ginocchi In bronzi e in pietre d' altro Fidia dome; Chè non è dato all' Uon1 dir tutto agli occhi Ne' sculti fregi, e nelle belle forme, Bencl1è ogni Arte in suo modo il Vero tocchi. E chi tutte potria del V ate l'orme Fissar su i mar1ni, e i liquidi concenti Onde il suo cener santo ancor non dorme ; E dir come gli altissimi portenti Del Meonio Canlor di -vena in vena Derivò ne' seguaci I tali accenti, E ad altra luce fe' passar la scena Di Lui ch' altri costurni, altre cittati Vide ed altre tempeste in strania arena ? E come in Toschi modi al suon temprati Di quella tuba, nel moderno stile Delle sel~e cantò gli ozii beati? Ovver con Licam]leo morso sottile Carpì favoleggiando i lievi falli Delle Ci t t adi, e il folleggiar gentile? O tra 'l suon de' barbarici metalli L' indornita d' Arminio alma feroce l1rin1o evocò nelle Tetltonie valli 7 l l ·.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==