Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

tOO Sugli omeri di lei sporgean la testa, La sembianza a mirar, qual si vedea Per poche linee appena manifesta; Chè coli' ago toccar la diva idea Non osò la lor matlre , o che la mano Quasi vinta dall' opra le cadea. E a colorir poi diede il volto arcano A quel pittor che Stefano ha dipinto Morto e in vivo sembiante e più cl1e umano; Dicendo: o tu, che col pennello hai vinto La n1orte, che comparve dolce sonno In lui che cadde per la Fede estinto: Fammi il volto di lui che a te fu. donno, E maestro , ed amico; e se i miei priegl1i, E l' opra mia trovar grazia in te ponno, Fammelo quale io 'l vidi : e che in se spieghi Il candor di quell' anima celeste Che quanto a lui si v-olge, a se più leghi. Ah ch' io nel ricamar la bella veste Fingeva al mio desir d' essergli ancella, Ch'è pur gloria il servir per voglie oneste! Fingilo/tal, che in quelle luci, e in quella Fronte si vegga nei color trasfusa Di Prometèo la vivida facella:

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