Discorso del conte Antonio Saffi, letto il giorno della solenne distribuzione de' premj dell'anno 1839

9 accomodati al misfare. Che dirò se alla negli genza del - lo losegnatore , si aggiunga un natur..l pendio alle dileuanze ? S' ei sia vano, tracotalllc, IJlenzognero? Se irreligioso, e disonesto? Che, so i famigli , co' quali avrà il giovanetto nluuno a conversar sovente, slano tall, che non ce ne possiamo lodar gran fatto? ( e di q uest i quanto è pi l1 g raude il novero, tauto è meu facile, . che uou ve 11 1 <1bbia alcuno di succid' anima). Non corrcrit quivi la purità de' cos tuuli più grave ri schio, di quel ch e là seutiluoroini siovaneui poco mot!csti ? E le cose si n qui di scorse, o Signori, voglio avede padate, presupponendo il caso , che è rueno facile a iutravveuirc; e c ioe, che ciò, che esti1nan nuocere a' costumi, nasca solo o da iuduleu-,a, o da ria natura Jel Precettore. Che se da estcrio~.: causa Lr•,gga princÌ I}ÌO , se gli alunni prossimi a eutrare in <juel convegno d' uomini J ' imberbe età , abbiano già per educa?.iou pt·ava pigliato diletto dalle ree cose; se · post i denlro, non imparino IJllivi i· viz.· i~ ma nelle ·paterne case gli abbiano appresi; quale sì ingiusto cstÌ\1Httore conùanuerà la solcrz.ia dc~ .Ma("slni, c incontro le comunali Scuole osbrà temerario levar la voce 1 l o non mi farò q uì a pronunciare ( e uè rui • può pur cader ne l pett sìero, Cittadini Ut!itorì ) che sì J iano padr i si sci.agut·ati, sì stolti , che non cur in o nliatto, cl1e i l or figli uoli siano dìrizzati a pè..Cezione di vita; dico solo, c h.e souo alcuui , che mcutvc bramano <li bene allevarli, o per ispcusierataggìne , o per mal ' cons igliato affe tto , <1ue llo met!esimo adoperano , ·clae . è mezzo efficacissimo a torcere al ,vizio ogni loro buoua i nclinazion~. E di vero, non sì t os to se gli vedono usciti fuor dell' iufanzia, che li fauno vagare per le delizie, stemperando loro con la molle e delicata educazione ognt vigoria del cor po è <iella mente. Se gli odau ta lvolta proferir parola lìcen- ~iosa, non pensano, cLe sia da ripigliarli , ma come di uua cotal loro piacevolezza e giovialità, si rallegrano, lì accarezzano, e danno loro b aci. E a quale licenza, a quali cupit!ità non trascorreranno, fatti adulti, se dalle tasce, nella morbidezza e nella licenza sono cresciuti ? E più avanti ancora ha di male: che non si guardano dal far vedere a quella tenera età non convenienti amicizie, o altt'e cose, che sarebbero a dirle tla vergognarsi j e così della consuetudine fatta natura, imparano i

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