Discorso del conte Antonio Saffi, letto il giorno della solenne distribuzione de' premj dell'anno 1839

o ottimamente stà di parlarne; rag.iooerò invec~ del vantaggio grande che hanno le pubbl1che su le private Scuole: e loderò il senno di voi, Cittadini, a' quali è parn• t o miglior consiglio, che i figliuoli vostri, non fra l'angustia delle domestiche mura, ma in questo comun domicilio degli ottimi studi si ammaest•·assero. Nè la materia che ho preso a di scot·rere, p enso ch' abbia a essere ignobile e vuota di fmtto, se del benevolo attender vostro, cortesi Uditori, sia fatto degno. Sfornito qual sono di eletti studi, di ciò che sovviene alla facolti del dire, ogni fidncia ho locata in questo, di avere francamente con l' util vostro a parlarvi il vero. Che se bene il veder qui rassemhrato il fior degl'ingegn i della pat~ia, mi sgomenti alquanto e mi discori; p ure la p •·e- ~cnza vos~ra, Cittadini 1 mi dà animo, e di alcuna bef1eyc.lenza, di . alcun favore m'assicura . Che se a qnalcun.o troppo severo giudice non paresse abastanza dice- ~ole alla consueta odierna ccl.ehrità, ch' io venga con dimesse parole rimemorando ciò che l'antico seuno e il moderno IJa pensato in pt·ò dell' educazion .publJlica dei figliuoli; c volesse chiamare questo mio discorso più pt·esto che o•·azione, disputazione; sappia, che se bene Il noi paja , , la vera eloqueuza pirr che dall' argomento e dalle parole venif Jall' animo, pur di bnon grado glie! ~oocediall\Oj se; non che vogliam qni farlo ammoni to, che non è des.iderio nostro di fare mostra di eloqueuza, ma di amore ,agli studi, e a questo lor patrio r içetto; e che .teniaru più bello e glorioso lo aver nome di buon citt~diJtO, di quel che di omato e facondo favellatore. . Se. il poco amore agli antichi, gentili Uditori, e la dtsordtnata voglia di nuove usanze, di ché il nostro sec_olo va distinto, non lasciassero ire in dimenticanza, o p~ù verame-nte in dispregio i consigli e gli avvisamemi d1 que' magnanimi, che in tempi a noi remotissimi , per sovrano lume di sapienza sovvcnnero d' ogni maniera alla CI,VIl comun?nza; non avrei qui a spendere troppe par.o,le per dtmostrar. vero e incontrastabile quello che m ho proposto ven1r provando. Conciossiachè basterebbe sol~ che ri.cordas~i 1 e.sser piaciuto a quel sapientisstmo. dt tntu 1 grec1, Ltcurgo Spartano, che gli stn- <!tantt a pubblici Maestri fosset·o dati a insegnare; e il

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