Discorso del conte Antonio Saffi, letto il giorno della solenne distribuzione de' premj dell'anno 1839

•4 gegno, o di mano. che reggess~ ro alla mcm.<.>ria, all' ~mmirazionc non di un volger d anna che l no:no VIVC, ma prolungato a pi~ vite, a. più secoli •.," iutcrminabi~ tempo avvenire. E l anucluta, la qual pn~ molto che no~ fu nodrita ad alto e generoso senure, c m tspezwhtà 1 greci , colle naziona,li assem~lee, colla cdebrità delle F~­ ste, co' giuochi, co premo_ d ogm _mamera;. a Delfo, m Ol impia, su r Istmo' studwrono ~l'tener ~l Va la. fiamma di questo amore sa n~ ossnno. Dt la quel poanto d1 ~uona im•idia, che fruttò l l storoa della p•Ù dura, ostmata guerra dc' greci; di là quel coro di poeti valorosissimi, che ( avd. intorno a tre mila anni) ancor grandeggia, ,mcor splende quasi eterno sovrano lume. Di là gli Apelli , i Prasitcli , i Fidii; di là i Demosteni, gli E schini, e quanti altri <li quella uazion b eatissima s i levarono in fama e celebrità. Ma dove trascorro io 'l e dalle Scuole , e da <1uesto venerando tempio degl i stndi vo colla mente, e le parole vagando altrove 1 Non sono uscito, o Signori , dal mio soggetto: eh è non è strano c fuor di 11roposito, che si vengano le cose grandissime colle umili e piccole paragonando. Sì quelle prove pubbliche di valore, alle qual i suoi veni re astretta a ogni tanto la gioventù studiosa delle beo governate Scuole; e le quali più assai che l' esor tazioni de" Maestri , e la custodia dei pedagoghi, e i desiderii de' parent i h anno efficacia d'infiammarla agli studi della sapienza; rendono sommiglianza alle osserva te un tempo in Grecia ne' T eatri , e nei grandi Agoni: se non che le nostre, di una dttà sola, quelle la gioventù di un" intera nazione facean di glorie vogliosa. E i premi stessi di onore, e le medaglie, di che è fa tta al meri to auuual consueta dispensat.ione; e delle quali cou estrema esultanza della patria, "veggiam oggi fregiati questi giovan i valorosi; sono le stat ue, son l e corone , son le Dc16chc palme . che per la Grecia tutta menavan grido Or che \i sewbra , Cittadini Uditori? parvi egli , clte sia ancora da stare in d\lbbio, se meglio tomi d' n>segnare a' lìgliuoli pri,·atamcnte, o fidarli a Precettor ].:mbb!ico che 3li •~maestri? Ninno per certo, che ha l10r d mgcgno e do rag1one , vot·rà non accostarsi al cousigllo nostro, c se non in tuuc parti certo in quello che s i mostra esser via pitì conducc;1te a imparare. Ciò non pertanto mi dà molest ia un pensiero,

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