Luciano di Samosata - Caronte

( 32 ) MEI\CUI\10 Ninirc, barcaiuolo mio, g ià è distrulla, nè ptù rimane di essa alcun vcsli~o, nè pol rcsli dire ovc sia slata un 3iorno. Eccol i Babilonia Ot'nala di lorri che ha un g ran procinto di mura ; delle <pmli anche di <1ui a poco si andrà cercando c·omc di Nini,c. l\liccnc c Clcona ho rcrgogna di mostrartele , c Troja principalmcnlc ; pcrocchè io so bene che disceso lag~iit tu strangoleresti Omcro per la ma~nilo<Jucnza dc' suoi versi. Ma queste un tempo furono felici , cd ora son morlc. Dappoi· d1è anche le ciltà, o barcaiuolo, muoiono come gli uomini, c quel ch'è maggior maraviglia, i fiumi inlcri intci'Ì ; lanto che in Argo non rimane piit del fiume Inaco neppure il !ello. CARO~TE Capperi l quante lodi Omc,·o quanti nomi l » Hio sacra c dalle larghe vie, c la ben cosi rutta Clconc.! Ma mentre che noi parliamo, chi sono quei che combaltono colà, c per che ragioni si uccidono in li·a loro 'l MERCURIO Tu ,·cdi o Caronte Argivi o Laccdcmoni , c il lor c;lpilano Otriadc che moribondo scrive col sangue il suo nome sul trofeo. CARONTE Qual ragione, o Mercurio ha fallo nascere CJUC· sta guerra Ira costoro?

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