Ricciotti Garibaldi - La camicia rossa nella guerra greco-turca, 1897

196 LA CA:\JICIA ROSSA Nel frattempo l ... c ~pcdii un biglietto dandolo notizie dei feriti, J>rega.ndola. a voler pro,·vcòerc i mezzi di trasporto por l'indomani; ebbi da ]~ci so1lecita. risposto che si sarebbe ]lrovveduto. Alralba. del 18 vennero infatti parecchi soldati greci con duC' barcHe e incominciarono a portare nlcrtni nostri feriti verso il villaggio in cui :Ella si trovava l·On le truppe. [o li seguii e ''CIHli da Lei (come Ella. cedo mmmentorà.) a. chiedprle la. facoltà di procedere con quei feriti; EJia tosto annuì ed io mi m i si in mo.rcin. l carri trovati nel villaggio (erano tre), !o\U cui avC\'0 caricato parccthi di quegli J:i\•enturati, non appena. incominciò la. salita. vcr::;o Ka.to JJI'a.nitza, non poterono più procedere. Seguito nUora da quei feti t i che potevano camminare o <·ho avevano un mulo, pro:;eguii il più ce leremenW che mi fu possibile verso Kato Dra.nitzn, ove mi recai dal comandante g1'e<:O 'l'ertipis, già arrivato a quel villaggio, e lo scongiurai di mandare indietro le cavalcature nece~sarìe; egli mi diede Ja sua parola d1onore che ave,·a. mandato sedici bestie da !:ioma. incontro aUn. colonna garibaldina. J)C} servizio sanitario. 1 Piit tardi giunse a Kato Dranit7.a il dottor rrolomei con la !Salma del Fratti, ch'io salutai per 11 ultima volta; al dottore disS~i che rnccoglirsse in g ruppi. gli nitrì feriti e mc li in,·i~so sullo strada che doveva condurre a Landa; io lo avrei preceduto ~..·oi feriti che erano meco. l mperocchè io non potC\'O })01' t<'mpo in mezzo ~e \'Olevo portat·e in salvo soprattutto il Giacchetti, il quale, per l'enorme tumcfazion(> del co11o, minacciava ad ogni istnntc di so.tfocarc e non poteva. ingoiare nemmeno wm goccia. d'acqua. }"'armata pertanto una squa<lriglia. di feriti c di uomi ni dell' Ambnlnnzn., mi an·iai ver~o Lumia, persuaso che otto o dieci ore di J.:narcia bastassero nd arrivare colà. t:iunto a })ano n ranitzn. vi trovai parecchi nostr i soldati, i qunJ i mi dis~cro che n.lruni feriti gnriba.ldini e deiJa. Filellenica crnn gilt. passati. C'i iocnmminnmmo !:!ubito J>er ragginngerJi ... e qui incominciarono le dolenti note! Sbag1iammo In strada, e per tutto quel giorno 18 andamnw vagando ]lCi boscl1 i ::;ui dOt'!:ii della montagna; l1 usprezza del c.-'lmmino. la mancanza di viver i c di cor<linli cd il duhbio sulJa sorte che ci attendeva erano resi r.ssn i peggiori dn1Ja pre:;enza di rttt('i poveri feriti, i qmdi p()rÒ. sia detto ad ouor del vero, dimo- !:-itrnrono un comg-gio indomito ed una. energia ammirabile. :llentr~ giungeva la. notte ci incontrammo con un gruppo di G-ar ibaldini sbandati. coi quali si trovava an<'he quel teuente CommiS::iario greco per le sussistenze che nvt'\'a. l:iegulto sempre la nostra colonna. cd il tenente Bonanno. il qua le provcniv:L da Domokòs ove aveva. accomp:)guato il ma.tcrinlc del genio e vo11e poi lascinrci pet· venire in traccia. di Lei e del Corpo Garibald ino. Pnssnta la. notte all'aria aperta, al mattino del 19, r irra le 4 ore, ci rim~tt emmo in marrio. c dopo un interminabile giro, volle il caso che ritro\·at:;Simo la 1 I n fa tti il tlott(>l' Toloua·i, rN·ato;.i il 1111\Hino pt•r t<'mpo ad Amaslo r. <n-etro\'a,\n_..j pl'ima il Tl'rtipi.... <1.\"(' va. aYnto qtw<~te !Jl'~;ti<·, con un t•ari<'o l) i cartucct· che furono di .... tl'ibu ite fra ln genlt•,

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