Ugo Rabbeno - Le Società cooperative di produzione

92 priandoscnc i vantaggi senza averne gli inconvenienti; e, ridotta l' industria a queste proporzioni, molto meglio e molto più rapidamente potranno diffondersi le società cli produzione, le quali, mentre sono disadatte all'esercizio della grande industria, sono la miglior forma d' esercizio della piccola e media. Da questi fatti, cui l' auto·re att1·ibuiva invero una portata eccessiva, poichè prevedeva una trasformazione quasi generale della grande nella piccola industria, egli traeva la conclusione che, almeno per un gran numero d' industrie, si tornerà al lavoro di famiglia. « Sono le grandi invenzioni moderne che hanno gettato il turbamento neille condizioni normali d' esistenze; nuove invenzioni più perfette lo faranno sparire ». Se l'autore esprimeva in queste linee un concetto assai esagerato, egli diceva però in pari tempo molte verità, e più di tutto faceva una vera profezia: poichè quelle invenzioni nuove, che egli annunciava per l' avvenire, si sono avute; nè la cosa certamente si fermerà a questo punto. Il Veron citava già qualche invenzione attuata ai suoi tempi: la macchina da cucire, che già permetteva al lavoro isolato di sostenere la concerrenza dei grandi laboratori i; il motore a gaz, sistema Lenoir, allora appena inventato, ma del quale il Véron aveva compresa tutta la utilità; le piccole macchine a vapore, che si andavano costruendo in Inghilterra; e più di tutto la invenzione di un industriale francese, l' Hirn, per la quale mediante un sistema cli puleggie ·si potevano trasportare, con una corda metallica, le forze motrici a grande distanza, e suddividerle, permettendo così che un sol motore trasmettesse il movimento a macchine diverse, site in differ•enti luoghi. La scoperta dell' Hirn, diceva il Véron, « è il punto di partenza cl' una rivoluzione prossima nelle condizioni di lavoro. Finora la forza motrice era localizzata)· da oggi in avanti essa è mobilizzata».

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