Ugo Rabbeno - Le Società cooperative di produzione

Bo voro da 2000, e gli utili da 500, avremo che: ogni unità di capitale toccherà un quarto ed ogni unità di lavoro toccherà un ottavo; ripartizione eminentemente ingiusta. In generale tutti sono d' accordo pure nel proscrivere la ripartizione a quote eguali per testa fra tutti, qualificata giustamente dal Flaxl come sistema da mettersi a paro con quello della eguaglianza dei salarii, a meno che non si abbia nella società parità completa o quasi completa di condizioni per tutti, sia per quanto riguarda il lavoro, sia per ciò che riguarda il capitale. I due sistemi più comunemente ammessi sono questi: I. pagato il salario al lavoro e l'interesse al capitale, ripartire fra capitale e lavoro gli utili (prelt>- vate ],e quote per la riserva, ecc.) in proporzione del capitale sociale -e della somma complessiva dei salarii pagati durante l'esercizio; 2. ripartirli invece in proporzione dell' ammontare degli interessi pagati al capitale, e di quello dei salarii pagati al lavoro, durante l' esercizio. Da principio il primo di questi sembra il più giusto. e sembrò costituire un grande progresso sugli altri, più empirici; anche lo Thornton, anche lo Schiilze Delitzsch lo ammettevano. Ma si comprese che esso aveva difetti gravissimi, e fu più generalmente accettato il secondo, proposto in pratica dal Vansittart cale, in Inghilterra, attuato splendidamente dal Godin in Francia nel suo « fam;- listèro », e sostenuto specialmente dal Lo Savio, dal Rota, ecc. La critica del sistema che ripartisce gli utili in proporzione del capitale e dei salarii è fatta ottimamente dallo Pfeiffer. Il capitale, dice questi in sostanza, non corrisponde al salario, ma alla forza di lavoro impiegata, nè si creda di trattare giustamente il lavoro, ripartendo gli utili in pro1porzione del capitale e del sala rio. Restando invariate le proporzioni dell'industria, la somma del capitale e la forza di lavoro impiegata non variano, qualunque sia la durata dell'esercizio,

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