I2I tale considerevole: in tal caso, anche se la condizione dei soci sia buona, anche se essi siano capaci economicamente e moralmente tli risparmiare, assai difficilmente ogni socio può formare una quota di capitale che basli per provvedere alla sua occupazione: cli qni la necessità di avere molti soci (siano pure operai), che fungano soltanto come capitalisti: di qui la preva-- lcnza del capitale nella associazio:1e; prevalenza la quale clà fino dal principio all'impresa, o in parte o in tutto, caraltcrc speculativo. Talora questo carattere è trmpcrato da una partecipazione agli ntili accordata ai lavoratori, e sia ai lavoratori-soci soltanto, sia anche a quelli 11011 soci: ma ciò non fa che attenuare la cosa., chè l'essenza dell'impresa è capitalista, è speculativa, e difficilissimo riesce di modificarne il carattere. Non abbiamo bisogno cli portare degli esempi, poichè essi si presenteranno senz'altro numerosissimi alla mente del lettore. E<l ora, se vogliamo in poche righe riassumere quanto ci dice l'esperienza circa il carattere assunto dalle socielà cli proclllzione, possiamo dire: che il carattere cooperativo non si può mantenere che ove sussista e permanga un vero equilibrio cli fatto fra gli clementi della proclnzione, i11 modo da impedire al capitale di prendere la prevalenza. Che tale equilibrio è possibile, ma è difficile ad ottenersi; e, ottenuto che sia, è assai instabile, e la tendenza alla prevalenza del capitale è manifesta. Che il carattere cooperativo è tanto più facile ad aversi ed a conservarsi: a) quanto pit.1 semplice sia l'industria, quanto più ristrette ne iano le proporzioni, quanto più limitato sia il capitaìe che essa richieda; b) quanto più stabile e costante sia il lavoro; e) quanto più le qualità economiche dei soci s1 pareggino; d) quanto p1u elevate siano ],e qualità economiche e morali dei soci ed in genere degli operai di quel dato paese e cli quel dato mestiere. In pratica finora i casi in cui il carattere coopera-
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