Camillo Berneri - Compiti nuovi del movimento anarchico

la critica del Berneri. Egli vede il pericolo di un sopravvento all'interno del movimento di queste tendenze negative, favorite da una malintesa tolleranza. « Se me la piglio con l'individualismo, scrive a Luigi Fabbri nel luglio 1930, è perché, se la corrente individualista ha poca imp@rtanza numerica, è riuscita ad influenzare quasi tutto il movimento. Quasi tutti gli anarchici, ai miei occhi, sono individualisti, ottimisti e dottrinari ... ». Connessa a questa critica è la denuncia dei pericoli impliciti nella dispersione dell'anarchjsmo in tanti « atteggiamenti » sporadici che, rappresentano altrettante evasioni ai problemi centrali della lotta rivoluzionaria: dal neomalthusianismo, che egli criticò con particolare asprezza, al pacifismo, attaccato validamente in alcune note di polemica. « I tempi richiedono una nostra mobilitazione culturale. Vi è il mito bolscevico da sventrare. Vi è il sistema capitalistico in stato fallimentare da anatomizzare. Vi sono i problemi della rivoluzione da discutere. Vi sono gli equivoci socialdemocratici da mandare in aria. E tante altre battaglie d'idee da combattere. In Francia la rivoluzione è lontana e certi dilettantismi si spiegano. Ma là dove c'è un mondo da abbattere e un mondo da ricostruire, come è in Spagna, qualunque specializzazione (educazionista, igienista, libero-amorista che sia) è grottesca». Berneri avvertiva l'enorme responsabilità che in questi nostri tempi incombe sul movimento anarchico, come guida del proletariato rivoluzionario. Ed ogni faciloneria, ogni spreco di energie, ogni irresponsabilità, ogni illusione non disillusa, ogni indulgenza verso difetti individuali o deficienze collettive, ogni ottimismo follaiolo gli apparivano come attentati al movimento ed al suo avvenire. Parallelamente l'assillo, il cruccio di Berneri è quello di attirare la discussione dei suoi compagni sulle questioni concrete della società in generale e della società italiana in particolare, di attivare nel movimento una discussione su questi temi concreti. In questo senso si può parlare di un « problemismo » di Berneri, forse mutuato da Salve-- mini, di cui egli era stato discepolo e collaboratore nel!' Unità. Chi scorra la bibliografia berneriana, le centinaia di articoli sparsi su diecine di periodici, incontrerà un ingegno multiforme, il critico, il narratore, il polemista, lo storico, lo specialista in questioni pedagogiche, il cultore della ricerca scientifica. Ma troverà soprattutto un vivo' interesse per i problemi concreti della società italiana, dall'emigrazione agli alloggi, dalla cultura professionale all'organizzazione scolastica, dal lavoro a domicilio alle otto ore, dai rapporti fra la città e le campagne alle legislazione sociale. Sempre nella citata lettera a Fabbri scrive: « Il mio sogno è di suscitare l'esame di una grande serie di problemi, poi, raccogliendo le osservazioni critiche, le aggiunte, le soluzioni, ecc. di coloro che li tratteranno., arrivare ad un programma per il 1932 o 1933, da presentare come programma di un gruppo di anarchici, che lasciano vivere in pace gli altri ma che vogliono marciare per una strada propria... Per far questo bisognerà che mi dedichi per vario tempo a studiare cinque o sei problemi, poi altri cinque o sei, e così via. Spero che inizierò, come esperimento, con il problema 7erroviario. Io non capisco perché tu parli di un'infinità di gente che è o può essere ferita da quello che scrivo. Fino a che si continuerà a parlare di problemi da risolvere come risolti e si parlerà dell'anarchia invece del!' Italia, dell'Emilia, di Bologna, del problema edilizio, di quello sanitario, di quello scolastico, ecc. e nell'anno 1933 o 1934, io continuerò a strillare ». Bibl•otecaGinoBianco

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