Volontà - anno XIX- n.6 - giugno 1966

cospirazione tendente a unire sotto un identico programma pratico i numerosi gruppi radicali, sparsi qua e là per l'Isola e sostenuti da periodici diversi del tipo del Don Marzio di Messina, di Unità e Li– bc-rtà e de La Nuova Italia di Palermo ( 5 ), che diffondevano principi assaz radicali, sfioranti a volte il socialismo. L'esistenza di questi gruppi rivoluzionari e il progressivo dif– fondersi delle idee nuove di giustizia sociale e di sfiducia nella tattica /e~alitaria dei democratici moderati e nella politica collaborazionista del Mazzini, accolte e comprese in maniera differenziata, rendevano per,) assai arduo ogni proposito di unire gli sforzi rivoluzionari, tra– sformando il radicalismo generico di alcuni e quello meno astratto di altri in un unico e forte strumento di azione, da porre contro il governo dei moderati ed alla guida del malcontento generale che e– sprimeva il Paese. L'esame dei programmi e dei propositi di questi raggruppamenti che si formavano e si spezzavano per poi ricomporsi ancora sotto capi, insegne e programmi a volte assai diversi, sono la dimostrazione più evidente della ricerca aHannosa di un programma, che interpreti il nuovo momento della storia italiana e ne risolva le contraddizioni. Questa posizione indecisa è del resto comune a tutta la sinistra democratica italiana, scontenta del Mazzini e dello stesso Garibaldi, e tuttavia ancorala alle loro tesi relative al compimento del– l'Unità del paese, con Roma e Venezia. la causa che diede luogo al primo pubblico scontro fra la frazio– ne radicale della democrazia siciliana e il partito repubblicano uffi– cia/e, e che decise i giovani rivoluzionari di Palermo, di Messina, di Catania e delle altre provincie dell'isola a smetterla con la speranza di lavorare dall'interno del grande schieramento della democrazia, im– boccando una strada nuova che la porterà al socialismo internazio– nalista, fu la questione della destinazione dei beni della<<mano morta» che, co,n'è noto, andarono ad irrobustire la nuova classe borghese siciliana (moderata o democratica) e a consolidare le già prospere iortune dei grossi agrari, sollecitando la ricostituzione del grande latifondo. La questione fu caratterizzata nel 1864--1865da una serie (5) Il Don Manio di Messi11.a {1860-1871) cm diretto da Raffaele vmari. Ampie notizie sul medc1,imo nel nostro voi. su I periodici di Mes• slna. Blbllografìa e storia, Milano, Feltrinelli, 1961, PI>. 1•7. 342 Su Unilà e Lib~rlà che si puhblic:na a Pa– lcrn10 e che diffondeva principi socialbtoidi, v. F. DRANCATO, op. dt., pp. 235-236. La Nuova Italia, sempre di Palermo, l·ra fondalo e diretto da Filippo Lo Presti. Sul mt'desimo \<:di !>Cmpn.: F. BRANCATO, op. cit., passim.

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