Volontà - anno XVII - n.10 - ottobre 1964

Soltanto una mente geniale che lullo abbraccia, anche se non comprende tutto, può permettersi un tale eccesso di modestia. mentre il semidotto ed anche l'ignorante si azzardano, ai nostri giorni, ad ostentare il loro sapere e la loro competenza in tutte le «cose» o avere, per lo meno, una pronta e definitiva risposta su qualsiasi questione. Non mi formai a registrare, semplicemente, il rifiuto di Freud, e tornai a studiare le sue opere. Mi convinsi così che il fondatore della psicoanalisi comprendeva le realtà sociali, non « così poco», bensì. molto spesso. troppo bene. Nelle sue dettagliate informazioni o relazioni, arriva molto pii:1 lontano dei sociologhi frettolosi, dei filosofi i quali complicano anzichè districa1·c un segreto, o degli storiografi i quali ci dimostrano appena lo scheletro di certi avvenimenti, invece di spiegarli come. fenomeni della vita animata dal sangue e d.:ii nervi delle cellule sociali - dagli individui - raggruppati a loro volla nelle varie collettivi!à (tribù, clan, caste, classi, popoli) le cui azioni possono essere spiegate pure, mediante la« psicologia delle masse» e non soltanto Ja fattori di ordine politico, economico, religioso, etc. Do qui due esempi per rendere manifesto con quanta lucidità Freud ana– tomizza le realtà sociali. Il primo esempio si trova in un'estralto del suo studio Das Unbehagen in der Kultur (2) - il quale si potrebbe tradurre come: indi– sposizione o malessere nella cultura - e si riferisce ad un principio etico-reli– gioso, molto conosciuto, utilizzato fino all'eccesso dai moralisti di tutti i colori: « Ama il prossimo tuo come te stesso». Questo comandamento biblico è, secondo Freud, il più possente scudo della « aggressione umana» e anche una prova straordinaria la quale evidenzia il procedimento, mancante di senso psicologico, della cultura basata nel super-io (Kultur-iihcr-lch). E' un comandamento chP non si può compiere, perchè una « esagerazione " così massiccia, e così ma– gnifica dell'amor proprio non può che svalutare il suo valore. Sì, lo sminuisce e, d'altra parte, in nessuna maniera può allontanare la necessità dallo stesso. La cultura non lascia da parte questo fenomeno; met:e sull'avviso. Vuole ri– chiamare l'attenzione su un principio morale. Quanto più difficile è la pratica di una prescrizione, quanto più penoso è il compimento di un comandamentv, tanto più è meritorio. Però, nella civiltà contemporanea, colui che compie inte· gralmentc il precetto dell'amore verso il prossimo non giunge ad altro risul– tato che, quello di porsi, egli stesso, in una situazione sfavorevole di fronte a coloro che trascurano questo precctLo. « Quanto dev'essere formidabile l'osta– colo che l'aggressione (violenza) oppone alla cultura, se per il semplice fatto di respingere l'aggressione uno può divenire così maltrattalo come se fosse egli stesso l'aggressore! ». La supposta etica naturale può offrire null'ahro che la soddisfazione narcisistica di considerarsi migliore degli altri. L'etica che si appoggia alla religione (come il comandamento di amare il propri) prossinioì paralizza e ;,erfino annichila le sue stesse promesse circa un mondo migliore, nell'« al di là». Dice Freud: « Credo che sino a quando la virtt1 non sarà ricompensata sulla terra, ogni predica morale sarà vana. Anche (2) In1emallonalcr psychonalyliscber Verlag (Vienna, pag. 132-153). 588

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