Volontà - anno XVII - n.10 - ottobre 1964

Freud, freudismoe verità sociali <*> QUANDO intrapresi, nel 1929, !a mia inchiesta mondiale a proposito delle Vie della Pace, mi rivolsi pure ai rappresentanti più noti della cultura contem– poranea. Naturalmente, dovetti sollecitare l'opinone di un sapiente come Sig– mund Freud, la cui opera è, nella sua essenza, un'imponente e patetico impegno di pacificare l'anima umana, frustr:lta da tante inquietudini e crisi, da tante inibizioni e inversioni, da tante ossc<;sioni e tormenti che costituiscono, uniti, una guerra: un'altra specie di guerra, interiore, che si sviluppa entro i Cl1ori ed i nervi, nel cosciente, e soprattutto, nel subcosciente dell'uomo. E non sol– tanto dell'uomo che soffre cti una malallia psichica o mentale, bensì anche di colui che si crede sano, normale e, tutt~via, si trova - senza voledo - in si. tuazionj anormali, compiendo atti di indole sociale i quali contraddicono i suoi princìpi morali, le sue convinzioni e le sue ansie ideali. Secondo la sua defini– zione, la psicoanalisi sembrerebbe limitata alla investigazione sistematica della anima umana, onde giungere alla conoscenza e, per· conseguenza, alla elimina– zione dei mali che la tormentano. Ma in questo modo i suoi limiti teorici ven– gono ridotti, giacchè le ramificazioni del sistema psicoanalitico si intrecciano !anto strettamente con le realtà sociali, che non c'è nessun campo di attività (scientifico, politico, economico, estetico, religioso) nel quale non si possano .:tpplic.ire i suoi metodi di indagine e di chiarificazione e di critica. Essendo la pratica psicoanalitica pacificatrice nei suoi risultati finali, insi. stelli pertanto per ollcnere una rispo~ta da parte di Sigm~md Freud alla mia inchiesta circa i mcu;i più idonei per stJbilire 1<1. pace sulla terra. La sua prima risposta fu una ctecisa negazione, espressa in poche righe ama– bili. Avevo già ricevuto, allora, molte risposte (esattamente: 165) da parte degli animatori dei movimenti pacifisti ed anche da parte dei rappresentanti della scienza e della cultura in generale. Non potevo spiegarmi il diniego di Freud. Gli scrissi nuovamente, accludendo l'elenco di coloro che avevano risposto: Alben Einstein, Charles Gide, Mahatma Gandhi, Charlcs Richct, Karl Kautsky, Gcorgc F. Nicolai, Stefan Zwcig, Theodor Lcssing, Romain Rolland, Heinrich Mann e tanti altri. Risultato: altre due righe da Vienna, datate 25 Gennaio 1930, dalle quali risalta - malgrado la sua cortesia formale - una resistenza in certo qual modo irritata, la quale nega ad esprimersi sopra un problema essenziale e perfino organico per un'inclagatore così solido e penetrante come Freud. Ecco il testo in tedesco: « Sehr geehrter Hcrr. Ich kann meinc Bedenken gcgen Offentlichc Ausscrun– gcn iiber Dinge, von denen ich so wenig vcrslehe, nkht iibcrwinden. 1hr sehr ergebener, Freud. ( 1) (*) Tradotto <b El Esplrlh1 activo (Edicìoncs « Hum.:midad », Buenos Aires, 1959), pag. 30-40 (I) Mio caro signore. Non po~so vincere il mio timore (o: uon posso sfonannl) .id esprimere pubb!icamcn1c le mie ooinioni su cose (problemi) che c;ipisco così POCO. Dc\'otamcntc suo, Freud. 587

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