Volontà - anno XVII - n.3 - marzo 1964

specie non può che avere la nostra stima, nonostante l'equivoco che può esservi in ciò. Ma che diremo del dovere di un uomo nelle seguenti circostanze? - Sup– poniamo che Calvino era chiaramente e coscientemente persuaso dalla necessità di bruciare Sérvet (5): Oo\'eva bruciarlo o no? Bruciandolo, comm~tteva una azione, in sè e per sè, naturalmente dc1c-.1abile; astenendosi dal farlo, agiva in contrasto col più genuino giudizio del suo modo di sentire, scaturente da un obbligo morale. Tuttavia è as<turdo dire che il suo dovere. in certo senso, era quello di bruciarlo. Ciò che può ammettersi è che la sua intenzione era virtuosa e che, nelle circostanze in cui si 1rovava, l'azione dcplorcvolissima scaturiva appunto da quella intenzione, per ineluttabile necessità. Diremo allora che Calvino, il quale non comprendeva i principi di tolle• · ranza, aveva il dovere di agire seconde gli impulsi di una verità che ignorava? Supponiamo che un tale, accusato di omicidio, debba subire un processo a York la settimana prossima, e che la mia testimonianza possa farlo assolvere. Potrà forse dirsi che è mio dovere recarmi a York, in mezz'ora (6), dato che il pro,. cesso avrà luogo precisamente fra trenta minuti: l'impassibilità nel primo, co-– me nel secondo caso, è evidente. D'accordo con gli stessi principi potremmo af. fermare che è mio dovere essere infallibile, onnisciente cd onnipotenle. •Dovere» è un termine il cui uso sembra consistere nel descrivere il modo come qualcuno può meglio agire in vista del bene generale. Esso è limitato, nel• la sua estensione, dalla capacità dell'uomo, la quale, necessariamente, varia nel• la sua entità, in misura in cui divergono le opinioni sull'assunto al quale ci ri• feriamo. Se vengo considerato semplicemente come un uomo, ciò di cui son capace è una cosa; se invece vengo considerato come un uomo alienato, dal po,. vero disccrnjmento, dai pregiudizi superstiziosi, o come sia, ciò di cui son ca• pace è altra cosa. Non è possibile che io, in queste ultime condizioni di svan• taggio, passa agire come se esse non esistessero. Perciò, se quella deve essere la vera definizione del dovere, è assurdo supporre, in ogni caso, che un'azione lesiva del benessere generale possa essere classificata tra i doveri. Si applichino queste osservazioni agli esempi che sono stati enunciati allo inizio. La ignoranza, fintanto che esiste, paralizza complctumcnte la capacità di discernimento. Mentre ignoravo il processo di York non potevo essere influen• zato da alcuna c~nsidcrazionc al riguardo, ma è assurdo dire che era mio do,. vere trascurare una causa che ignoravo. Se si adduce che Calvino ignorava i principi di tolleranza perchè non ebbe alcuna opportunità di apprenderli, ne consegue che, bruciando vivo Sérvet, non violava il suo dovere, ma da ciò non deriva che fosse suo dovere bruciarlo. Per ciò che riguarda quest'ultima ipatesi, il dovere non è chiamato in causa, giacchè Calvino ignor:wa i principi di giu• (S) Michele SérYet (1511.JSSl), medico spagnolo. fu un sodr.i,mv ,.,n adcren1e alla setta religiosa, fondata in Polonia da Lelio e Fausto Socini. carattcr1,:;,.ata da "11 estremo razionalismo 1eligioso, dalla negazione del dogma dclh1 •Trinità• e della tradb:iona!~ dottrina cristologica). che, per a11erepolemizzato con Calvino. ru, da quest'ultimo, fatto ardere vivo. (6) E' un esempio per indicare l'imposi.ibilità materiale. per gli uomini della fine del secolo XVIII, d1 coprire la distanza esb1cnte tra la capitale inglese e la capitale della contea Yorkshirc, posta pili. a nord, sull'Ouse. 182

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