Volontà - anno IX - n.6 - 1 novembre 1955

stre vedute sulla Colonia estiva, non del tutto teoriche, ma basate suBe esperienze precedenti. E' evidente che i criteri di con– dotta nella colonia estiva, pur se– guendo una linea di massima comu– ne, debbono essere, e iu realtà risul– tano, personali. Pensiamo che con l'esposizione di un programma riassuntivo di vita quotidiana ed un conveniente com– mento dei punti pili salienti potrem– mo con più chiarezza esporre i no– stri criteri personali. Il ritmo che dovrebbe improntare la vita della colonia è evidente che debba essere consono con il ritmo in– teriore del fanciullo. Ciò con l'inc,,itabilc consi.derazio– ne che, trattandosi di un ritmo bio– logico, esso <leve necessariamente subire notevoli e sopratutto impre– vedibili mod~ficazioni. Ma ciò che sopratutto im1>orta in una piccola comunità che ha una cosi breve durata e che cambia ad ogni mese è di -sapere, ogni volta, creare un « clima » che rerida i ra– gazzi capaci di socialità tra di loro e con gli adultì che hanno il compi– to cli assisterli. E ci pare che la sem– plicità, la {amiliaritiJ, l'atmos!era di comprensione e di 1ibertà siano i fat– tori indispensabili per tale «clima». Passiamo ora a considerazioni più dirette. L'esperienza della vita in comune, tra innume.revoli ed importanti in– segnamenti, uno ne offre per noi per– seguibile in modo reale entro il li– mitato periodo di un mese. L'avvia– mento in termini di vita pratica, al , !vere sociale; intendendo per vive– re sociale quello che ha per unica 326 base la libert.à della persona e che iu questa libertà permette all'indi– viduo di non essere una astrazione ma ne completa e ne sviluppa reali poss_ibilità fattive. E' proprio questo che ai fanciulli vieue da molti ne– gato. Cerchiamo noi di non negar– glielo. li desiderio di fare, di organizza– re, di ottenere, di concludere è ti- 1>icodel pedagogo col risultato che in realti1 è soltanto lui che fa, che orgapizza, che conclude, contrastan– do spesso gli interessi dei bambini. Questi concetti pur essendo assai conosciuti, difficilmente vengono messi in pratica, Corse per il timore di non vedere risultati concreti op– pure perchè si temono le conseguen– ze di un tale metodo: troppo disorcli. ne, troppa con!usione, troppa di– spersione di tempo, di materiale, di energie. Timori questi che dovreb– bero però essere soltanto dell'estra– neo, non certo di chi intende porre i Canciulli nell'atmosfera adatta per– chè possano liberarsi da un mondo di timori, di imposizioni, inutili, di 1>unizioni dannose, a!finchè sappia– no sentire e manifestare loro stessi in un clima di libertà autentica. Quel loro stessi che è proprio ciò che vogliamo conoscere e che ci a1>· parirà ora buono, ora cattivo, ora egois1a e generoso, sensibile e as– sente e così via. E' sempre quello che ci permette di credere quali criteri, quali atti– vità, debbano attuarsi, momento per momento. In linea di massima pensiamo che l'attività libera ·debba occupare la maggior parte delle nostre giornate. All'inevitabile disordine di un pri– mo tempo, seguirà la fase produtti-

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