Volontà - anno IX - n.6 - 1 novembre 1955

Uno tlei grandi pericoli per la li– bertà è l'idea troppo ristretta della libertà. Noi dobbiamo guardarci da <(Uestopericolo se non vogliamo ave– re delJe amare sorprese, se non vo– gliamo che, tra. le masse, si verifichi ancora la fuga dalla liberti!. Mezzo secolo fa il sociologo tedesco Max Wcher avvcrliva nei contadini della Germania orientale che e,nigravano in America non soltanto l"interesse 1 ma un ideale, anche se oscuro, ane– Ji10 di liherti1. Nella aspirazione ir– resistibile delle masse po1>olari a 1rnrtecipnre ai benefici della moder. 1m civihì, industriale noi dobbiamo :3Corgere non soltanto l'interesse co• siddetto materiale - del resto legit– timo - mn un'ansia di elevazione nlla , 1 ita morale e intelle11uale, alla dignità dell'esistenza e alla coscien– za della propria personalitia. Al di sotto delle manifestazioni, che pren– tlono l'aspetto di ,•iolcnti naziona– lismi o assumono la formula del to- 1alitarismo, noi dobbian10 scorgere <1uestotratto decisivo del nostro tem- 1.)0: l"uscita delle moltitudini dal– l"inerzia rassegnata, dall'11ccettazione passiva drlla miseria, della malat– tia, della morte. Si tratta dell'es1cn– sione su scala mondiale ciel princi– llio umanistico dell'uomo, che ,•ince la natura. A questo proposito mi sia lecito concludere con una parola di speran– za. Come proCessore di filosofia del– la storia sono anche un poco pro– feta, e del resto anche il freddo ra– .zionalista Kant rivendicava ai 'filo– sofi il diritto di avere, come diceva, un chiliasmo, cioè un sogno messia. nico. Ebbene, io credo di vedere clic con la meli, di questo secolo si sta 302 chiudendo I' etì, lerribile che Bur– ckhardt cd Elias Halévy avevano predetto, l'era <lei terribili semplifi– catori, l'era delle tirannidi. Certa– mente noi abbiamo un 'esperienza che mancava :1i nostri padri, l'espe– rienza della fragilità delle libere i– s1i1uzioni anche nei paesi piit civili. anche tra gli uomini di cultura, e (1uindi dobbiamo esser prudenti e vigilanti e non cedere a facili en– tusiasmi. l comunisti applicavano Ja dialettica agli altri paesi, :1i paesi capitalistici, escludendo questa legge di vita nel loro regime. Ora la dia• lcuica ha un scuso solo in <1uanto è la libertii stessa, che mand11 avanti la storia. Die1ro alle silhoucttes cosi abbondantemente borghesi dell'at– tuale Direttorio, si profila, lontana di tra le brume, oscillante, tenue, un "immagine che forse assomiglia a quella a noi cara della dea Libertà. Mi sembra che, contando <1uestono– stro convegno tanti eminenti esperii di cose russe, sarebbe stato desidP• rabilc un 1>ii1ampio dibattito sullt conlraddizioni interne che travaglia– no il sistema sovietico e sullo stato atlunle del disgelo. Questo convegno si era proposto il quesito dell'avvenire <lella libertà. Nel oiì1 fosco momento del trionfo del r;scismo e del nazismo, Benedet- 10 Croce, a ehi lo interrogava se la libert:"1 avesse ancora una nvvenire, risponde,,11 che la libertà aveva di meglio, aveva l'eterno. Ora io non mi accontento di pensare all'eterno. ma J>Cnsoa questo nostro prossimo tnrvenire e la mia risposta è che, co. me gli antichi aruspici, credo di scorgere dei segni favorevoli nel cie. lo. Dieci anni fa, ai miei scolari che si lamentavano d'esser nati in un

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