Volontà - anno V - n.9 - 1 giugno 1951

Tendenza doginatica che anche iI .. Ferrero riconosceva (loc. cit), seri• vendo: « Egli cerc.tva il fatto come il cane dj razza cerca f ebhrilmenle la selvaggina. E per questo di fronte ai fatti una volta intuita Ja veritù per ispfrazione geniale pili che per analisi inetodica, egli non recedeva dalla affermazione della veritit >,. Questa tendenza era particolarmen– te dannosa nel Lombroso clw, co– nte gli stessi apoJogisli cli lui con• cordemente riconoscono, era portato « a dedurre dei postulatj proprii, anche quando la dimostrazione pjc. na non ne fu data o risulta cliffici.le, talora i1npossibjJc )l, t:ome s<·rivc il Morse Ili . .Enrico Ferri nega che il Lomhro– so si osthiasse nelle proprie Jouri– nc, e dice che egli « le difendeva ostinatamente finf'hè le <·1·ccleva ri– spondenti ai fatti, ma 1c n1odifica– va appern.~ questi fatti venissero a dimostrargliene .l'insufficienza o l'i– nesallt->zza )J. Ma il fallo che jl Lom• broso fosse pol'lato, generalmente, ad essere convinto e soddisfatto del– la propria opera risulta da quello che egli stesso scrhe\ a nella prefa. zionc dcll'ed. 1887 del soo libro <e L'uomo di genio>). << Mai come in questo libro m1 e capitalo di dovere neH'nltima. scon– fessare del tutto, ]a prima edizione (1864); mai come in qu~sto, l'idea prima di tanto più ·impcrfotta quan- 10 JliÌ1 i1nprovvisa, dovt>ll(' modifi– <:arsi e trasformar~i )). :Ma serivend.o la prefazione alla VJ edizion~, del J894, il Lombroso è, di nuovo, sod– disfatto: (< Scolo aver fatto opera, ~e non completa, cerio piìt vicina alla perfezione cli qua,110, colle mie povere forze, poteva s1wrare )J. In quc~ste ultime paro]e ]a !!lima 4H <li bè si ma::,chera di 1uodc~tia, che ('gli non pm;:aedeva. Rac~ont.a a Ser– <ri !I che avendo dello al Lomhro:-io, a ;>roposito di una nuova edizione dell'uomo di genio: « Voi ne san•te la sua appendice )). questi « sonis.f' honariamentP JJ, Che questa stima di sè ginnge1:,~r alla presunzione è una prova che q;li, scrittore seiatto f' sgrammntica10, adiratosi <·on il Moleschott, non ·,oddisfa110 della traduzione lomhrosiana della Circo– lazio11P della vita. gli spifferava, nel 1869, clic era « 1111a ,delle deholezzt> dcj grandi uomini presnmcre cli dar lezioni d'italiano a lui, Lombroso >>– d1c n s·era fatto una bella lingua e un helJo stile ». df'i quali t11Uavia non insuperbiva. pPrchè « è ('nsì poco rnerjto come di a, 1 rrf' una brl– la faccia ... )). 10 Lombroso era un genio? Hi~ogne• rebb<' qui ebaminare il prohlcma del genio cosa che ci portercbb<· per le lunghe. Per delimitare il pro– blema lo preciseremo cosl: era 1111 µ:enio scientifico? R·ispondo: non lo era. L' inluizione e la fantasia 11011 sono suffi<•ipnli a coslit.uire il genio seientifi(;o. Se lo fossPro, J ules V(·r– ne sard>he stato un gri1nde ~(·iN1- zia10. li Lo111bro:-.o è insnffi,·ic11tc appun– to per il carattere eminentcmen1r– intui1 ivo della :-;ua forma 1ncnti:-.. Quantlo ·il Ft>rri, estasiandosi. scrj– \P: li « Ei:di m•ei,a realmente quella i– deazione g:eniale. quel raptus i111t .. ~l– lettt1alt~, per cui ]a ideazione, la ' Nuov,, A11tologiu. 15 Sov. 1909. 10 M. L. PAnuz1, t,a Lellura. giugno 1925. 11 \'wn·a .-fntologia. Nov. 1909.

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