Volontà - anno IV - n.5 - 15 novembre 1949

Così si prepara poco a J>OCO l'at• modera del « littorio ». Un leggero colflO sui valori reali, l'amicizia tra– mutala in rap,porto spersonalizzato. la libertà -intesa come libertà « en- 1.rO » un reparto; il senso sociale tra-' sformalo come coesione nel reparto. Noi viverm,no la nostra giovinezza in 11uell'epoca di paprike rettoriche e di sfinimento intellettuale. Fum• mo nutrili di sensazioni e di eccita– zioni, di st.ati d'animo e di frasi. .Anche coloro che meno vissero l'«at– modera ardente >1 ne subirono gli ef• fclli: attraverso quella mancanza di alimenti intellettuali che Cormano una personalità vera nella gio\'inez– ;.,,a o mai piì1. Il « tipo» che ci venLva continua– mente offerto era quello dcli'« AR– DITO-EROE>>. Le esaltazioni combat– tentistiche, legionariste, arditisti– chf'. e il << clima della vita dura»: ci c.-onferrnarono che l'unico modo a,:,·eltabile di \•ivere era quello del 11 giorno da Icone », fuori della mo- - rule, o dentro una morale-regola– mento, la morale dell'« uomo che forgia il ,proprio destino ». Cosi an– cora altri valori genuini, come quel– lo tiella serieti1 di fronte alla vita, pro1,rio alla gioventù, si contamina– \lano in morale della « mascella du– ra )) <lei disprezzo della morale co- 1nune, espres~a sotto denominazioni come (( pantofolaia », « 1panciafichi– sla », ,, imbelle ». Ancora. Il fascismo per noi prese i suoi colori più vistosi; fu gio.vani– le con noi e teorizzò i nostri pur sani impulsi giovanili. Lo spirito d'avventura, dkentò arditismo; il sentimento, mistica; la ribellione, della morale, teoria dei rapporti di forza; lo slancio all'ruista, camera- 260 Lismo u dedizione alla 1<causa 11; il 1>iacere della vita fisica, amore d~llr armi e del reparto; il bisogno di vivere, teoria delL, conquista e del sacrificio; la serietit, teoria del «rea– lismo» politico, morale del successo. Il fascismo si disse rivoluzione dei giovani, delle forze giovani in una Itali.a decrepita. Così, essere giova– ni ed essere fascisti fo per noi fa stessa cosa. La 1< 1>rima\·era di bel• lezza » ci aveva dato un posto in pri– ma linea, affidandoci il compilo del– la « rivoluzione», in virili soltanto del nostro numero d'anni. e rlel no– slro spirito di fe,1eltì1 r di dudi– zione: ,, t bello avere 111110 il 111-01nlo :1d~o. sentirsi in JH:llo 11ueslo orgoglio atroce. 0 noi ,iumo i J)rimi a trm;Jormar"i in "roce .• .-,1 IL 11osl1"0' desiderio di vita intensa avc\'a una sua teoria, quella del rin– giovanimento di un mondo "intf'rO: <• Se il \'C('chio 111-0ndo è di,•cnltuo ;,l'cmo noi eol lavoro lo fe('ondcremo ... ,:, D'altra parte 1>cr li-oppi l'antitesi era lrop110 dura rer non accellare la tesi, piìt consona all'eti"1, della vi– ta eroica; l'antitesi era la miseria che inchioda ad un t:n>0lo da !avo– ro, bd un banco d'attrezzi, ad un posto umi.le. , nel grigiore della ,·ila quotidiana. Infìnc 2 noi ci credevamo. Attivi o passivi, entusiasti o semplicemente spettatori, h1tti i giovani credette– ro nel fascismo-giovinezza. Tutti condivisero il disprezzo di altre mo– rali: lutti credettero nello Stato: tutti sentirono l'attrazione verso il 1< tiJ>o »; tutti si orientarono verso la formn cameratesca dei rapporti tra

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