Volontà - anno IV - n.5 - 15 novembre 1949

zc, che, pur non corrispondendo pii, aUa realtà interna, sono conservati gelosamente; tanto pili gelosamente in quanto si sente in modo oscuro che aldiJà rimane sollanto la 1:,auro– sa constatazione della 1:,ropria mor– lc s1>ir·i1uale. Si diventa automi operanti soltan– to in forza di un regolamento, di abitudini a gesti precisi, o acl abitu• <lini moralistiche. Processi oscuri frrmentano <lentro, distruggono tut– to il passalo, minano una consisten· za fondata su dogmi iuco11trollati 1 scavano l'essere alla hase. 1Ma que– sto, neU'focapacit.à di 1>oter pensa– re, è disperazione sottile di sentirsi crollare, è fonUte di nuove manife– sta.r,ioni selvaggic, com1>iule J>ilrs[ùg– girc a se stessi. Ci si -abitua così a <1ucl1a caratteristica manifestazione di isterisrno e di superfìcia1iti1 dolo– rosa dei giov.111i d'oggi, a quell'a– more delle sensazioni che permetto– no cli sfuggire a se stessi. D'altra 1>arte, in guerra, non è lutto il qua– dro intorno che crea il desiderio in– sa.r,iato di sottrarsi .a1l'incubo? Ci si accorge all'improvviso di star guardando un UlOrlo, ci si sforza di ricostruire i1 suo vero volto <li per– sona clic agiva pensava voleva, e ci si scuote pcnsand'o che sono stupi– daggini. Ci si trova di fronte a ehj piange nel.le crisi della paura e si compassiona o si disprezza cercando subito altre cose, pcrchè lo stesso pianto è in noi. Si lasciano a terra i feriti pe1·chè non si ha tempo di raccoglierli, e bisogna cacciare le loro grida da11e orecchie. Si gualXla il ventre squar– ciai.o del compagno caduto e bisogna non pensare che anche il prop-rio' 264 ventre è fallo allo stesso modo. U11 carro brucia, ed anche il nostro car– ro armato ci rinchiude come gli al· tri che bruciano. Si seguono le fasi <H un combattimento furibondo, in cui cadono decine di sqldati che si conoscono, e bi90gna dimenticare il loro volto 1>er fare una tranquilla esposizione dei fatti. E non si può rispondere alla insi– stente domanda interna, perchè? Si ha paura di sentirsi delle sem1>lici bestie al macello. <li.sentire che tut– to è inutile, pau~a di tro\'..tre che si è stati raggirati, che soltanto la fa– talità stessa del piede che schiaccia le formiche sta passando sulle rlOstre teste. È meglio credere, nel regolamci1- lo mag:ar·i, nell'idea del dovere, nel– la disciplina, accanirsi il pili possi– bile nel volerci creclere, man mano che ogni ,altro ideale, la patria, l'o• · nore nazionale, la grandCzza, sfug• ~ono alla nostra presa. E alla fine, quando piì1 nulla re– siste, ci si aggrapjY.1 al sofisma che bisogna essere ,mimtdi ti Stmgue fred– do: l'-accellazione cli lutto, anche della propria in111ilitii, è ricercat,a come uno strano miscuglio tra lo << seeltieo bll1 >> e l'e1·oc da i-omanzo, 1111acsaspera.r,ione del tipo eroico <le)la 1>rima giovinezza, in fondo sol– tanto una voluta cataless·i nello spi– rito che si rifiuta. di ,,~vere per non morire di colpo. Si. ac<1uista 'il senso della impassibilità: sgorbio di fortez•. .r,a d'animo. distruzione dcli' umano nelle sue r~dici più delicate. E si hanno soltanto pochi ,umi ol· tre i ,•enti. R. J'ACLIAZUCCHI

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