La Voce - anno I - n. 48 - 11 novembre 1909
LA VOCE 203 sti ! Costoro J>Osson ascoltare tulle le parole l)Ìll sconce. e non m:li dovranno arrossire. E vadano al diavolo coloro che ni nostri antichi e moderni scrittori italiani (come un giorno con esempi opportuni dimostreremo, da Dante a Carducci. da Sacchetti a Foscolo) permettono ogni licenz:'t, ma ci vogliono itnij.Cdire ogni libertà oggi. perchè siamo nati dopo di quelli. Nè e' è da obieuarc che gli altri eran gente di genio o gil1 di li, e noi siamo quel che siamo: perchè l'immoralità e la sconcezza sarebbero 1ali dovunque, presso i grandi e presso i piccini. Nè con ciò s' in– tende legittimare un abuso delle parole sconce - perchè questo, se dimostrnto abuso, sa– rebbe davvero un errore eguale n quello del– l'esclusione di queste parole per ragioni di mo• raie e non d'espressione. Dicono pure, e qui finalmente han ragione, che il nostro giornale non si occupa di argo• menti di coltura straniera come dovrebbe. Han- 1).0 ragione; ma non pensano che in questi primi dieci mesi le questioni nazionali dove– vano avere il primo posto, che lo spazio era poco, e che l'occuparci cli tanto in tanto di cose strani~re ci avrebbe costretto a troppe grandi ingiustizie. Perciò mi propongo di ripa– rare a questa mancanza appena le sei pagine saran diventate un'abitudine settimanale della Voce. * Dunque La Voce continuerà? Ci sono ,mcora oggi gli increduli. Ci sono i maligni che non avendoci potuto fermare col silenzio, con le mi• naccie, con i tentativi cli aggressione, sperano che noi ci fermeremo pe.r mancanza cli denaro. E anche per c1uesto è necessaria l'esposizione finanziaria, dopo la quale tutti vedranno che La Voce può continuare e continuerà, migliorata e aumentata. !\la non soltanto per gli increduli e per i maligni : anzi soprattutto per chi ha avuto fiducia in noi. Non è abitudine delle riviste lette– rarie palesare numero degli abbonati, tiratura, in– cassi e spese: tutt'al più qualche frase vaga carez– za la vanità del gruppo o dell'individuo che pos– siede e sfrutta la rivista. !\la io sento fortemente, invece, che La Vore è proprietà di un programma e del pubblico che ha simpatia per questo pro– granuna e per la forma personale con la quale lo ,veniamo applicando. E come a questo pub– blico ho deciso - d'accordo con i miei amici - di rivolgermi con una sottoscrizione pubblica nel caso che non ci bastassero i mezzi fin qui procacciatici: così penso sia bene rendergli conto del modo col quale è stato speso il denaro da lui dato, e che forma circa quattro quinli delle nostre entrate. Metodi, si dirà, da giornale ri– voluzio1rnrio. Certamente, rispondo: e come un giornale rivoluzionario esso è stato' fatto sul principio, e anche per parecchio tempo dopo il principio, perchè i collaboratori han prestato spesso l'aiuto materiale delle loro persone, fa– cendo, oltre che eia scrittori, anche da speditori, da scrivani, da amministratori. Roba da pazzi. che fa far le boccacce n chi è abituato a non credere a.Ile imprese sostenute dal solo entusiasmo e dalla sola fede ; roba da gente che non si pe· rita di mettersi sotto il braccio un bel pacco di giornali e di scrivere, tra un articolo e un al– tro, un centinaio cli indirizzi o di incollare un centinaio di fasce ; ma, che però, ci fa amare di pili questo giornale, sorto, senza la prote– zione tranquillante di un mecenate, fra pochi cuori d'amici cordiali e disposti a tutto, e che non promette, a chi ci collabora, altro dividendo che quello cieli' odio delle canaglie e del riso degli sfaccendali e dei furbi. La Voce, noi credevamo, 11011 avrebbe potuto avere una tira1ur:1 superiore alle 1500 o 2000 copie. Un giornale come questo che non carez– zava gli istinti letterari del pubblico, che pub– blicava scritti cli filosofia e di critica che richie– devano una coltura 11011 comune e un applica• zione non troppo facile a trO\'arsi, che infine non cerca"a soffietti anzi si metteva in posizione tale da procurarsi il boicottaggio dei giornalisti e dei letterati, non poteva contare assolutamente sul pubblico, 11011 eccessivamente vasto, del re– sto. di altre riviste che ben altrimenti si preoc• cupavano della diffusione ad ogni costo. Su que– sto punto le nostre speranze furono oltrepassa– te, e la Voce iniziarn con 2000 copie cli tiratura dopo il numtro 8 passò a 2500; appena avvenuto il tentativo d'aggressione di un letterato fioren– tino a 2750 e poi, passata l'estate, a 3000. Per qualche numero,. anzi, abbiamo avuto tirature superiori· alle 3000. 11giornale, come io lo pen• sai, do\'eva avere 3 sole pagine di testo: ma su– bito si mostrarono necessarie 3 e mezzo, e talvol• ta abbiamo dato numeri di 6 pagine e di 8. An– zi d'ora innanzi il numero di 6 pagine sarà l'a– bitudine:: e quello di 4 l'eccezione. Queste cifre parranno poca cosa :1 chi crede alle mirabola11ti tirature di certi giornali : ma io che sono stato in più d'una tipografia. posso dire che uno tra i più diffusi tra loro e vecchio di una do1.zina cl' anni non ci supera ormai che di 1500 copie. I.e entrate cli quest'anno. saranno a!\' incirca 12000 lire e bilanceranno perfettamente le spese. Alla fine d'ottobre - e questo ri::is:::umc l:t no• stra situazione - non avevamo neppure un de– bito. Non potendo ottenere calcoli precisi che a fine d'anno. dirò soltanto, per clisperclere certe malig-uit:\ di persone che non si sanno spiegare come possi:tmo ancora durare, che delle 12000 lire. 9700 circa sono già e saranno date da abbona– menti (ormai Sco), dalla vendita, dalla. redarne, da sconti librari, e 2300 sono douate da un grup– po di cinque amici e collaboratori. I.e spese principali sono per la tipogrnfia, per la posta, per le illu.strazioni, per la pubblicazione di volumi e di opuscoli. Di tutte quesw non si potrà :tvcre uno s1>ecchietto preciso che ad anno nuovo. Queste cifre rappresentano la sicurezza cli vita per La Voce. Come si sa il primo anno è il pili diflìci\e: le spese sono maggiori : gli errori più facili: la diffusione incompleta. Col nuorn anno La Jloce troverà in ogni città qualche amico che si occuperà di diffonderla di più : e speriamo che il pubblico capisca che soltanto da lui dipen– de il miglioramento del giornale e quell' aumen• to di due pagine che é nelle mie intenzioni. Molto aspettian10 si sa dagli abbonati : gli abbo• nati sono la vera forza cli 'un giornale. se si pensa agli sconti. alla incliflerem:a e spesso alla disonestà dei rivenditori. Tuttavia anche questi contano, e ormai in circa Cf'nto città d'Italia e fuori del Regno si trova in vendita La Voce. Presto pubblicherò un elenco delle città .dove non abbiamo o desideriamo cambiare il rivendi– tore, e a chi ce ne saprà indicare e raccoman– dare uno, manderò in clono libri cli nostra edi • zio11e. Tutto contato, però, La Voce non \'aie e non é ascoltata per le 4 o per le 6 pagine. Lasce– remo sempre ad altri il merito di rimpinzare il lettore. La Voce oggi è ascoltata per la se\lerità e serietà ciel suo carattere. Una lode che appaia qui ha ben altro valore di quello che ;-ibbia in giornali dove la lode è una consuetudine : e tutti lo sanno. Un biasimo non perde già forza perchè spesso qui si biasimi : ma l'acquista, per– chè avendo ormai noi picchiato cosi bene e spesso sulle spalle degli insinceri, dei ciarlatani, dei va– nesi, il passrtto testimonia e s' aggravà sul giu– dizio del presente. E anche questo tutti lo san– no: sopratutto chi lo 1 nega, perchè ha paura e la coscienza gli rimorde. E lasciamo strillare che noi non facciamo che opera negativa e che soltnnto l'odio alberga nelle nostre anime. Il sospetto. in questo caso, non riveln che un difeuo. Volete che noi lodiamo? Dateci, per bacco, il capolavoro: dateci esempi di disinteresse, di amore, di sacrificio, o, per lo meno, mos1rate un po' di buona volon1à. Siamo qui pronti a riconoscere la buona volontà di tutti. Quando s'è stroncato qualcuno non s' ha il cuore allegro davvero. Lo si fa, per dovere: ma quanto si gode cli pili se c'è un'anima can– dida, una manifestazione cl' umanità e di razio– nalità adulta, e magari qualche bella monelleria, ma cli quelle da\Pvero giovenili, per esuberanza di sangue e per sfogo di ner\'i repressi ! Ce ne fosse di questa gente! Che bella cosa potere an• nunziare il genio degli altri e barattar quattro pu· gni per il trionfo di qualcheduno più grande di noi! E finir poi con un capitombolo nel buio, noi e il nostro giornale, quando s'è fatto fino in fondo tutto il nostro dovere. GtUSEPl'P. PRt-:ZZOI.INI. Gli amici t!z& u: 1-1,dùlwra.,mo e ci rac– co111a11dera11110 u:n buon rivenditore nelle segue11t-i città, avra11-no ùr, dono u.na copia della COLTURA ITALIANA o tre del– l'opuscolo LA SALVEZZA È IN NOI o 10 copie a scelta d-i mt1ncri 11011, esau– riti della VOCE: Porto Màurizio - So11drio - Varese - Treviso - Co,,e– g/i"ano - Bellit110 - Pinerolo - Anco11a - Teramo - Trapani - Caltagirone - Si'rncnsa - Cosenza - CaLtonùelta Campobasso - Taranto - Sassari. Abbona1nmto ji1to al 191 I li"re 5,20, numeri· 58. ibloteca Gino Bianco E uscito di ARDENGO SOFFICI: 11CasoMedardoRosso Un volume di IO0 pagine con 20 illustrazioni L. 2,50. Chiederlo ai librai e all'«li– tore Succ. B. S«ber, Firenze, Via Tornabuoni, 20. Per gli abbonati a LA VOCE L. 1,50. (L.1- Rleuac) Il giudizio del " Piccolo della Sera ., di Trieste. Chi di noi non si è sentito talvolta eletriz– zare dalla santa voglia di fare ai pugni per qualcuno : per qualcuno che è un artista, ma che è nulla nell'arte, perchè non è nell'organiz:– zaidone dell'arte? Anzitutto, di che è costituita cotesta organizzazione dell'arte? E costituita de• gli artisti ufficiali, vecchi o nuo·vi accademici; della critica ufficiale, conservatrice delle tradi– zioni, dei luoghi comuni e delle glorie consa– crate; finalmente dell'ottimo pubblico, felice di aver segnato un contratto di assicurazione del proprio gusto con la compagnia degli artisti ufficiali e della critica ufficiale. Quando sentite parlare cli « gusto del pubblico », non dimenti• cate che questo gusto è soggetto a un'ammini– strazione. Artisti ufficiali e critica uAiciale lo amministrano : ieri non gli permettevano Wa– gner, oggi gli permettono \Vagner; ieri non gli permettevano Rodin, oggi gli permettono Rodin come lo scultore pili grande dell'epoca nostra : bisogna congratularsi con Wagner e con Rodin che hanno saputo farsi aprire le porte dell'or• ganizzazione; ma non bisogna dimenticare che come geni organizzati essi partecipano ormai alla difesa dei privilegi inibiti ai non organizzati. Vi sono musicisti, pittori, scultori, che h.anno idee, che compiono opere, intorno ai quali tutlo tace. l,.'arte ufficiale iace; la critica ufficiale ta– ce; dunc1ue la folla tace: non entrano ·nell'am– bito delle sue conoscenze. Uno di questi, Me– dardo Rosso, scultore. Di lui si é parlato in Italia trent'anni or sono, quando esponeva a Milano e a Venezia le prime sue creature: era uno spirito moderno, e come tale non accetlava la ricetta dell'arte sua dal passato, ma si inge. gnava a desumere un'arte dal proprio pensiero e dalla esperienza dei propri sensi : impressio– nista con la stecca, come erano impressionisti i pittori della sua generazione con le spatole e i pennelli, suscitò curiosità, effervescenze giova. nili, derisioni e disdegni delle solite « guide ,, che accompagnnno il pubblico ... .:1\la visita del– l'arte. Poscia andò a Parigi, e in Italia 11011 se parlò più. Esposizioni innumerevoli compiac– quero il gusto moderno per l'allineamento mi– litare cli grandi eserciti cl'opere d'arte: dieci o cloclici nomi di scultori furono nrnncl:tti religio– samente a memoria; e alfine si convenne che Roclin e Paolo Troubctzkoi erano i due solenni iniziatori dell'epoca nostra a una nuova maniera di vedere nelle forme le potenze della luce in• quieta e I' instabilit:'1 della vita. La visione della scultura moderna si era foggiata ormai la sua prospettiva storica ; era cotesta scultura venuta su dalle meditazioni cli Rodin e dal!' impeto nalivo cli Troubetikoi. E nessuno rettific:1va la storia. ricordando che trent'anni innanzi Me– dardo Rosso aveva mostrato i documenti d'una concezione che aveva una parentela ascendente con quella di cotesti nuovi grandi. Perchè la storia, quando è fatta, è molto difficile retti– ficarla. Medardo Rosso a Parigi era stato notato da Rodin. L'illustre scultore gli aveva regalato un ·suo torso; l'italiano gli aveva regalato la « Rieuse •, la sua maschera di donna ridente. li cambio ·era molto onorevole per un artista straniero mal conosciuto ; appunto per questo Roclin gli prese qualche cosa ancora, gli prese il tratto essenziale del suo stile. Fece il « Bai. zac •• che per la maniera di vedere e di trat– tare la materia non aveva precedenti nell'opera rodiniana; bensì ne aveva nell'opera di Me– dardo Rosso. Talchè André Ibels, rivolgendosi a Roclin, potè scrivere: « Fin' allora avevate continuato la tradizione comune, ché in fondo non a\'evate trovato nulla. « Un'opera vi ha reso celebre: il vostro « Balzac ». Volete che parliamo del « ,·ostro Balzac •? .. Si, nevvero? « Ebbene, caro signore, « Balzac » è un'o– pera concepita - mal concepita, persino! - secondo le teorie d'uu altro; d'un altro che è l'autore di quella « Rieuse » che voi barattaste col vostro « Torso » i d'un altro che voi vi siete ingegnato di cacciar di per tut.to: d'un altro infine che ha aperto al!' arte scultoria dei nuovi orizzonti : ho nominato Medardo Rosso •· Appunto così : non si getta impunenH::nte un seme nello spirito cli un grande artista entrato nell'organizzazione della celebriti1 e della glo• ria! li grande artista - e sia pure Rodin, per il quale io ho un'ammirazione profonda, ma che ho avuto occasione di conoscere per uno spirito ,·anitoso anche più che non sia lecito a un fran– cese - il grande artista farà il possibile perché il mondo non ricordi mai aver osato taluno get– tare liii seme nella sua mente; gli ammiratori, gli allenatori, gli organizzatori del grande arti• sta faranno il resto. Così, se fosse stato in fa– coltà cli Rodin, da molti anni nessuno più su c1uesta terra pronuncerebbe il nome::cli Medardo Rosso. Il quale è giil un nom1::che non si pronuncia ~enza accompagnarlo con l'eco di qualche pre– giudizio, con la barzelletta frizzante della cri– tica che ride. - I~ liii uomo - I' ho udito de– finire brevemente da un artista che non manca cl' ingt:gno - il quale si è fitto in capo di po• tcr rappresentare con i mezzi della scultura il paesaggio: fa uu' alba, un tramonto, un ura– )!":1110: che roba si:1 potete imaginare ! Il pubblico lo imagina, se ne ,\ivertc:: e non domanda di saperne cli più. Fortunatamente,
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