La Voce - anno I - n. 41 - 23 settembre 1909

168 LA VOCE attrntti, dalla certeua di un lucro maggiore, alle professioni libert'. Co~ì è avYenuto che sia andato deserto un concorso alle cattedre di topografia negli istituti tecnici; e in qual– che città in cui la cattedra di detta materia era vacante, si è do\'UlO for molta fatica per trovare un supplente. E pr~sto :,v,·errà qual– cosa di simile per In chimica, per la ragio– neria, per le materie giuridiche, e forse per la fisica e per altre materie. In seguito, ove non si prov,eda, il male si farà anche pii1 grnnde e generale. La scarsa misura degli stipendi con cui sono tuttora retribuiti medici e maestri va preparando per queste due professioni una crisi gravissima: il numero degli studenti di medicina è di– minuito in maniera quasi incredibile; e già sin d'ora le scuole normali non riescono, come è noto, a fornire il numero dei mae– stri di cui han bisogno le scuole elementari italiane. Ci vuol poco a pre,·edere che fra pochi anni, se continuano le condizioni at– tuali, andrà diminuendo anche il numero de– gli studenti che s'inscriveranno alla facolta di letlere e di scienze, non ostante l'impulso idealistico - che per alcuni è una \'era ,·o– cazione - da cui son mossi non pochi fra coloro che si danno all'insegnamento. È noto che alcuni decenni addietro, per richiamare alcuni alle facohà letterarie, si dovettero istituire in quasi tutte le (jniversità borse di studio che raggiunsero lo scopo an– che oltre l'intenzione di chi le a,·e\·a fon– date. S1 ebbe infatti, ad un certo momento. una pletora di laureati che in parte dura tut– tora; e la pletora si sarebbe forse an11a an– che senza l'eccitamento artificiale delle borse di studio, quasi per un ri~urgito dalle altre professioni, le quali a\'e\'ano la stessa sovrab– bondanza di cultori t, se ad ;dcuni offrivano speranza di pii.1 lauti guadagni che non l' uf– ficio di p1ofessore 1 ave\'ano però - in pa– ragone di questo - una minor certezza del domani e la necessità dell:1 concorrenza con– tinua, d'ogni giorno, nella quale i \'inti t::rano pili numerosi che i vincitori. Oggi le condi1.ioni sono mutate. Alla crisi di eccesso, pro\•crbiale tino a pochi anni ad• dietro nell:1 classe dei medici 1 sta per succe– dere, come abbi,11n detto, o è succeduta una crisi di difetto. Oggi son di\'enuti eccezioni anche gli avvocati seni.a cause ; e mentre al• cuni anni addietro sembrava molto note\'ole che nei primi tempi di esercizio della loro professione essi guadagnassero L. 1500 o 2000 all'anno, oggi "i s.ono an•ocati gionnissimi - anche di \'alore poco più che mediocre - i quali guadagnano quanto guad3gnano in- sieme cinque o sei insegnanti messi insieme, dopo 10 o 15 anni di carriera. In queste condizioni - le quali poi di– pendono da :1.ltre che è facile intuire e che ad ogni modo indicheremo fra poco - an– che le borse di studio costituiranno un ri– chiamo ass:ti tenne e cli scarsa eflìcacia. Esse potevan servire ad at1rnrre quei giovani che per \'Olontà propria o delle loro famiglie de– sider:w:rno di av\'iarsi alle professioni liberali senza a\·er però i mezzi di compier gli studi unh•ersitari. Molti son di\•enuti professori che un tempo sarebbero stati s.1cerdoti mercè i posti gratuiti e semigratuiti conce-ssi nei seminari e nelle scuole di teologia ai gio,·ani di famiglie po,·ere .. Ma oggi, per un com– plesso di ragioni, quasi tutte liete e benefi– che, le cose son mutate. La piccola borghesia e l'artigianato si sono solle,·ati economica– mente : e quando :1.nche credano di dO\·er nobililarsi coli' avviare i figli al conseguimento di qualche laurea 1 hanno opgi l.1 possibili1:l di scegliere il corso di studi che apra vie piÌI ampie e di:i l' abilit:11.ione :i professioni pili lucrose. Dovranno fors' anche far qualch: sacrificio per alcuni anni, ma insomma pos– son farlo, e lo fanno volentieri perchè ne prevedono compenso ben più lau10 che l'am· montare di una borsa di s1udio. In realtà poi questa gibigianna delle lauree ha cessato ormai di abbagil:1re gli occhi an· che degli umili, i quali han filttO un po· più di consueiudine al chiarore dell:t ci,·ih,1 1 e san distinguere le luci buone dalle false e le lucciole dalle lanterne, e dalle lampade di luce elettrica. In questi ultimi tempi è di\-e– nuto assai meno rnro che un 1empo il caso di medici, di professori, di a\·,•ocati, i quali a\'viano i loro tighuoli a scuole - anche pratiche - di meccanica, di elettricità, di agricoltura, e non perchè siano S\'ogliati (un tempo eran risen·ate a costoro le scholac humiliol'es) o ine11i a studi più alti i ma perchè i genitori pensano che 0\'e con le forze della loro intelligeni.n e buon~ \·olontà i figli riescano -· come spesso è avvenuto - :id acquistai' sicurezza cli cognizioni e di pratica, avrnnno nella lotta per la \'ila uno s1rumento di viuori.1 e di elevamento mate· ri: 1.le assai pili valido che non e.erte lauree. Così queste professioni, che tengono un po' delle arti manuali e un 1empo si confonde· \'ano con ques1e, hanno gi;1 attratto a sè fior d' intelligenz.e ; nè certo ,., è alcuna ragione di lagnarsene, anzi \'i son molle ragioni di es– serne lieti, perchè a questa 3pplic.azione di alacri ingegni ad opere p1odutth·e di ricchezze materiali noi dobbiamo ceno gran pane del ris,·eglio, che Pincu1ia e l'i.1sipieoza di go· vernanti non sono for1unat:1111ente riusciti ad impedire. i\la cerio O\"equesto indirizzo di cose con– tinui, e per il solo (alto di continuare, si aggravi, invece di v:ullflggio ne avremo danno 1 perchè la tloriclezza di uno Staio viene da un ceno equilibrio fra gli offici vari cui i cittadini possono applicarsi; e quando I' equi– librio si romp:1 producendo (per u5=-areun'i• magine molto car:1 ad alcu,ii iperemia in alcuni organi di at1i\'ilà sociale ed anemi:1 in altri, la Horiden:t ne t! gra\"emente mi– nacciata e compromesc:a. A ques10 appunto ci andiamo nviando. se non si pro\•,·ede: in tempo: e se aJ un salumaio :.rri.;chito o ad un esportatore di ca,•oltiori e di mele è lecito pensare che il mondo poss.1 andare a\'anti beni.;simo anche se non \'i sian letterati e filosofi e insegnanti, (1) e sperabile che a tale concezione del!' utilità wciale non si sia an· cora discesi sul banco del Go,·erno neppure nel gabinettto di S. E. il Ministero del!' In– terno, che certo non pecca per eccesso di slanci idealistici. Si può infaui csi:er imbevuti del piì.1gros– sofono utili1nrismo e tullavia pensare che nella società umana è neces~.1ria 1 accanto alla rie• cheua materiale, un:1 certa somma cli ricchezza ideale: si può attribuirle maggiore o minor \'alore, si può considerarne necessaria una maggiore o minor qu:1ntit:ì 1 ma insomma, o,·e si abbia un po' di senno e si consideri con quali mezzi si manten~a la com·i\'enza umana, si de\·e necessariamenle ammettere che, 0\e negli uomini ,1nnti in societa non fos..~ altra preoccupazione che della ricchena ma– teriale, e ogni atti\'il:\ fosse esclusi\'amente d1ret1a all 1 :iccumulazione di t:ssa. ne \'errebbe una lotta cosi \'iolentemente beh·ina, da ren• dere inconcepibile l'esistenza s1ess11della so– cie1il. Per ques10 l'opera di un Governo ill11- minato, mentre si rivolge opportunamente a manlener vive e copiose le fonti dell.:1 ric– chena economica, de\ 1 C :mche provvedere a che non si spenga quc~to fuoco ideale, che è \ero fuoco di \'ita per In società. Ma ques10 fuoco ideale non si può preten– dere nè si de,·e desidera1e che sia 1enuto ac– ceso per opera solo di alcuni, i quali sian quac:i gli ac:ceti della socie1l 1 mentre gli altri badm ccmodamente ai loro affari. E un fuoco che la Socie1;'1 stessa de\e custodire e nutrire. anche perchè solo a questo pJtlo tutti ne saranno un po' riscaldati. l\on si può cioè richiedere che le \'estati di quel fuoco si nu· 1rano pre\'alentemcnte d1 idee, e 1 contente d1 stare ali' altezza delle lltl\'Ole con le aquile e con le allodole, disdegnino ogni preoccupazione e pensiero di vita materiale. Che gli inse– gn,mti tengan l'unicio loro 11011 come un me– stiere, ma come un o.f/ìci11111, come un apo– s1ola10, questo lo St:110può e deve pretendere: ma es'iO de\'c anche quale rappresent:1111edella Soc1eù, mostrar di i1111.::ndereil ,alore di questo apostolato e di saperlo apprezzare e retribuire con\·tnientemente, 1anto piì.1che l'eflìcacia dell'opera che gli insegnanti com· piono cresce non c:olo per la maggior 1ranquil– li1.i. e soddisfazione con cui essi b compiono, ma anche per il ma~gio· ,alore che ad essa (1) Una ,•olla era ques1a, all'incirca. am.he t•..,. pinione di Arturo Labriola. (1\. d. R.;. Bibloteca Gino Bianco anche nella forma ponJerahilt: della retribu– zione econom1ca 1 as~gna la Socitt.t. • Per 1u1to questo insieme di considerai.ioni io penso che una lolla rer i miglioramenti economici della classe sia parte integrante, necessaria di quella campagna che hanno ini– ziata e \'an comb:1.tte ndo eia oltre due :inni i Nuovi Do1•ed, nel solo vantaggio della scuola e degli interessi ideali che dnlla scuola dipen· dono. Perciò, sebbene io si:l apparso ad alcuni, nel 1empo che fui alla preside111...1della Fe– derazione, come l'espresi:ione piu intransigente e quasi alteZ1osa del ~miero di coloro che ,·oglion sdegnata ogni questione di de11aro, ho detto in principio di questo scritto di rite– nere che la Federazione debb:1 1 dopo le riso- Iuzioni del Congresso, \ olger la sua azione immediala ad CJttcnere tutti quei pro\'\·edi– menti la cui allu:uione è condizione prelimi– nare e necessaria a ogni serio esperimento di riforma della scuola. E ritengo che un ministro, il quale pur non senta le fonc sue :me a compiere l'impresa grande della riforma e . neppure dell'cspedme1110 che donà precederla, debba almeno 1ù•olgc:re sllldi e opera a questo l:l\·oro preparatorio. I p1ov,•edimenti da pren– dere senza indugio sono quelli che andiam ripetendo dn tempo: lep;ge l{ampoldi o altra simile ltgge sul computo degli anni di ser– \'izio e sui limiii d' e1à; ruolo unico (che è di straordinaria impollama, specie per l'even· tuale esperimento della scuola unica di grado inferiore): leige sugli insegnanti e sull'inse– gnamento di ginnastica, perchè si possa fra non mohi anni a,·ere le condizioni per rego– lare in modo sano e 1az1onale l'educazione fisica, la quale doni1 esca pure esser rinno– \'ata in una riforma ~ella ~cuoia; e poi il miglioramento delle condizioni economii:he di tutti gli insegnanti, secondo 4uan10 ho deuo innanzi ampiamenlc. A questi prov,·edimenti economici sono da aggiungere altri, di altra naturn. Due mi sem– brano mgentissimi: quello per la preparazione degli i11segna111idi lingue moderne, e la co– stiluz1one al ~linislero di un organo di dire– zionr tecnica della scuola. Qunnlo al primo non è sperabile che ..,j po!-sa in bre\'e tempo conseguire l'intento e a,·er tutti gl'insegnanti che possono occorrere per un primo esperi– mento un po' ,·.asto: ma questo non ,·uol dire che non si debba far qualcosa sin d'ora. Se non ci saranno subito molti insegnanti cli lingue e le11erature moderne. adatti ai nuo\i 1ipi di scuole, si faril un esperimento piu ri– stretto: ma si pro,\'eda sin d'ora a fare che ci siano almeno per il seguito. Quanto :dia costituzione dell'organo di di• rezione tecnica della scuola, ne hv parlato ahre ,·olte sul Giornale ,J" llalia e sulla Voce, per dimos1r1re che l'espcrimen10 della riforma non porrà compiersi u1ilmente, 0\'e non sia diretto da persone che abbiano intelligenza aperta. coltura larga e socja, e conoscenza profonda della scuola. L'occa,ione di costlluire un organo sitfat10 si present:t\·a acconcia con la legge dell'ispettorato: ma l'inerzia mentale del ~tinistro e delle commiscioni parlamen– tari, e la paura di do\'er chiedere alcune die– cioe di migliaia di lire in piu, mentre si pre– parava la discussione dei nuovi crediti militari, ha fatto sl che la legge restasse allo stato di aborto e mancasse ai 'iUOi scopi più im– portanti. Se non che lo stesc:o ministro Rava, quando dichi:1rava - in risposta ai critici - che la legge non volesse esser allro che un provvedimenlo temporaneo (dichi,1razione dav– vero stupefacente, a proposilo di un progetto che si trascurava da 27 mesi ptr gli uffici di ~lontecitorio) 1 riconosceva che una legge più radicale ed organica dona lene( dietro a quella gia appro,ata, ed è sperabile che d1 questa almeno egli senta il do,ere di affidar la preparazione a chi abbia la possibilità di com– pierla con senno e compelenta. Tutto questo complesso d1 pro\'\edimenti ho chiamalo liqu,il,1\io11, tld p.1ssalo, perchè si traila di integrar leggi manche\'oli e toglier lo strascico di malcontenti e di disagi che esse o han lasciato o hanno anche a@gra\•ato e crealo. Ma mentre è liquidazione del pas– sato, è anche preparazione dell'a\'\·enire. Que· sta preparazione almeno è da augurarsi (è anche da sperare?) che al ministro non paia i:uperiore nè alle sue forze, nè al suo do\'ere. E a questo donà appunto badare la Fe– derazione. Ugo Guido Mandolfo. Noveanni di azionefederale. Alla Yigilia del nuo\'0 Congresso mi pare utile ed opportuno ricorJare quali 5iano Slale le origini della nostra Federazione e quali le vicende e l'opera ~u:t fino ad o@gi. Il farlo, se io non m'inganno, ollre che esser fome di compiacimento legittimo per i trionfi mi– rabilmente ottenuli, è l'adempimento di un preciso do\'ere di p.r:llitudine verso coloro che ci guidai 0110 nlla vittoria e deve ..1nche amn1:1e!-trarci a non ricadere negli :mtichi errori: in quegli errori che minacciarouo la nostra stessa ,·irn associ:ui,·a. Precisamen1e questo fu il concello che mi spinse a ri– prendere tra le mani gli Alti dei precedenti Congressi e a ri,olgere 1 sia pure fogacemen1e, lo sguardo alle discussioni in essi 3\'\'enute, che, .:i-e tah·olta fuiono sterili e non del tulto opportune, piì.1 s~sso furono irn-ece importantissime. Ricordiamolo tu11i. Dopo i primi contrasti e le prime incer– tezze che accompagnarono il na-.cere della nostra ;1ssociazione, a~!lli..,temmo ad un ric:\'e• glio mar:n-iglioso di tulla 111classe, e la Fe· deraziont: 1 con un moto ascensionale cosl ra– pido che ha del procligio 1 nel nostro primo Congresso nazionale si mostrnv:1 gi:\ forte di forse 4000 e pili soci e piena di \'ita, di ardimento, di entusinsmo virile, pen.:hè 11011 si perde\'a in declamazioni, ma spinge,a ad operare ed a sè .;tessa tracciava n1:1gistral• menle la da da seguire. ~la ,·enne10 giorni più tristi, giorni di lolle e di sospc1ti 1 a cui c:egul la ribellione; poi 1 conseguenza di ques1a, giorni anche più tris1i e dolorosi, in cui \edemmo allonta– narsi dalle nostre hle centinaia e centinaia di soci, di compagni di fede e di la,oro, e le defezioni non si contarono più, tanto che in pochi mesi era\'amo già dimen:nì. Era parso che troppo si fosse osato, e contro la Federazione. combattuta ora apertamente ed ora con le armi dell'os1entata indifferenza e del silenzio. si ri,·olge\'ano tutte le ire dei « ben pem:anli •. Solo a stento e dopo un la\'oro assiduo di parecchi anni e dopo dichiarazioni che chiarirono il significato del ,010 di Roma, eliminati a poco a poco i sospetti, si potè molto adagio I iconquist:1rc il terreno perduto. Ma intirnto fatti nuovi erano a\'\'enuti, e quel fine immediato, che la Federazione si era pro· posto, bene o male e più o meno compiut1• menlt-. era raggiunto: mggiunlo per \'irtù della Federnzione e per opera sua, benchè forse le conquiste s1rappate da ques1a si \'olessero poli– ticamente far piuttosto apparire come conces– sioni ad : Itri nuclei mrnon arolitici, sorti da essa e in contrasto con essa. ~la il succe,;,so di frequente costituisce un pericolo. E infatti molti, soddisfatti di a\'ere ottenuto ciò che quasi non ispera,·ano più, cre-de11ero inu11le qualc:iasi nuo,·a :tgi1ai.ione: mentre altri, dal successo stesso prendendo len:1 3 perseverare, cominciarono :1 manife– stare più foni e pili violenti, e spesso gli uni in contraddizione: con gli altri, gli ap· pt:titi delle v:1rie classi e categorie d" inse• gnanti, e pan·c si minacciassero nuo\'e scis• sioni. Dice\'a gi:t il Consiglio Fede1ale nella relaz.ione presenlala al Congresso di Bologna che l'appro\'azione delle due leggi era e un trionfo, ma porrebbe segnare l'inizio della decadenza, se aprisse l'adito alla st: 1nchez.za e ali' indifferenza dei soddisfatti, ali' impa• zienza sfiduciata dei malcontenti, o alla di– scordia di particolari aspirazioni contrastanti». E il Presidente Juvaha aggiunge\a nel discorso inaugurale : « accanto alla \'it1oria è pure il pericolo che si consideri esaurito il com

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