La Voce - anno I - n. 41 - 23 settembre 1909

LA VOCE in un dei quali predomini il gruppo delle lingue moderne, e in un iltro quello delle lingue classiche; in uno le scienze e in un altro le lettere? Quelle tali materie di stu– dio « sono o non sono elemenci di quella tale cultura? Se sono devono entrare nei pro• j,:r:tmmi di tulle le scuole che si propongono la formazione di quella cullura ; se non sono non devono enlrnre in nessuno di quei pro· grammi. - Il che vuol dire che la scuola dev'essere mu,, e 11110 il programma, come ,mo ~ lo spirito». Attuazione razionale dd programma scolastico. Indispens.abile è finalmente sentire come intenda il Gentile sia da porgere quella cul– tura generale che è la sola vera ed utile cultura a cui de,·e mimre la scuola media italiana. Questa cuhura consiste nel suscitare il biso– gno del la scienz,1, nel ra, ne nascere i pro• blemi. Destare l'interesse, diceva Herbart. Que– sto interesse- è la vera cultura. Ma sentiamo le sue precise parole. « lo - egli dice - non potrò far dei filosofi nel liceo; ma devo scuotere il tor.' pore degli spiriti, devo ritirare l'osservazione degli scolari dnll'esterno sull'interno loro, dove tutti i pensieri com·engono, e a tutta prima sono in discordia fra loro : devo con una serie di riflessioni mo1trare che c'è un problema filosofico. Non importa che essi se ne vadano prima di poter avere la soluzione: o che tutti i filosofi hanno trovata la loro aoluzione? Ma tutti hanno riflettuto, tutti hanno preso ad amare la verhà, hanno sentito la serietà della vita e la dignità dcli' uomo sul mondo. E questo sarà un gran bene che io avrò fatto, se avrò sapulo ·rarlo, a' miei gio• vani. I quali non si rideranno del dovere della verità, di tutti gli ideali i anche non sa– pendo la loro ragione, essi sapranno che co– testa è una questione ass.1i difficile, e che una alu,ta di spalle scettica è segno d'ignoranza e di volgarità. Questo lo sapranno. E rimarrà loro immancabilmente il desi– derio della soluzione, possano poi pensarvi o no con assiduità e con metodo. Sapranno che Il c'è un gr:nie problema, e, quando po· \ranno 1Ì\·olgeranno tutto l'animo a chi par– lerà loro di veri1à, di dovere e d'ideali, con quell'allenzione e sinceri!:\ con cui ascoh,rno chi ci parla d'un comune interesse, E sapranno magari dislinguere, allora, il filosofo vero dal ciarlatano, e cosi il democratico dal dema• gogo, gli amici veri dagli amici interes..~ti e falsi della verilà e della giustizia. Le scienze naturali nella scuola meJia non potranno, non dovranno dare una cognizione scientifica della natura, ma polranno sibbcne far nascere il bisogno, far sentire la neces– sità di quella cogni1.ione, che dalle scienze naturali ci è fo, nita: crearne, a cosi dire, il gusto. Non si trnlla già di dnre quelle no– zioni che paiono fondamentali od elementari. Nella scien1.a 11011c'è fondamento se sopra non sta I' edilìcio, e gli elementi per sè sono membra di\·ulse e senza ,.,aJore. Ma il natu– ralista può e dc-,·e con ossen•azioni appropriate ris\'egliare la curiosità scientifica per ciascuna ,!elle clJssi principali dei fenomeni naturali. Sarà appagata o non sar:\ appagata questa curiosil:\ 1 non importa: sappia l'uomo almeno come sorgono i problemi delle scienze naturali lalla stessa riflessione H1lle rappresentazioni, che ogni uomo non può non possedere. Nè le matematkhe nell.1 scuola media po· tranno essere l'iniziazione della cultura scien– tifica corrispondente delle università: ma l'e• sercizio di quello spirito coslruttivo e dedut– tivo, che ha create nel la storin le materna~ tiche, e il cui S\'iluppo disporr:) allo studio dtdle medesime. Nè le lellere faranno il letterato; ma in primo luogo renderanno allo spirito familiari i pensieri più eletti che siano stati pensati dagli uomini; e in secondo luogo affineranno il gusto, abi1uandolo alP:malisi della forma che si ammira nei capol:1,•ori e che il nostro stesso pensiero assume quando raggiunga quel tanto di chiarezza e gagli:1rdi:1 che è neces– ~rio alla vita piena di ec-;so: ideale di forma che resti innanzi qual mèta, a cui ciascuno potrà più Cardi sforzarsi di approssimarsi sem– pre di pili, Nè lo studio de!le lingue farà il filologo i ma baster;, che aiuti a far conoscere neita• mente quella forma appun10 che diciamo classica, in cui traspare 1'2nim1 tutta dei no· stri greci, dei nostri romani e di quanti dei pii1 prossimi :i noi e della nostra geme s'acco– starono a c1uel nitore de1,diantichi. Conoscenza che sarà bene, credo, che portrno con sè, uscili d:d liceo, anche se dimenticheranno la coniug:11.ione d1 qualche \'Crbo greco o qual– che particol.11c della sinla'-si latin:1, tutti i gio,•:mi, a tJualunque segno s' indirizzino. Perchè il nitore della formn è la precisione delle idee: e le idee precise gioHranno :11 poeta come al filosofo, :11 naturalista come al politico. La filologia non l! forse perpetua analisi d'idee per vederle nette e precise una per una e nel loro insieme? Abbandonate, se vi pi:1cc 1 In filologi:i i 111:1 perderete il frutto dell'insistente la\'oro secolare dell:i nostra rana intorno a questo bulino delle idee, - d'ogni pensiero; bello, vero, buono o utile che sia, - che è la lingua >. Preparazione degli insegnanti. Adeguare i meni al fine: ecco la prima delle riforme, e la più necessaria di tutte. La quale importa però una riforma delle fa. coltà scientifiche e letterarie delle università: queste facoh:\ non preparano o preparano male i foturi maestri della scuola media. Nè pre• parerebbero meglio con la divisione, che al• cuni vagheggiano, in due bienni i: il primo consacrato a integrare e intensificare la cul– tura liceale, e il secondo diretto alla prepa• razione strettamente professionale. Se il primo biennio si destinasse davvero a una ripetizione della cultura liceale non se ne :avrebbe che danno intellettuale e spreco di tempo e di energia. Se il liceo non prep.ara alla vita della scienza, bisogna provvedere affinchè esso adempia, come e quanto si conviene, al fine suo; non già asstgnare ali' unh•ersità il com· pito di una cultura formale il quale tinirebbe per snaturarla: fine dell'università è la scienza. E nemmeno si fo bene a distinguere, per ciò che si rirerisce alle università (come pur– troppo avviene per la scuola media) il fine ~ientitico dal fine profes!-ionale. c. No, il fine dell'u11h·crsi1à è la scienza sempre, giacchè la proressione buona è quella di chi ha cul– tura rigorosamente scientitica .... Che può es• sere la preparazione profèssionale separata dalla scitnlifica, altro che empirismo? Ma l'empirismo, oggi, non pare più a nessuno sufficiente, salvo che per le arti affatto manuali, come l'ostetrici:J, a cui non si richiede nè s1udii scientifici uè scuola media ». Peggio ra r consislere la preparazione scien • tifica nel possesso Jd metodo d'insegnamento, come strombazza no certi pedagogisti. Il me– todo non è come una casacca che si può mu– tare a talento: è l:i maleria istessa che si ha tra mano e la conoscenza insieme del fine della scuola in cui quella materia ha da essere insegna1,1. Concepire il metodo come qualche cosa di separato dalla disciplina che s'mSt-gna, come di per sè stanle, è come concepire I' as– surdo, l'impossibile. Tale disciplina, 1ale me– todo; tale scu9la, tale metodo (1). Onde le scuole di magistero do\'rebbero essere dei seminari scienlitici, come nella scuola normale di Pisa, le qu:ili non presu– messero gi~ d'inst-Snare i metodi, ma curas– sero solcanlo di e rin"igorirc e age\·olare la cultura scientifica dell'insegnante >. E occorre poi che« :ii foturi insegn:inti (compresi quelli della facohà di scienzt) siano assegnati studi filosofici, che garentisc:1110 lo sviluppo della rHles~ione razionale sui folli e sui valori dello spirito umano, svolgendo e determinando le naturali :111itudini :ti problemi speculativi, alla consapevolezz:i della n:1tur:1 dello spirito, - che è il centro della vi1:i 1 - e :111' analisi rigorosa dei concelti :.. « Queste idee della trnsformn1.ione delle scuole di magistero in seminari scientifici e (1} Contro la ped:lgogi:t dd mdodi, aslrnlla e formulistica, i no-itri amici dd Nuol'i Do1•e1 i gui· d:1110 111111 c:un1>a1,:11,1 che J.;Ìovet:\non interrompere-, e alla quale ltJ Vou dar;\ 111110 il suo :.iuto. La J>eda~ogia.... u0ic!.1le è inf,111i 11110 dei peggiori m:1la1111i cieli' uni\ 1 er!-ill1.italiana, e costituisce un gr:wc pericolo nuche per qucllt: f.icoh:'\che ancora ne sono immuni, 111a lle quali i petf,,gogisti at• 1euta110,con OJ.;nilor meno. (N, d R.;. Bibloteca Gino Bianco della piu seria cultura filosofica Jegl'insegnanti sono, secondo me, i due punti su cui si do– vrebbero concentrare gli sforzi di 4uanti de– siderano migliorata la preparaziC1ne di essi. > La miglior preparatione scien1ifica tfiloso· fica) degli 111~egnanti ronerc:bbe a quell'unità di in:.csnamento che è il porro 111111111 d'ogni scuola. « Senza l'unii.\ dello spirito educatore non c'è educazione possibile ... :, Questa man– c:1n1.adi unità è foconda di effetti dannosi, è la caus:i della indifferenza e dello scellicismo degli scolari din:inzi a tutte le m:iterie e a tutti gl' insegnanti; è la causa del cosi detto sor:r,u(.iri.o tanto a ragione lamentato nelle nostre scuole, sonaccarico che dipende dalla m:1nc.1nza Ji qual~iasi intesa eJ accordo del corpo insegnante. Alla quale intesa ed accordo do\'rebbero pro,•,·edere i capi d'istituto, se essi purtroppo non u-.cissero dalle uni\'ersità con quella prepar:nione istess.1 che abbiamo detto insufficientissima negli insegnanti. Ecco l:i seconda importantissima riforma che il Gentile vorrebbe presto \'edere a11uata. Altre piccole riforme. Le altre sono riforme di minore momento e di piì.1semplice e focile attuazione. Sarebbero da riformare i pros.irammi nel senso di rendere, per ogni maleria, meno estesi e pili intensi gli '-ludi secondari: rifor– mare in i~pecie il programma di scienze e quello d' il:aliano: togliendo da questo la « ,·ee-:hia usanza rettorica tlei componimenti, ortopedia o ro\•escio dell'intelligenza e della volontà »; da quello il soverchio di notizie scientilìche che sono un ingombro della me– moria. « L1 quantità non giova. Ci ,•uole la qm1li1à: ci \'ogliono i problemi, che sono pochi, non afferrabili in, bre\·e, ma focilmente coordinabili all' inst"gnamento umanistico ». Quanto al greco, al po\'ero greco che ha sofferto di questi lempi una specie di jettalura, perchè visto di malocchio d:i go"ernanti e da governati, il Gentile, pH.1cl:tuicisl:i dei clas• sicisti, « piì1 realista del re » 1 com' egli dice, vorrebbe si cominciasse a studiare qualche anno prima, e si smettesse di prestare orec– chio a giornalisti ignoranli e a scolari fannul– loni. E quanto alle altre scuole imp,opri'amtnte chiamate medie? Il Gentile vuole e scuole tecniche e commerciali svariate; le quali, se saranno ,eramente tecniche e commerciali, come oggi le desideriamo ancora in Italia, 11011 tln·otto ,h,re adito all'1111ivtrsilà 1 mai»: queste scuole riuscirebbero poi allo scopo di purgare la scuola classica - media - dagli elementi per1urba1ori che ora l'arfollano e la gua,i;t.ino. E la St:Zione fisico•n1:1tema1ica degli istituti tecnici? li Gentile non vi accennn mai nel suo libro; ma è focile intendere che la vor– rebbe senz 1 :altro abolita. In conclusione, se dal libro di Giovanni Gentile \'Olessimo ricavare un ordine del giorno da porre in votazione, esso sarebbe il ,eguente : 1. 0 La scuola media ha per fine la for– mar.ione relativamente compiula dello spirito, e per cil> l:1cultura (mri{o) da impanire de· v'essere puramente formath·a. 2. 0 I.a scuola media non può essere che di un unico tipo, perchè 11110 è lo spiri10, alla cui form:izione la scuola media intende. 3.n le scuole tecniche e simili non deb• bono dare adito alle univer!il:". 4.' Gli alunni che si av\'fono :1lla scuola media e· quelli che s'a,·,·i:1110 all:t scuoln tec– nica non debbono essere mescolati insieme. 5.° Con l:t riforma della scuol:1 media è intimamente connessa quella dcli' univer– sitaria; m:i l:1 riforma della prima consiste, oltre che nel richiamarla al suo proprio fine, nel ritoccare i programmi rendendo lo stu· dio delle ,·arie discipline meno e'-le~o e più intenso e coordinando i ,·ari insegnamenti e i vari (troppi 1) insegnanti al con~eguimento dell'unit?i diòa11icai al quale ultimo scopo gioverebbe ridurre il numero dei profossori del liceo; e l.1 riforma della scuola uni\'er– si1:1ria con!ò'.istenel 1r.1sform:1re le scuole di magistero in seminari scientifici e nel for– nire ai ruturi maestri delle scuole medie un 167 insegn:mtnto rigorosamente filo~ficoj poichè è necessario alla ,·i1:1della 1 .1zio11eche i suoi maes1ri abbiano un':mim:a e che creino un' a• nima in ci:1-.cuna scuob. Hui, Agosto, 1~1. Salvatore Coppola. LA LIQUIDAZIONE DEL PASSATO Fatica troppo ardua :i certe braccia: ne com·eniamo. E siam disposti anche a dichia• rare che non ru tuuo male se, in considera– zione di questo, l'on. Rava si è guardato con molta diligenza dal sollecit:are come che sia il la\•oro della Commissione per la riforma della scuola media. Il Ministero che potrà at– tu:ire la riforma con profitto \"ero della cultura appare, nell'incuria abituale e ,•olontaria in cui sono ora tenute dai nostri go,·ernanfi le questioni più :alte della scuola, come un pc~• n:aggio mitko, un messia, come ,olui (/1t deJ:e tu11irt. 1'1a, in attes:i di questo p:aracleto, noi pos– siamo fratt:tnlo domandare che si preparino quc:lle condizioni, nelle quali la riforma potr:\ essere a1tua1:1 con sincerità e con vantaggio. lo veniam domnnd:indo da tempo, inu11lmente: bisognerà che gridiamo con voce r1i.1 forte, più concorde e più frequente. se si continuerà a fingere di non udirci. lo p~nso anzi che, quando il prossimo Congresso abbia svisce• rato la questione della riforma della scuola media e ne abbia dimostralo l'importanza e abbia additato la soluzione pili acconcia o al– meno la \'Ìa pili sicura per giungervi, mentre i comballenti pili :alacri continueranno ad agi– lare il problema della .-iforma perchè penetri nella coscienu del paese e ne sia affreltala la soluzione, l:a Federazione dovrà tempora• neamente raccogliere le sue forte per ottenere che sian risoluti ltllti quei problemi prelimi– nari i qu:1li, finchè rimarranno sul terreno, sa– ranno un ostacolo fortissimo ali' altuazione della riforma. Nessuno infatti che abbia un po' di cervello può pensare che l'esperimento il quale, nel concetto ormai quasi di tutti, dovrà precedere l' alluazione piena della ri forma, possa dar suggerimenti sicuri quando in mohe scuole sian tuttora ad insegnare vecchi cadenti e sordi, o quando l'insegnamento, per es., delle lingue e lellerature moderne, che in qualche tipo nuovo di scuola media :avrà certo un' imporlanza note\•olissima 1 debba an~ cora aflid3rsi in buona parie a ptrsone la cui coltura non ha solide fondamenll in un corso di s1udi storici e filologici. C'è poi un altro pericolo, più gra\'e pcr– chè più generale, che minaccia di render nna ogni riforma della scuola media. Anche que,10 l'abbiam segnnlato in più occ:isioni, ma l'a,•erlo fotto h:1 servi10 1 nnzichè a richiamare la vi– gile allenzione di chi a\'eva l'obbligo di pren• dere in esame il problem:1 1 ad attirarci una stolta :1ccusa di in1tord1gi:1 e di preoccupazioni egoistiche; e il UJrritrt. della Sua, il qt1dle pure in un suo articolo afferma\'a che ormai una famiglia della media borghesia riesce a stento a sb:ircare il lunario con meno di die– cimila lire all'anno di entrata, scagliava acerbe rampogne eon1ro t1ue1 Sardanapali d' inse– gnanti, i quali ritengono e dicono che :1200 1 1800 1 qoo e persino 1000 e 800 all'anno non sono sufncien1i 1 sia pure come stipendi iniziali (che non crescon del resto nè troppo presto nè 1roppo notevolmente) a chi comin• eia la carriera a 26, 28 1 30 e più anni, dopo un lungo tirocinio di studi e di concorsi. In questo problema è inclusa anche una questione di giustizia, dopo la legge che hn numentoto lo stipendio di tante categorie di impie-gati, creando una spcrequarione nuov:1 a danno degli inseg11an1i e per mohis!limi pili gra\'e di quell:1 anteriore alla legge 8 aprile 1906. )la qui, poichè 1rat1iamo la questione sollo un aspelto dHerso, qui ci preme d1 ad– dit::re ancora una voha la seri:1 minaccia che v• è inclusa di un gra,·e danno all:i scuola. Qualche segno comincia gi~ a m:inifeslarsi. Per quegli ins:egnamenli a cui si può aspi• rare con diplomi che apron la via anche al• l'esercizio <l1profesi;ioni libere, si a\'verte gi:\ una SC'arsitJ Ji aspiranti, perchè i pili sono

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