La Voce - anno I - n. 14 - 18 marzo 1909

LA VOCE che, come nel vecchio Verdi del Fa/staff, non significano altro che una impotenza ad essere giovani 1 E 1 in ultimo, diamo questo consiglio ai Debus-.y europei ; ma t:mto per fare e per dir meglio il nostro pensiero, chè i consigli non si accettano quasi mai : « pro– curate di sciogliere il groppo che in voi hanno fatto tutte le vostre attiludini spiri– tuali e che, nel modo con cui le presentate l'IOll sono che reciprocamente micidiali. Li– mitate ciascuna delle ,·ostre attività e quale mettete al servizio dcli' altre e quale corag– aiosamen1e sopprimete. Sono sacrifici che per quanto dolorosi son come potature che ren· dono più florido e fecondo I' :albero. \'al più un buon critico di un cattivo compo– sitore, e di un cattivo critico, chis,à che non valga più un buon maestro d' ar· monia ..•. Non fate insomma che la ricchezza vi sia perico\os.'l come a l.'.'.oloroche non la sanno amministrare! ». Giannotto Bastianelli. 11 movimento dei professori. La trisle riputiuione cli in"",ci"bi\it:\, di egotismo e di anacoretismo ombro,;o che pe:-a sui profes– sori in genere e sugli insegn:mti medi in ispecie t anticn, e, ad esser giu,;1i, non del tutto inune• ritata. Un po' dt:i difetti del pedante cinquecen– tCSC() sono rimasti ar1>icdcati 1>t:rlungo temPo a tutta la su;1 placida lli.,cend~nz.a i colpa un po' dcll111>rofcssioue, un po' dell'educazione e molto ,lella secolare miseriit civile della nostra gente che offriva la miglior cultura al microbo del monachismo, detl'.1ccademismo edt"gli studi solit:ut e faticosi, se• questrnti dalla vita ed ignari delle ,mc necessità.e dei suoi doveri. L,'lnuova Italia. la lèrzn ltn\i11 -è coM risaputa e prove1bìa\e - non f~ce nulla per risve– gliare gli inst:gmmti, per :wimarh, per costringerli ad .1cc111istar coscienza 1>iena <li 111ttoil bene e di tutto il male che es-.i potevano fare alla società uscita dalla rivol11do11e. liberale ed unitaria; ma anzi la sua burocrazia, o, per ~sser giusti, molli di c111ei burocrali cui elln credette opportuno affi– d,ue In vi~ilanz" dc:ll'istruzione nuionale, fcrero , 1 ue\ mollo che t'rA In lorn ftOlt-re per i!'lohne, scoraggi1ue, abbrutire i professori che essi erano venu1i recluumdo in grnn parte, secondo crite1l di opportunità e di fa,·ore, e in piccola partecon metodi saltmul e laborio"i di concorso, in cui il favore entrava ancora per mille vie sotterranee. E nell' abb1mdono morale e intdlettuale in cui erano la~iati, nelle punture, nelle delusioni e tal– volla nelle umiliazioni da cui erano rallegr.1te le ore che a\Trcbbero dovuto dcdic..-areal riposo o allo studio, nel contrasto tra le grandi s1>eranzee talvol– ta tra le orgogliose: ambizioni dei primi anni e la desolata realtà prereute e fu1ura, anche i migliori veniv1mo 1>e1dendo ogni fede, anche i giovani scntiv:rno le loro idee farsi precocemente servili. e la diffidenza verso In nazione, la scontrosa osti• lilà verso la vita sociale, le :.ue lotte e le sue vittorie, diveniva ogni giorno 1lil1 profonda nel loro animo. Richiamare alla perceiione del reRle, al senti– mento del grande conflitto sociale e del dovere di parteciparvi qu~to branco di solitiu I iracondi o scorati, spingerli uniti verso fini comuni pratici o ideali, sembrava impreSa disperata. 11 Governo, per conio suo, non che provarcisi, guarda,·a con difhdt:n:ut ogni tentativo ,solato. Pure la f~cle, l'energia e la tenace opero-.i1:'tdi pochi uomini cli buona volontà vi sono liusciti. M,l do,·e trovare lo Swih o il Cen·antes che racconti in un'opera di ironia e di dolore le infinite Jlic-cole miserie, gli ostacoli umilianti e le farse hu·rimose di quella 101111? 11 De Amici~ ha i111ravi-.to e realizzato solt:uito in parte il A'omam:o di ,m maestro: chi saptl\ scrh•erc il Romanzo d' 1111 proftssore, e mosirare sullo sfondo tiella sccun tutta l'infinita piccolcim, e miseria della 110 .. 1ra vita amminislrn• tiva e politica? L'amico Salvt"miui ne ha f.ttto, con forz, e con passione, la croni'itoria nella sua Com,,umo,a::io11e di Ciu,;epJ>e K11ner; m3 occor– rerebbe la fautasia di u11poeta satirico per ridar vita e colore a quell,1 strie <li conati, in cui trn intrighi e guerricciuole mirmidomche si giuocawt il des1ino della scuoi" e della cultura media d' I– talia. Comunque, il miracolo fu compiuto e i profes– sori si assoc:iArono e scesero in campo con un programma ben definito. Alla borghesia dominante, che ha p0sto come misura dal wtlore sociale la ricchezza e il guadagno e essi chitscro uno sti– pendio meno iusulta111e; contro le burle feroci e spagnolesche elci burocrati e: politicanti che Hpie- ){avano al docile servilismo a furia di umiliazioni, cli traslochi e di sci.ppellotti mornli chiesero cd ot– tcnner'.> delle garanzie giuridiche. Poi, sentendosi finalmente una forza, sia pure modesta nella corn– l>.il(inc soci.1le, fecero mode-.t;lmcnte un 1>0 1 di psame di coscienza, riconohhero che molte tradi• 1.ioni erano mutate nella vita, mentre restavano unmobih e inerti nella scuola, e poichè la sruola, in somnm, è quale il pro(eso;ore la concepisce e la \'uolc, se111iro110 che nelle loro idee, nei loro metodi, molte cose :rnclavnno nmlate, che In ,·011- fi,,e ci aveva intaccati chi 1>iù chi meno tuui quanti, e che bisognava dar 11110,·aria ali~ scuole e alle intelligenze, spalancando molte fine..,tresugli s1ipi1i ddle quali i rag-ni della pedante.ria avevano intessuto le loro tele. Cosi sor-.e, fu formulato e discusso il problema della riforma della scuola. Quasi 111110 questo movimento, che non fu solo di appt:titi, ma anche d1 idee, si è svolto in gran p,irle fuori della coscienza politica del paese. Il gran 1mbblico, cui giungt:w1 l'eco di quelle pro– tcs1c e di c1uelle po\enud1e, le credette mere que– stioni di cla.!<òse le confuse nella sua memoria colle domande e i clamori che salivano i. lui da parte di tanti l:ruppi d'impiegati o di operai mal– contenti dei loro s1ipendi. Perchè mo-.trnrono d'ac– corgersi cht' le condizioni delll\ s,:uola dipendono intimamente da quelle del\' insegnante, e che bi– sog11r1va1rnsformare questo, l)er rinnovare quella, pochìsJo1i111i pensarono che fosse cosa buona e di vantaggio comune, aiurnre la clas-.e degli in"'e– gnanti iu <1uesta opera di rinnovamento e di tra– sformazione intima che. parte di essa tentava faticosamente iniziare. l\la come avrebbe dovuto nccorgersene il gran pubblico. se il Go\'erno, di cui tutti gli Italiani dicono S1="mpremale, ma d,t cui attendono sempre l'imbeccata, guardava con clis1>etlo ll quel moto e lo ostacolava di sotto mano? E si vide questo caso singuhne e memorando nella storia dei rap– porti clcllo Stato e dei suoi impiegati, che gli inse– gnanti dovettero agitArsi e gridare per e."-Sere meglio adoperati ai fini del pubblico insegna– mento e più seriamente sindacati nella loro opera, non meno che per ottenere un aumt:nto degli stipendi. Di solito nei paesi ove il Governo ha , 1 erame11tt: 1111 contenuto politico e un'autorità morale e l'utile comune is1•irnl'opera. elci ministri, tocca, naturalmente, agli impiegati far \'l\lere i loro diritti ad un migliore compeuso, e tocca a coloro che hanno nelle nrn11i la cosn pubblica, dettar nuove condizioui, e chiedere iu proporzione Jel com1>enso accordRtO, o 1111 personale più colto ~ più attivo, o un lavoro p1l1 intenso e meglio llisdplinato. lu Italia i Ministri della P. Istruzione finirono coll'ac«:tt.1re l'idea dell'aumento disti– pendio, ma detestarono come 1>retesa ereticale il concetlo che gli insegnanli si dovessero scegliere ron pii1sicure garanzie, fos;;ero meno es1>0stialle 111essionipolitiche e settarie, avessero nella scuola e nella vita una riconosciuta nutorità morale. li Governo, è vero, ,·ole,•a da prima unire la riforma ecouomit-a e quella della scuola ; anzi questo programma fu opposto lungamente alle richieste degli i11sej:!.1111nti che chiedevano a grandi grida si separns~ero ì due problemi uno dei qul\li era pili che maturo, l'altro si andava elaborando ancora in men/e Domi11i. !\In 11011 c'è da illudersi: se il co11ceuo ministeriale fosse prevalso, non solo noi insegmmti saremmo ;rncorn ad aspeltare con– dizioni· economiche meno i11i<1ue (l' etenut e comica irrisolutena della Commi'iSione reale informi}, ma dato pure che il topolino delle riforme scolastiche, fos,;e ~1à uscilo dal grembo doloroso della ge– stante Minerva, si può e!hcr sicuri che avremmo c1ualche ritocco ai prcse11ti 1>rogrammi scolastici, forse anche l'istituzione di qualche nuova scuola. La questione vh•a e centrale però, la <1uestioneda cui ogni altro problema scolastico dipende, quella cioè della condizione giuridica e morale degli in-.cgnanti 11011 s ncbbc sta li. neppure sfiorata. I t)rognmmi. i regohunenti, la scelta delle di'-Ci• pline e il metodo d'ins<'gnnmeuto importano poco, quando coloro che dehhono interpretarli o :tppli• carli so110 sfiduciati, stanchi od inetti. Ora il Governo <'he avewt scelta sino allora molta 1>l\rte dei profesiOri coi metodi ,li favori1is1110 e di cor– ruzione cui ho accennato, che li aveva tenuti in balia delle ciicche politiche o delle camorre am– ministrative, che li aveva <h ·prei.si, umili:iti, spinti in tutti i modi ~ulla via del servili"'1110 rassegnato o scorato trovavl\ intolh:rnbilc che ~ssi chiedessero g11rn11ziegiuridiche contro il libito e la prepo· te111.;1 poli1ic,1,che insieme si~\i inte;essi della classe essi d1fc11dt'sserola lil>ert:\ della scuola, e :ii facesse– ro accu.,atori dt:i suoi difetti e delfe sue mag.1gne. E i profc,;so,i do\·e1tt'ro fare tutto da st-; chiedere un maggiore stipendio e un m11ggiore rispetto; sost1tuir<1iin parie al po1ere legislati,•o ed esecu– tivo, crìticare ;1 governo e criticare se stessi; sostenere la parte di av,•ocalo difensore e di Pub– blico )li11ic;1ero. f',;atmalmente cozzaro110 in molti ostacoli, su,i;citarouo molte animosit!'I.; si videro abbandonati e, peggio, calunniati da molti col• Bibloteca Gino Bianco leghi, cui i metodi dell' A11cie11,lgime riusci, 1 ano \'antaggiosi ; ma trovarono anche il conforto di simpatie insperate e di amicizie sicure. e quel che più importa, ral,!:giunsero, almeno in parte, lo SCO!lO, La raccolta dei due giornali fond11ti e so– s1em1ti d;1\la F't'dt-1a1.ione<lei;:li insegnanti mec:11. La Co, renle e i Nuot·i /Jot•tt i sta a dimostrare C'l1cla batta~\ia fu buona e com001tut;t coraggio– samente: che non s1 parlò solt:rnto di diritti, ma nnche di doveri e che molte idee da noi sollevate meritano clal b11011 senso clegli Italiani un t:same più serio cd una pronta apJ>lkazionc. A. GAI.LliTTI. Italiani all'Estero. Il. -- BOLDINI. lo non clirò 111.iledi Boldini. So bene che ciò ,orprcnder;\ for,;c i pochi amid che conoscono bene i miei J{ll'ili: ma tant' l• : io non parlerò male di Uoldini. Xon ne p:trlt-rò ne:rnche tanto bene, intendiamoci ; tutt:wia lo difonderò con1ro tutti <111ei pitlorelli, i c111ali non essendo buoni di c.ipirlo e nemmeno di scimmiottnrlo alla !on• lnn.i, gli buttano addosso un clio;,pregiati,·o e 1irnn di lungo. AdaKiO, ,ignori miei! Il Boldini, non è in– folli nè un crcn1ore nè un poeta e si può persino dubitare che sia un pi11ore; cio110110- s1ante la sua opera è piena d'espressione e c1ue,;to, se non l· 111110 ciò che si , noie 1>erso– disfare lo spirito amnnte della bellez?.a, conta molto. Incurante dcli.i gr.111dena antic.1 e di– o;,pregfatore degli incanteo;imi raffinati dell.1 pit– tura moderna, il Uoldini non si cura di cullare con I' am1onia 1'anima del rigu:trdante nè di elevarla \'Cf'SO una nuova conce1ione del mondo: egli ~i contenta di denu111iare il carattere dei suoi moclelli. Più che un pillore-poeta egli è dun<1ue un \'Crificatore e tutt'al più un com– mentatore. A111i un commentatore male\'olo. Figlio di· contadini egli deve considerare la ){ente del bel mondo - questi nemici lradizio– nnli dclln sun raua - con occhi ostili. freddis– "imi ; cercarne e scuo1,rirnc, soprattutto, le tare fo;ichc e morali. na-.tn o,;o;en 1 are attenta– mente il suo ri1rn110 degli Uffizi - il cui pre– KiO unico è I' cssN \·ivcnte - per capire la su.1 anima. L' ostinatean, l:l. pcnc1ra;•ione, e la nes– suna soavità dt•lln ,un natura emergono prime da riut-ll:\ sua h•<;t.'\ o-.o;uta. Potrebbe eo;sere un uomo crudele. Sbalestrato giovane, chi sa 1>erchè, a Parigi, in mezw alla • ~iet:i. • egli dové capir subito d'esser piomb,'ltO come J>Cr miracolo nel suo J>O<;,to naturale d'o,ser\'azionc. 1-1 genie che \'C• dc,·a e nnclava \'ia via conoscendo meglio, na appunto quella <'he bisogna\·a Pitliar di mira; lutti quegli es,eri effimeri, \'UOti eppur compii• c:lti nelle loro inutili occupa1ioni e pac;sinni, gli frnlla\'ano d'intorno come tante farfalle: a lui dunque di ado1>crare il pennello come 11110 spillo <: conficcar<' ripNutamente sulla tela o sull.i carta <1ue-.tigentili parpaglioni. E cosi fece ~l'nza pili stancarsi. - • Ah! tu ~ci un \':lnesio e vuoi il ritrailo? Rcnonc ! ecco tp1a: guarcl:Hi. T'ho schiuato in poche ore ; ma ci sci tutto - vedi : i capt:lli lustri, la faccia melensa. mm b('!la cravattina blru-rùl, la giub– bettina attillata, i pantaloni ali' ultima moda, gli .,ti\'nli cosi lucidi che po1n•hhcro rispc<'chiare 111tta la 111a\.t11it:\. Come? ti p.irc che il 1:woro si:i leggero. ,nperficiale? E tu, :i.more, o;ei forse gra,·e. profondo? Guarda piuttosto tuo ?.iocome è contento. I~ 1111 \'CCChioS.'ltiro imbellettato, im– parruccato, rammollito e ~ifilitico. lo, guardando bene, ho scopcr10 tulle <111es1e !itUebelle qualità e le ho marc.1tc qui nella tela çon piil in1,:cgno ,1· un:1 macchina fotografica. E per ,oialtri è ciò du: ci \ uolc. \",·si-re pas, com/use l In <1unn10n Id, prinripb..,a, r<•sH•r.\nnche più conh•nta se mi Ja.,cl"r,ì fare. E 1111:i bella donnina e 1u11i ammirer.111110il ,110 ritratto nl prossimo Sa/011 · -«>lam('nte è :tn('he un po' puttanella - glielo leggo negli occhi - e, guardi come si vede anch<' qui ~111 ri1rntto. Ciò non le spiace, lo so; ma poirhè <: anche 1111n111inomaligna, pctlegola, ,cioc<'a e magari imbrogliona, io farò apparire ancht' tlllt."•,tobenis-;imu. Infine Ella è biuarra in tutto; il :,uo corpo e Jefomrnto : :-.1.:111bra .'.J)t.:✓1.11cì alle giunture; ora, osseni la prego, come iu k· abbia cl,\lo un .,._petto dinoc– c-ol;tto: p:1rc una marionetta: ..,idirebbe che !'tOllO questa bt:ll,1 ..,1.·tanon c't." corpo, e io ho fauo unn. figura .,(:n,a C'c.>rpo sotto ;1i panni. In ugni modo un':mima immort:tle non r'è dic(•rto e io, come ,<'dt·, 11011 mi son messo a fargliela •· F. dancru, d1e cosa importano a Lk>ldini il colore, la c-n1111H>:.ii.ione, l bdle forme, il dise– g1u, J>Crfor.innato, l'equilibrio, la nobilt!t. o I' in– kn<;it,\ spirilu.ih - dei ..,uoi sogKelli? c'è un lrunpo di \ ita fu~'J;'C\Ulcda a(,·chiappar"ii a mio cd egli 55 l'esprime con un frego, in uno S\'ol,n.;o, in tm fiocco. lo suggella con un tocco rozzo o li, ido sulle labbra, con un cerchio paonano intorno :J due occhi febbrili. lo fa trenrnre in un ricciolo di c.ipclli ribelli sur una nuca di donna. E lo fa bene. Grnndc? Chi dice che sia grande? lo no di– certo. lo dico che è , i\'O, che ('-;prime spirito– samente ciò che i::-liC'acle sott'occhio in quella spregevole societ,\ in cui vi,·e - e che l111ti i Sn.rgenl, tu1ti i I.a Gand.ira e tulti gli I lcllen di qut:!'ttO mondo, nc.>nsono che dei mi,crahili pap– pagalli a 1>e110 n. quc,10 itali:rno. c-hc fu un rn– ganaccio n. )lontcmnrlo cinquant' nnni fa e che è orn un nrbitro delle deganle 1>n.rigine. AROb.!\GO So1-"FICI. P. S. Dei nostri allocchi fabbricntori di ritratti non p.1rlo. RITRATTI Il solldlllcalore del ,·uoto. - Anch'io sogno e anche 1e; ma egli 111.1terializzai sogni. Sente in sè ronzio di mosconi che gli p;,iono api: e già gusta il miele. Punzecchia con la penna la paro– lina secca che rubò l)Crd1èinfett11tA"i<l'inchiostro s' intumidisca d'isJ)irnzionc: e jtÌ!\ i nervi gli si drizzano sotto il titillamento dei futuri elzeviri 1.anichclliani. Passeggiando per il vial de' Colli aspira l'anelato profumo dello stampone. L'im– maginazione facendnJ{li perenne spi fiero ha l'anima in perenne risipola. Se t'urta schizza menzogna come un foruncolo il marcio. Gircmza per la città? È stanco di corrc11:rer le canagliate dei tipografi di tre ca-.c t-ditrici. Fermo davanti la vetrina d'un libraio? Guarda se è giunto il suo nuovo romRn7.0. Ti carrucolA A casa sua? Avverte che solo R te permette cli pregustare in nudità di manoscritto quelle belleue che sgam• betteranno fra pochi momenti in smAgliante tricol di stampa. Tu pensi al diritto dell'autoillusione e fai star zitto il dovere della tua coscienza. Senti salirti dalle gambe allo stomaco il raflrcddamento della cicuta: non puoi neanche fuggire. Borbotti in te: quanto calore di fantasia bisogna a solidi• ficare il vuoto! E quasi l'ammiri. Lui, finito di leggere, parla: -Son collaboratore per il persiano cli quella rivisla. J lo l'ICrittoanche su ques1a; ma con pseuclonimo. E il direttore di quell'altra mi prega di articoli. Senti: vorrei par– lare d' un poeta; ma su qualche giornale di qui, Tu conosci, è vero?, il direttore della Vou? ... E poi vorrei venire a Trieste a. recihtr le mie poesie. Guadagnerò molto, non credi? - Tu gli schiaffi sul muso: quRnto ghiaccio di calcolo a solidificare il vuoto! Ci~: 11011 tu: io. s. s. tt bel tenebroso. - Lasciamo 1>arhne l'amico. e - L'universo t un enigma che la ragione non potrà mai decifrare i la scoperta dell'infinito dopo avere ucciso, come cli<'e il Renan, le idee ebraiche e cristiane. ha tolto agli uomini superiori qualun– que possibilità clistabilire ufll\ regola as<K>luta sulla qual1:.appoggiarsi per distinguere il bene d11lmale, Le filosofie sono venule a. imbrogliare ancor più la questione; l'una di esse dice hi1111co, l'altra nero i una terza sopraggiunge e le smentisce en– trambe. L'uomo che ama la veri1:\ non sa dove trovarla: io personalmente sono in questo caso. Non ho più religione, non credo pili alla morale, oscillo fra le più opposte filo!'ofie senzn poter prestar fede ad alcunn, perchè in fondo a tutte vcggo l'errore o il nulla. Cosl la vita mi pare una commedia senza senso nella quitle anch'io rappresento una parte; ma non so quale essa sia uè perchè seguiti a rappreseutarla. Veggo i miei amici, meno profondi di mc, d1e tutti si ar– rabattano intorno a qualche idea, che difendono qualche loro opinione, che soflrono o s:odono per qualche loro amort-, che corron dietro a mille illusioni e quantunque la loro follia mi faccia sor– ridere, a. volle gl' invidio. lo non ho nè idee da .1rrabattarmivi intorno, nè opinioni da difen– dere, nè amori nè illusioni. ~li pare che tutto vada a seconda in questo mondo o, se 1>ill ,,i piace, che lutto vada di traverso; ma 11011 posso pigliar la parte nè di questo nt di c1uello.Se m'interesso a qualche cosa lo fo solo per dio;trarmi, perchè m'annoio, e se mi ciò un po' le mani ;1ttorno è semplicemente per prov,•edenui d• ciò che mi è strellamente necessario, convinto del resto che anche il f 1r ciò si., cos, vana ed inutile. Sono triste, triste, triste, poichè sento che il mio cuore domanda una ,•erità e io non conosco altre ,•erilà che quest'una: Jla11i/asi•a11ilal11m tlomuia va11ilas. Non è spaventoso? ... •· Come rispondere a 1111 essere simile se non con le parole del poeta? _ t mpiccati ! - o lavorò\, mercante di nuvole! A. S.

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