La Voce - anno I - n. 11 - 25 febbraio 1909
LETTERETRIESTINE I I. Meni di coltura. Gr:m mne'itro il paS<;.llO I Un po' troppo caLte– <lratico, tropJlO hmrt:.ato, troppo barbogio; ma un grnn maestro. Trieste non lo ha: se il suo pre– sente vuol istrnin,i deve esser ,wtodidalta: una virtù che le ciii~ <lcl regno in generalt:, non PoS· seggono. E Trieste fa p0s'iiede. J\l,1s1udiamo i li– bri di cui si snvc per comprendere la sua colturn. La scuola e il giornalismo hanno bi,;ogno di sgu:tr<l1 speciali: oggi cerco ailri bandoli per ten– tar di <li1><111nre l'arruffio della no!'ltrn vita intel– lelttrnle. Piglio co~e e fatti senza o salasso o gon• fiaturn di te'ii, uè ordine di rngiouamento sinte– tico: discuteremo 1>oia nrnlassa distric~Ha. A Trie~k ci so110 questi mezzi di coltura : isti– tuti coruurrnli : lr1 hiblio1eca (con 11rchivio storico) il ruu'le0 ..rlislico, cl'antichit;\ (e lapidario). di scien• ze 11:1111rali, I' 1111iversi1!l. del popolo, le biblioteche drcohmti. Socit-1!\: il e Gabinello di Minerva>, il e Circolo di studi sociali>, l'c Esposizione per– mane111e>, il e Teatro 1>opolare •· Son molli: giu'lt::1!-O<ltlisfozio11e per una città com merciaie cht: li dovette cre:,re tulli. o quasi, nella vita vonicosa tld presente. l\fa Trieste quando schieratili in lila nei ,:t'iorni cli gala li passa in rns– seg·na carncoltando sul focoso puledro del so~no, e sorride ntl caro cuore e li :1dclita in ~olluchero di co111pi:1cenzaagli nmici d'oltre mare e ai ne• miei cl' ohre :tipe deg1rnndoli d'un disprezzaute Khignuzio, r,, troppo assegnamento sulle mostre lus1re della loro appnrenza e sugli im1>ennacchia• rneuti dei nomi. Il re non scende da cavAllo per guardare con i suoi occhi la realtà : dunque la dobbiamo gnardnr noi, attentamente i anche se nel ca:10 UO'llro ci vorrh 1>lì1 tempo che lo SJ>nzio d'un articolo 11011 contenga. Museo :irtistico: lo scelgo primo 11011 perchè sia il più import;mte: mi disturberebbe dir male SII· bito eia priudpio. E di qm~sto museo si può dire in co:-cienza suflìciente bene. Ne fu iniziatore il Revoltella:triestino che nrric– chitosi con la lornitura dcli' i. r. esercito e mariun, 11011 one~lamente, lasciò a Trieste tutto il suo. Frn :1ltroicle11ari per una scuola superiore di commer– cio, la propria pinacotec;1, e il pnlazzo dove si trova il museo che cl.I quella piuncoteca ebbe origine. Compos!o di lavori degli ultimi tempi, s'i11te11• <le: ma è una galleria moderna che Firenze, p. e. ha solo in embrione, in progtHlo e in bisogno, e che Trieste dovrebbe piit conoscere e far cono• scere. Nucleo centrnle sono le opere degli Autori ve- 1rnti a Trieste nel periodo di dormiveglia della J met~ del secolo scorso : Bernardino llison cli Pnl• ma.nova, Natale Schiavoni di Chioggia .... ; e <lei triestini contem1>oranei. Dei quali il Veruda è I' unico che li unisra alle vere opere <l'arte na• :donale che il mu'leo possiede: e lia preghiera di l\laomello > del l\lorelli, la e Croce,. e il e Fune• raie• del Histolli, due teste (11011 ricordo il nome) ..lel Trentacos1e; e a quelle d'arte europea rap– presentRta in modo veramente degno. l\la è slra• 110che 11011 si sia pensnto di com1:>er:i.redel Veruda quanto pili e quanlo meglio si poteva: Trieste dov:·ebbe for mag,1ri qualche sacrificio per <1vere una collezione almeno discreta del suo artista mi• gliore. La commissione ciel museo compra invece da <1ualche tempo ali' esposizione d: Venezia diverse opere nè significative nè belle; e con una svo• gliatezza tentennante e pigra, specialmente nellA biennale ultima, che fa rnal spernre per I' immi- 11ente. E poi: dove si collocheranno le nuove tele? An• che così c• è tanta esubernn7.a di spazio che la e Croce> è contaminata da quattro statuette d'or• n::unento: ghiaccio su acqua \'iva. Per cli più a veder qualche tela bisogna munirsi di cAnocchia:e: son poste in sale iMccessibili perchè si teme che il pubblico rompa un brutto vaso del valore cli molte molte migliain di lire. E di n:Ancnnza di s1>nziosoflrono in senso let– terale gli nitri due musei. Non il lapidario: son i nostri ricordi più belli, ordinati con amore e con cura in un finto tempietto e in 1>0rtici, fra il ver• de delle 1>iante. Perchè si va cosi poco a goderlo? C'è anche l'Accademico monumento sepolcrale a \-Vinkelmann: mn vi aleggia un significato e un verso, ad abbellirlo. 1n altre condizioni, come dissi, i musei. I loro curntori si lagnano: quello elell' archeologico mi• n:tcciò di di\netlersi. Chi li ascolta? Al consiglio comunale dicon due pMolette-zuccherini agli ab– bai:l.lori , due parolone-spaccamonti agli interro– ganti, e tutti lesti. Ora però in qualche modo, e radicale, deve esser provveduto. S'aggiunge questo fatto: che il museo di storia 11aturale forse per supplire alla cleficenza delle sue collezioni (quella e del mare,. ha lacune troppo LA VOCE ampie e s1>es.seper una citt:\ marina, dicono: io 11011 men' intendo, purtroppo) sfoggi., tra boa constrictor e carnivori le armi, i vasi, i gingilli sc:wati a Santa Lucia: pertinenza archeologica, come si vede. iliblioteca. Dal museo di storia naturale ad essa pare ci dovrebbe essere per precauzione un gran salto. Invece a Triestt la stretta parentela dell'al– cool con la carta è sep.1rnta solo da 1111 soflìtto: nel 111 p. quello, uel 11 quc-stA. Al I 1>oi e al pinu tcrrt:no due scuole: la n,iutic;:i e commerciale. I cui scolHri alle scampanellate lunghiechegginnti del ri1>0SOrispoudono, naturalmeute con chiassare altisoriante e scAl1>icciie corse. Se siete novellini non vi dovete spaventare: v'a-.– sicuro che gli studiosi nostrani si sono gi:\ assue• r,1tti. Il museo naturale ha o dovrebbe a\'ere il 1>escioli110senz' occhi clelle grotte: certo la b1blio• teca possiede il to1>uslibrnrius senz' orecchie. Leg• ge di Darwin in ;1zione, c~,i miei: è un Altro ter• miue cli aHinil:\ tra i dut: is1it11ti. i\111 insomnm entriamoci. Non seni ile più per il rintronamento? 1\leglio: la vista vi sarà kstirnonio pili nttendibile che l'udito. Soltnnto: quella zam• 1>ogna clipinl.t in oro, nel muro, alla vo"trn sini• slra, è l'etichetta dei fondatori: gli Arcadi Roma~ 110-Sonziaci trnsferitisi eia Gorizia a Trieste. Poche date di lor ,•ila accademica : 1793 11:iscila; 1796 agoniA 11011 confortnta eia ossigennzioni, e te– st:1mento: la loro raccolta cli a111ichità, dì sloria naturale, cli liiJri pnssano al comune; nel 18o3 morie. L'eredità però agisce come spi111apropul. siva per i musei e l:1 bibliotecA. La qunle si for• ma c.ul :lllcleo iniziale (2716 opere) per mt"rito, qun• si as::.oluto in priucipio ili Domenico Ro'lsetti che l'aumenla delle s11ecollezioni: bellissime, m:tssi• me la petrarchesca e la piccolomiuea. E cos.1,con i lasciti c1ualche volta ricchi e importanti clì molli altri cit1acli11i,con h: opere stam1>atc nella nostra regione (copin. cl' obbligo), con l'assegno annno, piccolino o grandelto che si voglia, del comune, con le riviste di scambio dell'Arcl1Cogra/o /rie• sli110 che la societ:\ e Minerva> lt: clona, la mc– colta arcadic:i diventa biblioteca clis~retn, se non sufficiente, c;ipnce cli utilità, se 11011 utile. JJerchè es'<a è - mi servo di sintesi triestina - in malora. No, niente giudizi!: g11,1rclate. Un'anticamera con due pnnche e due 1avoli, dove l'acqua cl' inverno può gelare senza rigtrnr· cli: è la I sala. La Il, vern, eccola e1ui: grande come un'aula scolastici,; tre tavoli con trenta sedie; un ba11chetto di quelli per scriverci in pie– di sostenente i cataloghi : la metà circa delle let• tere dell'alfabeto; due scnflaloni murali di enci– clopedie e dizionari e trAduzioni 11011 1>rescritte dei classici prescritti nei ginnasi e licei; vicino al tavolo delln consegna e della riconsegna uno scrit• toio per il vice biblioteci1rio; dall' altrn parte, m fondo, il tavolino dell'impiegato 1>er i prestiti ; un' altro nccanlo che fonzion,1 come può da sal:t cli studio, dietro al quale sla una libreria. Una stura; sui muri grigi, 11eri1stri, ueii, attaccapanni, due o tre incisioni e Auf! ho finito. Anche cli ridere: è una cosa lroppo seria l'aria di me ne impippo con cui Trieste butta un' oc• chiatiua ::1\lasua biblioteca e tira via facendo spAI• lucce. I rappresentnuti amministrativi della cilt;\ si occupAno se mf'li di coniglicolturn come facen– tefonzione della poca carne bovina ; ma neirnche per nberrazione cli sogno cnpiscono che a rendere meno danuosa la mancanz, di coltura passata bisogna favorire in tulli i modi quella che potr~ essere. Altro che conigliuzzi cli là da venire (per i ventri afiarnati, è vero). J\la soprattulto qualche cosa di piil che continua dir11ostn-v:ione cl' incuria a uno spirito gih di per sè incurnute; e discorsi agrucci contro le costrizioni 1>olitiche che veramente ci strozzano il respiro! Coltura! questa non ce la possono più impedire. Ebbene? hmmo dato alla biblioteca uu <lirettore: Attilio Hortis; le votAno il sostentamento annuo, poi .... braccia incrociate e orecchie tnppate, Sicchè i libri per manc:u11:a cli spAzio sono accumulati alla rinfos·, negli angoli, sotto !e tavole, nei vani delle finestre: chi li trova? e trovati in che stato di conservazione ! ; sicchè uno 11011 può studiare in pace per il cicaleccio - inlerno qut:sto ! - degli studenti traduttori : è una sola la traduzione stam1>al.:tin voga, e tau li i bisognosi! Onde si dispongono in giro: uno legge, gli altri ascoltano interrompendo cii tratto in tratto cou comme111i, discussio11i, facezie. Au• cora: regnando sovrana l'incuria, tignola mnssima delle bilJlioteche, molti libri 11011 si trovAno pili. Chiedevo due nnni fa l'o1>era di Angelo Solerti u\ Tasso: il I volume era iu prestito, il 11 no, ma neanche in casa. Onde una scena amenissima e tdstissima fra l'im1>iegato e il distributore: De• v'esserci! Non c'è. Lo cerc-hi. (Dopo 1111 poco). L'ho cercato: 11011 c'è. ì\la dev'esserci. Non c'è. E allora vuol dire .... che non si trova. La catalog~1zione fiaccona e frammentaria: tutte le opere di storia patria e molti lnsciti hanno ca• talogo autonomo senza cenno nel generale. Ci sono è vero - lusso che poche biblioteche si permettono - gli schedari per materia: ma è h1s'<od' orpello quasi sempre: fatti con poca in1elligenza e con pochiso;ima diligenza. Si presta un'opera sola, 1>er un solo me.;e : anche, e molti romanzi e robicciole in voga ; si distribuiscono libri non ancora legati. Per quel che riguarda l'intrusione poli1ica dello Stato è eloquente il fatto che non s.i poteva– no avere, nel periodo in cui erano sequestrate, le poe-.ie del CArducci. nè :rncnr~ quelle- de! .\Iameli, scri1t1 cli Mazzini .... ì\la due cose specialmente dimostrano e spie– gano le condizioni della nO<;tramassima istituzio– ne di coltura: il modo cld!a distribuzione e il cri• terio delle compere. S'entra es' e.;ce indisturbati, senza nessuno schedino o lac.cia passare; si scri\'e su d'u11 foghettucciAccio (11011 stampiglia) il nu– mero clesidcrAto a cui bisognerebbe Aggiungert: per rego\a111e11to, ma non per consuetudine di molti. il proprio nome e la <lata. E tutli onesti, si, va bene: ma se uoo si mette in tasca il libro, In biblio1ecn 11011ha ne1111che ln rom:\iae:enza di non :wergli onerta I' occAsione. Davvero che ne mancano troppo pochi a questi lumi di luna e con coteste gnrnnzie ! li criterio con cui si com1>era110 i libri è I' as• senza di critel'io. Le case editrici mandano quello che credono: è sempre. si capi-ice, il più buono I; il bibliotecario tiene o respinge. O il ,•icebibliott:• cario. Perchè Attilio I loriis è stato sempre occupnlo in cose che 11011 riguardano la biblio1ec11come en– te da for pros1:>erare. È 1111 uomo tAle che 11011 ha bisogno di lodi : In sun. f.tmn è basata su 01>~re salde. J\la non è folto per essere bibliotecnrio, benchè possieda, In più :1rn1>iacoltura bilJliogra– fica. È un letterato : In SUA Attivi1:\ migliore. (u dedicata ai suoi studi. F'urono e sono sul Petrarca sul Piccolomini. su T1ieste? e lali eia onornre la 11os1racitll\? Uene: anche per lA 8,blioteca: ac• crebbero cl' importanza e di 1111111ero le sue colle• zioni pii1 ricche e più degne. Ma anche 1111 dauno: molti Imitati speciali, opuscoletti cl' intt:rt:sse esi– guo, acquisti necessari. forse alla Nazionale e alla Vittorio En11111uele, a Trieste hanno occupato il posto cli 0p<!re c::1pitali che son cli prinrn nece.c.sità, mentre pochissimi 1>0ssono con1perarle per il loro J )re7.zo. E per di più ognuno rapisce come il cri• terio soggP.ttivo siA tro1>po variabile di persona in persona, cli epoca in epoca, per essere diretth•a ali' acquisto dei libri per tutti. In generale la m:mla dal bibliotecario letterato è vizio comuni: delle biblioteche italiane : indi vuoli spaventosi uellA sociologia, filosolin, religione .... l\lauca al\' Horlis come a molti lellerati. il bisogno dell'ordine pe– dantesco: feli.1: culpa, del resto, per un uomo se• condo me; ma 11011virtil cardinale nella scola• stica bibliotecArin. Un follo: odioso il racconto quanto volete, ma un fallo climostr:i.tivo . Il D'Ancona lavornva e lavora intorno ali' epistolArio del Giordani. Saputo che l'archivio slorico di Trieste possedevi, alcuni autografi cli lui scrisse al suo amico Hortis pre– gandolo della lrascrit.ione. Riscrisse, inviando un primo saggio stampalo dcli' epistolario, per solle– citare. Niente. Si rivolse a<l altri amici. Alle ri• mostranze dei quali l'Hortis mostrò un pacco di giornali e di lellere non Aperle: ma se avesse sa– puto che il D'Ancona gli avevA scrillo Avrebbe letto ed esaudito certamente. E si cominciò a pescAre 11ell' archivio. l\ln 11011 se ne trovarono cli autografi del Giordani che uno o due. Gli Altri? E il O' Ancona afferma che ci devono essere. A proposito dcli' archivio: fu riapeno agli stu• diosi. dopo molto. appena nel 19oi, E con gran raccomanrlazioni che non intralciassero l' oper!'l già dA Altri incominciata! Chi parlA è L' imfipendeule gli e ahri > è I' Hortis. Segno caraueristico di unn ~rande colpa che la cit1icon1inuamente cormnelle: l'idolatria dei suoi uomini illustri: devono essere perreui, ues!-uno può toccarli. Se ne dice i difetti, parla sottovoce. Pronta però n togliere Attilio I-lor• tis, con egoismo errato per l'ignoranza di que:Jo che è il p,1rlamento e di quello che può fare l'at• tivit:i letteraria cli 1111 uomo r.ome lui, a 1oglierlo per dieci anni Ai suoi studi eleggendolo deputato. Io sono sincero; posso sbaglfare e sarò contento che dimostrnione di fotti mi dimostri ilcontrario; ma da Attilio Ho,tis 11011 si può sperare più il riordi11amen10 della bihliotecA. Perchè 11011basta più intelligenza: occorre bi,ttaglin continua. nspra, contro l' apatiA dègli ammi11istra1ori, occorre sgolr bamento e peclanteri;t interim, aflinchè i triestini, che in fatto di coltura ,•ogliono il piatto pronto, <lavanti alla bocca, per mangiare, comprendano I' importa111,a della loro biblioteca. Jo penso che quest'opera Trieste la 1>otrebbe affidare a Salomone Morpurgo. Cnpisco che rior– dinar IACivic~ dopo la l\larciana e la Nazionale sarebbe più che 1111 passo indietro. Non per rer• marvisi a lungo, però; e addolcito un pochino il regresso dnlln carità del natio loco: carità, proprio carità. Anche nel senso 11011 trecentesco. SCIPIO SLATAPER. Bibloteca Gino Bianco 43 Consigli bene,·oll. - Di LuisA Giaroni, buon' a– nima, la qunle come scrillrire non valeva proprio nulla, non nvremmo, dicerto. C..110parola, mni, se il ~lfa,·::ouo non ci venisse ::1ssorda11do- chi sa perchè - da più mesi con le sue fonf.ire laudAtive e 11011 , •oles.se farci ingolln.re per forza, I' opern di lei come una gran coc.a, La poesia dell11Giacoui. rnnto quella d, Te6aide, om1e l'altra che i suoi amici fanno sorbire a cucchiai111ea.\la genie d'Ila• lia, è come un:1 rig-0,,eru:Hur.1 d,11mnnzziana •pas.co – lia11a-11eucionia1111, e persino \•ittol'iaaganoonaua i11sipid,1e incokire: è come 1111a stofi, ordita di nebbia con ripieno di nulla; è una c,111tilena 11 g. giosa senza forma e senza contenuto, quale orA• runi 11011 ne fo,, piì1 che i ifandnrmi e i giovani cli studio degli avvocati. T11t11 lo sanno: è roba che dit:ci o quindici anni rn avrebbe potuto anche piacere a certuni; oggi anche i meno esigenti do- 111,111da11 ben altro. l\la 11oi,•oghn1110 e.-.ser giusti. Credinmo che l' nutrice di questo bro<h:tto si111bolico-se11timen. tal~, fos..;euna buonis.;;.ima cr"aturA, dolce, ::1fia. bile, mod~sln, rns-.eguata quanto volete; ammet• 1iamo mag,1ri che 1>01esse avere un'anima bt:lla e poetica; tutta\'ia dalfa S\l.t opera 11011 I raspare nienle che sia meglio che mediocre, e questo è secondo noi. il pessimo dei clifeui. J>t:run., crea– zione nrtis1ica. Che dunque gli 11111ici della clefontn I' i11tenda110 una buona volta : il miglior modo ,li onorare la sua me11101 i,1e di farla I ispettare 1-1glinitri non s;irh. da qui avauti la réclame seuu ri1e;g110;ma il silenzio e il raccoglimento. Chl il ILlngoJlt'o"'hllltr' t,:U<D noi~ r 11 noi, di•gLl•to, ed oJio al6ne. A.!:>. L'mnico Soffiri lta /orlo a pre11de,ula cos) di pello prr questo c/u è forse 11110 dei più i1111ore11fl sintomi delltt de;re11era::io11e adiposa e u11ile dd l\larzo1..-co. Ur pie/li per 1111 amico 11101 lo t:. ctr• ln11uwlein qurslo caso, male, malissimo iuspirala, pere/ii: lodt1, i,mece di virtù cl,e siam disposti a credtr·e su parola, le11talivinrlistici rlu la noslrn coscù11::11 ci impoue di saggiare e pesare; "'"· dopo lui/o, e cosa umana e ,,o,, d' og,ri so/lr,11/0. Si disse altra volta: La povera Gùtconi 11011 potrt, cerio , icambiar con elogi Il ionmlislici gli articoli di 911d finissi• mv intendilo,· di versi che ~ Ugo Ojelli (il quale si ùtlende di fui/o, dalla sismo/01:ia alla sluria di P11lci11ella;,o le ::nffirte di quella boccetli,m di profumeria di ler::' ordine che J: Aldo Soraui. Ci peuserà, è iuevilabile, qualcheduu nitro, ma la cosa, insomma, non ècos)gravepresada sola, 9unu. lo se colleg·nla alt' a6il11di11e del so/fiello al 'ami• co, sol/a11/opere/ii: amico, abil,afiue di vecchia da/a nel Marzocco, il quale, ora. dedicando almeno metà della sua do::::i11ad'articoli a ,·eu11sio11idi libri, si i! lra.sfonualo ùi 1ma vera e propria a;rem:ia di riclawe gratuita nd uso e consumo dei p,·op,·i col/aboralo,·i. Anche 11ell'11/limonumero il Cor- 1·adi11i, il quale nvea pur da/e sfu, a11::edi non diventare "" facd1ù10 della poma al servizio di questo e di quell'editore, quasi per persuaderci più inlimame11/e rlte t'l via}[,rio nell'America del Sud 11011 gli ha 11enm1e11 sfio,-alo l'epidermide di lelleralcJ, si è ,·,'prese11/alaai suoi lello,,.f nel 11011 troppo simpatico ,·eperlo1'io di so/fidlisla per l'amico Zr1ccoli. Ora 110n ci resta rlu aspellar questi o 1111 s,w accolito al va,·co per quando escird 1111 li6ro o sarà: data u,1(1 commedia del Corradini: come se fosse aperto ,m conto cor– rente .. E 11011 si Ira/la di loro solla11l0, 111a di quasi ltdli; pri,,cipali colln6oralori del l\larzocco legali i,, roope,·aliva d; itue11sa111e11/o e iu masso11e,-ia di sile11::io. Pe,·chè qui i· nostro dovere fare nuche 1111'allra osserva:doue. Quei si;ruon· del Marzocco. costretti dalla troppo evide11/e!Jo,,/ /r.di certe idee da 11oi p,-opagale. a dis~ulere quello e/te noi soslenia- 1110.11oglio11 poifar credere ai loro le/lori di i'gnorarci. llKioco è carino, ma 11011 deve dm-are a lrmgo. L'ipoc,·isia va svelala. Per quali ragioni Il Marzocco /rn paura di 110111inare La Voce? Vediamo. Uua voi/a li Marzocco quando discu– teva e attaccava (più /u·oce111e11lt di quel clte uoi facciamo: ue poderemo le prove q1,alche giorno) La Gnzzelta let1eraria o Ln N110\'a Auto• logia, c/1e s'erau ,·idolle ad essere quel che i: ora rispetto a 11oi 11Marzocco, me/leva tau/o di nome e di co;r11omedegli a/laccali, /a11/o di lito/o e dl so/lo/ilo/o dei giornali e delle riviste criticale. E così/atcinmo nuche noi. ft/a oggi al ì\l.irzocco la peusauo tlit 1 ersamt11le. e della Voce 11011 fa,111011epp111-e il nome. 1àulo per citare un paio d'esempi, ,utt'ullimo mnuero. c'è 1m cerio sig-1101·D. Cuerri il quale sostiene, come noi soslc1u1111110, du si dev.: lraspo,·tar r Uuiversilà di 11/essi,,a a Bari. Orbene, questo
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy