Vita Nova - anno II - n. 12 - dicembre 1926

• 62 vito ad alimentare vecchie polemiche sulle relazioni fra la scienza e la religione. Ma chi è .stato pre: sente alla cerimonia inaugurale ,d1 quel congresso non ·ha riiportato 1alle parole del Duce la medesima impressione ohe ne hanno avut_a taluni credenti; perchè esse, anziahè, co,me è ,stato detto (e pour cause!), essere la condanna del di.scorso tenuto da Giovanni Gentile all'Università Fascista, ne ,sono la conferma più evidente. Difatti proprio Giovanni Gentile con tutto l'idealismo contemporaneo ha cercato di far vedere come la scienza empirica, che è quella a cui si riferiva il Duce, sia perfettamente innocua non soltanto,..alla religione, ma anche alla filosofia, perchè si aggira nel dominio dei fenomeni e non si preoccupa della loro sorgente che è quanto dire della loro essenza. Dunque, non ,equivochiamo confondendo la scienza con la filoso- . fia, la quale è ben altra cosa.• Ora alla filosofia appunto il nostro Duce con parole •molto chiare, che non sappiamo come siano state volte a vantaggio d'una determinata cat:- goria di filosofi! cioè ?i teologi! riserba la soluzione dei problemI ultimi. Sicchè la lotta tra scienza e religione è anche per noi su~: rata, ma si può dire lo stesso d1 quell'altra lotta davv•ero tragica tra religione e filosofia ? . . Crediamo ,che neppure 1 credenti oseranno rispondere a questa domanda affermativamente; perchè in tal caso la r•eligione si ridurrebbe ad un fideismo, cioè ad una credenza cieca e passiva, quindi ad un vero e propri~ meccanism~. Se si cercasse di guardare con minore diffidenza lo sviluppo della filosofia moderna, forse, anzi certo, ci guadagnerebbe il pensiero reli~ioso, i! quale in tanto può essere v•1tadegli uomini in quanto 'non si .schematizza in formole., ch•e sono quelle che sono, morta materia che aspetta continuamente la scintilla che la infiammi. Ma questa scintilla non si trova se ci si chiude ostinatamente ,in un circolo chiuso respin- . gendo ogni ventata che venga dal di fuori. NOI E GLI ALTRI Gentile ... sospetto! Noi che siamo sospetti riferiamo quanto scrive altri che non è sospetto sul giornale 11 Reqime. Fascista d,el 28 novembre 1n d1fes~ del famoso discor,so tenuto da Giovanni Gentile nella nostra Università Fascista di -Bdlogna contro le d,eduzioni delI 'ottimo don O lin,do COTsini, prof essore di filosofia nel Seminario di Bologna : ~< Gentile non ha bisogno delle nostre difese e se ci permettiamo di esprimere il nostro pen-si•.er.o ~u!- la questione so,llevata dal Cor~1 1n1, gli è percihè non è un~ questione eh.e interessa soltanto 11 senatore Gentile e Olindo Corsini, ~a inter•essa quanti desiderano siano egualmente salvati i ,diritti della fede ed i diritti della ragione e che ogni forma di intolleranza sia ·bandita dai nostri costumi. A me sem,bra che un .malinteso ' . . . ' o, p1u esattamente, una 1m•pr.ec1sione d,i linguagg1io sia in fondo alla questione stessa. · Mi spiego: tanto il Gentile quanto il Corsini conf ondon~ la religione e la fede con ,la teologia, . e l'uno e l'altro danno a1 cristianesimo una interpretazione che non è conforme nè a1 lla sua natura, nè al suo compito, nè alle •sue finalità. Hà ragione ,il Gentile - sotto un certo punto di vista - di dire che 1' insegnam,ento re,ligioso non deve essere impartito nelle Università, mentre è al suo posto nelle scuole inferiori. Ha ragione in questo senso : che se il contenuto mitico della reliigione - e chi può escludere il mito ,dal cristianesimo ? - si adatta alla mentalità dei giovanetti, i · quali procedono per « fantasia » e non per riflessione, non è adatto alla m-ental,ità critica dei giovani universitari, ai quali ·non sarebbe possibile far passare per verità, ciò che è mito! Altra cosa sarebbe se nelle Uni-' versità fosse impartito lo studio scientifico delle religioni, compreso il cr,istianesimo, come è nelle Università tedesche. Ma - honny soit qui mal y pense I - non cr-edo che il Corsini vedrebbe di buon grado I' istituzione di Cattedre di religione nelle Università, applica~do ali' jnseçna: mento ~eligioso g.J1 stessi cr1ter1 scientifici coi qual.i si studia~o. ~t- · te le altre discipline ! Bona1ub insegni ! . . , , rMa a parte questo, ripeto! e e in fondo alla questione, una 1nterpr,etazione erronea della religione. Essa è pensata co~e un~ supe!-. scienza com•e una r1velaz1one d,1vina d;gli enigmi e dei problemi che la ragione non può risolvere. Il cristianesimo e l'ebraismo da cui essa der,iva non hanno mai preteso di ,dar agli uomini •una nozione scientifica delle incognite della natura. La religione ebraica - così come si rivela nei liibri sacri degli ebr,ei - non si è posta problemi metafi·sici: afferma, non d,iscute. non ragion·a. C'è una sostanziale differenza, per esempio, tra il racco,nto biblico della creazione e il Time o di Platone o la M eta/isica di Aristotile ! Gesù ha •seguito lo · stesso indir,izzo e non ha 1isolto nessun problema speculativo. Egli ha risolto problemi pratici, problemi morali, problemi essenzialmen~e religiosi, accettando ,senza esplicarli, i dommi del pensiero ebr~co ' intorno a1lja natura e al mondo. · cc La religione cristiana intesa co- ' , I , s1 - come e rea mente - non puo essere ostacolo ai progressi e ai diritti della ragione, la quale mai violerà quelli che sono, come ben disse Pascal· « diritti del cuore ». Il dissidio tra ragione e scienza è incominciato i•l giorno in cui la religion,e è diventata teologia, cioè scienza. Essa ha proceduto ad af- . fermazioni che tra.scendevano ,i fini della religione stessa ; ha elaborato un concetto del mondo e dell 'uomo, che dov,eva necessariamente· trovarsi in conflitto, ad un dato mo-· mento, col pensiero emancipatosi da ogni tutela teologica. Questa la ragione della condan-· na di Galilei, questa è pure la ragione della condanna inflitta dal Sillabo a tutte le teorie scientifiche e alle scuole filosofiche che tentavano col solo ausilio della ragione~ di decifrare l'enigma dell'universo e dell'uomo, senza aver la pretesa ...

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==