Vita fraterna - anno IV - n. 7-8 - 15-30 aprile 1920

VITA FRATERNA Basta notare che ogni lavoratore ha trascor 1 1 primi dieciquindici anni di vita as orbendo denaro in cento forme senza produrne in alcuna, per convincerci che lavoro e capitale non vanno ,disgiunti. Sta pure il fatto che la· vecchia terra non è ancora co ì logora da essersi alienata d'improvviso la fiducia dei capitalisti. Con le somme di denaro in giro alla ricerca di un interes e, anche modesto, un uomo à magaiori probabilità <li ottenerne a pre tito se darà quale garanzia il uo impieo-o france cano fra patate e zucche che non il suo qui, to di tipe-ndio governativo. Se alla campagna <leremo un decimo della coltura e dell'ingegno, che vengono prodio-ati fra le macchine di uno tabiEmento e gli ingranag.gi della burocrazia, la campae-na ·verrà, come ta divenendo, ii' fulcro della vita nazionale; e se l'impieo-ato non si fa ancora contadino creda, Lina Caico, che il movente non è mancanza di danaro e d; capitale, ma mancanza di umiltà; man.- · c2.nza di quel: me ne infi chio <lei mondo che è medicina ottima per ricostituire ~I proprio organi5mo ma di apore a,lquanto .amaro. rLa fatica fisica fa paura oggi agli uomini evoluti! come co a vile; perchè contro e palestre romane e 'i propilei di Atene abbiamo costruite le no5tre scuole u banch:. agomati con mentalità da carnefici; perchè abbiamo esaltata la misericor<fui_ per tutte le malattie delle civilis ime città; <laLa paralisi proo-re siva ( ifilide) alla mortalità atroce alti sima dei brefotrofi; e ciò contro la salute, la robu tezza dello zctico contadino. E se f:impiegato non spw1ta la penna per dare ,il filo ad una van=, è perchè glii manca il capitale primo, che è la fiducia in sè te_ o; perchè egli a che legato al carro del suo padrone avrà empre delle bricciole da rodere e teme che dovendo guidare la ua fortuna sarà moralmente impari a farlo. i oi, ci siamo troppo incensati di nstiti, di marciapiedi, di gallerie, di profumi. di minio, di baciamani, d. lodi sempre pronte u!Je labbra in incere per pretendere che ogni individuo allevato in tale ambiente ia tanto eroico da rinnegare quel e te o che g i diedero cuofa, o-enitori, amici, ambiente, per il piccolo, sottile orgoglio di e altare quell'io più pr-ofondo e più autentico che ricorda con no talo-ia le libertà intere dei progenitori_ nomadi, con un greo-ge od una fionda. •on è {ade calare i,l sipario sopra la cena degli uomini per aprire il tabernacolo -della co cienza:. Que to ,è ib ,capitale che oggi manca. BibliotecaGinoBianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==