Vita fraterna - anno IV - n. 7-8 - 15-30 aprile 1920

VITA :PJlATE:RNA tivatore adoperasse prati artificiali, seminasse cioè rape per l'inverno, trifoglio -e vecce per la p'rimavera, medica o patate per l;estate e per l'autunno; così in ogni tempo dell anno avrebbe e0 -Ii <li che ben nudrire i suoi bestiami sia per il lavoro, ia per il macello, sia per le cascine o per qualunque altro ia i oggetto. Di quanti sconcerti ed inconvenienti non è ella funesta cagione la neces ità nella quale ono ogni anno i no tri agricoltori, di far " peregrinare in cerca di pascolo continuamenfo i loro armenti ora dal monte al piano, e ora delle parti più basse e più marittime dell'isola, a quelle più fresche e più elevate! Ora questo disordine n'on può altrimenti minorarsi o correcrger i che coll'in roduzione - dei prati artificiali. I nostri villici non si mostreranno gran fatto per uasi della utilità <lei prati artificiali per la siciliana pecuaria; -e forse :mefternnno avanti non o che fanta tiche difficoltà per parte élel nostro clima e del s.uolo, e cacceranno fuori al re parado ali obiezioni per le spese necessari-e a condurre ad effett-o una così fatta industria> (1). Ed infatti la pastorizia contemporanea non è ancora sorretta dai prati artificiali sostenuti con tanta convinzioni! dal Balsamo, e langue e tende a perire. Il Balsamo osserva che il clima è adatto, come è adatto il uolo alla coltura dei prati artificiali, e che la spe a è veramente un nonnulla a fronte del profitto e del gùadagno. ota la mancanza di coltura razionale nell allevamento del bestiame, e I i!liloranza dei nostri cascinai di saper .ben fare i caci ed al ri latticini. Lamenta il cattivo' modo di fare il fieno, quando cioè e l'erbe son secche e pressochè morte, ed hanno <li già maturata la loro se- . mente, la qual cosa apporta che i no tri fieni sono per lo più t· gliosi, grossolani e privi del conveniente pregevolissimo umore. Poche tostumanze possono darsi d~ ques a più ciocche e dirò anche più assurde; poichè egli è evidente che a misura che la pianta va avvicinandosi al suo deperimento, perde le focrlie, che ta)volta sono la maggiore non meno che a micrliore parte del foracrgio; mentre -dunque per una tal pratica si scema la quan ità del :fieno, se ne deteriora chiaramente la qualità, non essendo pos ibile che un'erba, la quale muore via via attaccata a11a terra, e perde via ,ia o tutti o buona parte dei suoi suo-hi, possa convertir i in fieno veramente sano, appetito o e nutriente. E ~ue ta falsissima massima dei nostri villici riesce ancor più pernicio a, trattando i di (t) Memorie inedite cit. Cap. • Sulla pa.storizi;,. •· • Biblioteca Gino Biaf)CO ,.

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