Vita fraterna - anno IV - n. 7-8 - 15-30 aprile 1920

r36 VITA FRATERNA - Oli fossa, e nwn l'avi già it guvernu 11ostru? (e minchioni, e non· c'è già il ,g.ove'rn.onostro?). L' altro ta,ce un moimento. - Si, it guverwu, sempri u guvernu ! +-+ + Escna:rno nella notte. Lai pioggia è cessata. I pali del teJ.egrafo crepitano al vento, ,come fiamme ,che ardono: sui b'illil,,rivuoti, .illuminati dir sbieco da ·un fanale abbMJdionato ,su[ marciapiede, si in,seguono silenziosi due oani: l' aria è satura dt' umiidità; in alto stelle e steHe: quakhe ci,rrn foggente. NeH' ufficio del telegrafo sono -ria,pparsi ·i ~umi: <lìetro i vetri si ve<lé un impiegato irn.veire gestlicolaindo -contro un suo subordinato: ·- Mai che bol•scevi·smo! Sti s•oi1mun1iti,sempr,e ipronti -a dpetere la lezione: staremo tutti contenti •con il bolscevismo! proprio! - Ma vui propriu l'approvastu sti ordiinamenti ~ocialì? - Ma che -ordinamenti sociali'! se rn.on sapete neanche voi ,che cosa volete dir-e ! tl,o diremo a voi quando li cambiiere.mo ! - E no, li verità suninu verità. O pircliì nd'avi a (ci <lieve)· cumandari a famiglia Savoia? - Lasciate star le famiglie ! Le fam~glie •sono Sa!Cree inviola,biJiil! Bel -cervdlo ·che a,v,ete !...... - Vui 111Unsapiti allu.ra; scusati, dic-iti acmssì pirchì non sapiti. Eit li ca111USciùtu.tti: nomi, cicgnomi e paternità. - M.a ohe voiLete conoscere voi .... 18 telegrafo ·batt,e: ,l' ~pi•eg:aito risponde,. poi s' alza con wolen:za: - Voi sapere i:l bolscevismo cos' è·? T:u ha,i dodici· •sordi. Vaiene Ul11JO, e te dice spartimo. Poi quarn.doha rimesso i tuoi sei sordi -i:n sa·oc·oc-cia,viene u,n altro,, ,e te dke: Spartimo. E a me, cor;po di satanasso, ·cosa mii rimane? E ·inta·nto, ohi ha votato le 1,2 mila h.r-e p-er r depuralti? I socialisti Quelle a te non te 3,e dain,no, caro mio, va .a contar fregin.a-ccie altrove ...... + + + Sono le dlue e mezzo passate, e ancora del treno nessuna no- •tizia. Ohe desidleri-o di riposo! e non' .atltro sediole che J.e vaJi-gi:e. I pi-edi gelati guazzano nelle pozze d'arcqua ,del mar-ciapiede, su cui yaghiamo assonnati. Una tristezza aiccorata è -penetrata con l' umid,ità della notte BibliotecaGino Bianco

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