Vita fraterna - anno III - n. 14-15 - 30 lug.-15 ago. 1919

VITA FRATERNA mamma rimase un po' interdetta. Lo abbracciò in silenzio e cambiò discorso. L'indomani, alla stessa ora, - l'ora delle tenerezze, _ ella pensò tuttavia di chiarire meglio le idee di.' suo figlio: « Ti ricordi, Giulio, che ieri sera hai detto che volevi andare da Gesù? Perchè? » « Perchè Lui è p,iù bravo,! » fu la. pronta spontanea rispos"ta. Papit e mamma si guardano senza parole. Ah, purch1 è quell'anelito resti, fermo e luminoso e ardente nel piccolo cuore, la vita di Giulio non potrà passare invano! svr. u Il mio cuore è lieto, e dolce è il respiro della br<r1a che passa •. · (Dài Gitànjali di Tagore) . . Chioo•evo al mio compagno: chi saprebbe fermare -questa glori.a di sole, questa festività di azzurro, questa possente gioia di vive1:e che emana da o.gni cosa? - ;Eravamo su un'alta cima dominando un susseguirsi di ·catene e vallatè e ampiezze di ,cielo velate dai caldi vapori della estate eh-e incombevano plumbei sulla lontana pianura, su!Je città infocate ove g,li uomini sono urtati da mille pas,sioni .... Accanto a noi le piccole rondini dal •petto bianco scivolavano in voli silènziosi radendo l'erba profumata di timo e di menta - ove. mille insetti ronzavano nel caldo meriggio dorato. - Chi saprebbe fermare ·la festività di quest'ora? - La brezza vivace carica di effluvi agresti passava su di noi come un soffio vivificante. L'anima mia, afflitta da una recente amara tristezza, si dilatava verso quella gioia, quella gloria della estate, e una gioconda serenità cantava piano in fondo al mio dolore. Mi sono lasciata vivere così per qualche ora ascoltando le ineffabili voci che mi circondavano .... « Lasc·a ogni misera preoccupazione, guarda lo splel'\,dore del cielo, dei boschi, dei fiori; accogli in te la bellezza della natura e nel tuo cuore si farà la ,pace, si farà la gioconda serenità ». * * * . Più tardi al crepuscolo, quando le prime ,stelle si accencle,·ano in cielo, ci siamo trovati, all'uscita <li un bosco ceduo, in un grandi.oso anfiteatro dì montagne. Le mandrie pascdlavano numerose al· tintinnio déi loro campanacci; i pastori, in crocchio, parlavano piano. Le stelle si accendevano più lucenti e tremule. - Il cielo, solo il vasto cielo era un'armonia di colore, di musica. - Dove finiva l'armonia del •colore per cominciare quella ciel suono? - Una sinfonià larga, religiosa, sembrava salire dai boschi, dai pascoli, eia ogni fiore, eia ogni stelo d'erba e diffondersi in cielo; l'ampia oncia melodica teneva avvinte le nostre anime, e un rimpianto ci pren- -<leva, di non sa.pere fermare quell'ora nella sua vasta e profonda bellezza, cli 11011 saperla fermare per darne godimento arl' altre anime, ad altri cuori! Dalla m.011tag11a di Q'l/.arna, agosto -919. Cenere. BibliotecaGino Bianco

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