Vita fraterna - anno II - n. 10-11 - 15 giugno 1918

VITA FRATERNA pur,e e n-0biJ,i, si apriss~ro n_orn:i,alime_ntea,d acc?g~ier~ in tranquill~ . e piarue ore di conversazione 1 giovani c<:>noscentt, 11.nposo e la g1o?a di cui essi (ed esse non meno) hanno b1sog,no ,per nprendere e continuare poi -il cammino, avrebbero la più forte e sana fioritura. . Ma troppo spesso, il più delle volte, le pure, le buone, le miglior~ giovani donne soi:i-o in_ace;essibi_li,_isola~e, d~f~se - .direi - nelle famiglie raccolte e 111osp1tah.E 1 gwvarn, fuori o Lonta.rl'Idalle loro famiglije, sono cacciati, abbandonati -ruelle •strade, spiritualmente « senza tetto», fna: gl'iruviti, le attrattive, {ii tutt'altre donne, di tlll~t'altre case, - . e, se pure Jla loro nobiltà d1animo li fà sdiegnosi di taJi attrattive, - esposti, abbandonati alla noia ,cLemoral.izzante, o alla tristezza amara della solitudine. Così la famiglia, con la sua, inospitalità, si fa complice del dilagar.e· dell'immoralità gi-o:vanile che la minaccia: o·ssia, nuoce a sè stessa. Un cumulo di timori, di pregi_!J.dizi,d~ convenzioni inveterate si op~ pc,ngono, più ancora che 0id ogni altra, a questo g,enere d'i 05ipitalità ! Sop,ratutto ,da ip-a,rt,edi molti g,enitori. Si teme - p,iù per tradizione indiscussa, veramente, che per riflessione cosciente - di permettere !'incontro familiare: amichevole dei giovani con le giovanette, co.rn,e se qualche male diovesse troppo facilmente sorgere dia. ciò. - Quale «male?». - Se lo si domandasse positivamente a questi buoni geni-- tori gielosi delliei loro fìgJiuo:le, essi dovrebbero rpur riconosecre e test1rnoniare che le loro figliolie, co"nsciamente ipure e rette come le hannoeducate e come sono, sono da sè stesse salvaguardiate da ogni n;iale, più e meglio chle dlai qualunque rigùardo esteriore, e capaci di imporre rispetto e comunicare un sens:o di gentile dignità a chiunque si trovi -con Ioni, e di 1 serbarla pur nella più gaia e libera conversazione. -Eppure queste appunto, queste senza pericolo per _loro e per gli altri, lie migliori insomma e la cui compagnia sa11ebbe più benefica e· p.iù pneziosa - sono le più inaccessibili ai giovani - (E da questo isclamento, da questa segregazione inavparente ma effettiva, viene anche un difetto di gioia e di vita di cui molto soffrono, senza rieinder'- sene conto, senza confessarlo, nielJ'umore, nel carattere, nell'attività. del pensiero, del s-entimento e dell'azione). Per le più leggere e frivole, invece. anche « d'i buon;i famigli:a », sono assai più frequenti le occasioni di trovarsi coi giovani. - E così via .... fino ar verificarsi del fatto, gravissimo di tristi conseguen:z1e,per gl'indmdui e Pier l'umanità: eh, la possibilità cfi trovarsi ins,i,eme tra giovani dei d'ue sessi cresce in ragione inv,erso del loro valore. Gran bene per la vita sociale, nazionale, morale, se la famiglia - b buona e onesta famiglia italiana, dalie pure tradizioni, dai fedleliaffetti .:_ vi parteciperà direttamente, non solo dandole i suoi membri indivi-dualmente, ma a,pr!"endoteanche s,pesso le porte d'ella sua casa. ... u ~rico·rdiamo il fresco e olezzante punto di partenza d:i questa chiacchierata) i cancelli dei suoi giardini. E gran bene, certo, anche per la famiglia stessa. Ricordatevi amici combattenti: avvertiteci tosto di ogni cambiamento d'Indirizzo, per ricevere sempre la Rivista. BibliotecaGino Bianco

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