Vita fraterna - anno II - n. 8-9 - 15 maggio 1918

122 \'lTA FRATERNA Dentro al ,palazzo c'è uri picciolo giardino dove tre abeti dormono e due pini parlano sommessi, ombreggiando i teneri ingenui giacinti che olez~ano pudichi fra l'erba giovane, incolta, inosservata, piena di vita e di speranza. ' In una veranda tiepida fiorisce nn arboscello di gardenia, e fa festa alla gente che non spesso entra e si fern1a a contemplare. Gli abitatori della vecchia casa : Un signore settantenne, pieno di vita, gentile, modesto, pio, che mi vuo,l bene ma non me lo dice; mi piace quando a la 1nattina lo vedo in pantof.ole e con l'arabescatà papalina di seta, mi ,piace quando se ne va con un cappello a cencio per le vie, per la campagna; mi piace tanto nell'uomo l'attività. Una signora, anche lei settantenne, sorridente, vivace, in continue faccende, per polli, per spiedi, per pentole e panni, che gira la casa col far di signora che davvero ella è.. Per me ha prernure di mamma, e mi dice tante cose gentili che sento di non meritare. Un'altra signora, ottantenne questa, vivace ed arzilla, che gnarda ed ascolta, che saluta con grazia e con pace, che gira .e gira la casa, e si fern1a più presso alla fiamma. E poi una signorina dagli occhi vivi, ingenµi e furbetti i1tsieme, tra il rimpianto e la gioia, che gode vedersi del palazzo ~ignora, ed ama le· si dica che è bella la vita nel sacro suo asilo. E se sapes~e! Mi ha preso per prete!. .. Mi ha chiesto con mal .celato dolore: « E' vero che lei è·prete? ... » Ahimè, il nostro spirituale coenobiitni è preso per un convento, e noi, nuovi cenobiti, per frati e monache d'un tempo!. .. Mi ha preso penprete perchè io solo ho saputo dire la parola di vita fra tanta gioventù che qui è passata, che si sarà fermata a contemplare con sguardo indifferente o indiscreto.... Nla io provo tanta stima per quest'anima che ha vissuto, che ha conosciuto il dolore, la tempesta, il disinganno. Tali anime sono sacre. Dinnanzi a loro m'inchino e imparo. _ Ed ora una scena della mia vita attuale. Attorno al pulpito della chiesa, trasformata, con la nostra venuta, in caserma, si accatastano i miei fanti nell'ora che volge il tramonto. Io salgo .qnel pergamo e parlo per un'ora. Di che parlo,? ... Oh, di guerra e di ,pace, di vita e di morte, di patria e di famiglia.... E ciò tntti i giorni. Il mio pubblico è veramente ideale: 1ni segue, mi commenta, mi applaude; talvolta mi ascolta in silenzio, im1nobile, talvolta con me piange o ride; con me spera e prega, •oppure 1ni muove obbiezioni, mi chiede « perchè? » .... Ho avuto delle conversazioni con una signorina del paese. Ha -0cchi belli, vivaci, affascinanti; legge romanzi; ha in uggia le • BibliotecaGino Bianco

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