Vita fraterna - anno I - n. 12 - 15 dicembre 1917

VITA FRATERNA 381' disinteressamento oblioso. Siamo concordi - credo tiell' abborrtre da questi che ci paiono i più tristi orrori della guerra. Ma anche questi estremi non sono senza rimprovero per noi: perchè noi li abbiamo tollerati finora e perchè li abbiamo lasciati troppo sentire ai combattenti. Si doveva combatterli più fortemente, più assiduamente, più efficacemente. Nel tentativo, nello sforzo di persuasione, forse non abbiamo fatto abbastanza. E dove la persuasione non era possibile, e impossibile si fosse mostra.ta alla prova, si doveva ottenere il cessare di queste vergogne con un'azione coattiva. Si poteva riuscire a questo? lo ne ho ferma fiducia: se individualmente ognuno di quanti nell' animo proprio stigmati.zzano queste vergogne, avesse agito, invece di contentarsi di deplorare, - e avesse cercato e raccolto i consensi dei compagni di fede. Chè siamo più di quanti crediamo: ma troppo spesso siamo isolati e dispersi. Ma anche tra quelli che veramente amano e venerano i nostri soldati e il popolo da cui essi escono, da moltissimi, troppi, i più, si è avuto il gravissimo. torto di starne personalmente lontani. La mancanza di rapporti personali tra il popolo e i migliori delle cosidette classi dirigenti è stato certo in passato una delle più tristi fonti di malintesi e di ostilità fra le classi. La guerra ha abbattuto praticamente molte di queste barriere, ha avvicinato come mai prima individui di campi diversi, ha stabilito fra loro una nuova parità: di fronte a una stessa minaccia, a uno stesso scopo, a una stessa prova. Da questo, abbattendo ignoranze e diffidenze, concetti formali che gli uni avevan degli altri, o culti « ·di maniera », può, d~ve sorgere una nuova conoscenza reciproca « in realtà », e, in molti casi, una nuova intesa : frutto magnifico di questa guerra, che deve preparare pel dopo guerra tutta una trasformazione i~ meglio delle competizioni civili, in luogo delle tristi e artificiose lotte di classe. Ma per questo bisogna cogliere, cerca·re, moltiplicare le occasioni di stare insieme. Bisogna che i buoni ufficiali vivano tra i loro soldati. Bisogna che anche noi li avviciniamo, li cerchiamo, li accogliamo, andiamo tra loro e tra le loro famiglie. ~ Invece, si è creduto spesso, da molti, di potere, di dover allontanarsi da loro per esser- loro più utili. Per fare un lavoro più intenso a loro vantaggio (assistenza, propaganda) non si è più trovato, da molte, ottime persone, il tempo e il modo di andare personalmente fra loro. E' stato un errore. Sottoscrizioni, offerte, lavoro anche faticoso e assiduo per raccogliere e preBiblioteca Gino Bianco

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