Vita fraterna - anno I - n. 10 - 15 ottobre 1917

320 VITA FRATERNA ..... Non si offende intp1tne11ienteq11,alunqttelato dell' ordine che è legge di tutti i lati della vita. Pregiudizio dannosissimo· é quello che fa credere ad una divisione netta f1·a di essi come praticatnente succede da parte di molti: v' lta invece un' unità profonda tra ittiti, dai più altamente spirituali. ai più ttmil1nente materiali, e nel mistero dei rapporti tra di essi è racchiuso 11,nle• game che, se è spezzato, fatalmente provoca un disordine anche là dove pareva non potesse accedere. E' la ·giustizia dell' arnionia naturale delle cose: chi trascura le cose piccole è nella. schiera di chi offende la semplicità e la ragionevolezza, come chi trascura le cose grandi. Certo: data la quantità di difetti grandissimi che è nella disposizione del vivere quotidiano, anche di quella materiale, disposizione di cui non è responsabile l' ultimo capitato, è a sua volta ragionevole scartare tante minute precisioni per attendere alla grande linea delle necessità capitali. Ma guai se non si pone come principio : di « scartare >) meno che sia possibile, cioé di non perdonare una pigrizia clte, in fatto di piccole cose, si ritiene lecita da tanti. Il tarlo roditore è lì, in quella pigrizia, perchè atto di debolezza ; e la debolezza, penetrata in un essere, da qualttnqui; parte essa venga, diviene fa tale a tittta la vita interiore ed esteriore, a sè e agli altri. · Chi, dopo avere vissuto a lungo in tale debolezza, per aver creduto all' equfroco che ho enunciato, s'è riscosso un giorno, ponendo mano risoluta e costante ad un riordinamento delle cose· sue, e s' é av1,1isto dei vantaggi straordinari che gliene venivano, e ha notato · in particolare la meravigliosa ripercussione benefica che dal semplice assestamento delle cose più materiali si produceva su tutto lo spi1,.ito, contribitendo ad un senso di sollievo, di chiarezza, di vigoYe, di liberazione, di fecondità, che l' ·ha fatto padrone di sè e della vita conie non mai, costui porrà tra i punti essenziali d'un programma d' educazione, l' esigere inesorabilmente, anche dai più refrattari, l' ordine, l' ordine, l' ordine ! ! . E che inrobustimento del carattere ne deriva ! perehè il costringere l' essere a quel sottile martirio che é, per le creature, come dissi, di pensiero, la cura di materiali oggetti, specie quando si deve riparare al dt'- sordine d'un lungo passato, assume un valore eminente, perfino sublime, qttanto più è vivo il contrasto: non è dYatti un atto di omaggio alla ragione? E la sublimità della vita è, in tutto, qui! ... ... E le picco~e cose che, trascttra,te, si vendicano, compromettendo le maggiori: le piccole cose, curate, compensano, facilitando l' esito delle maggiori. Non si creda che duri continuo ed uguale il peso di certe occupazioni: dopo un primo fondamentale assestamento, l'ordine procede agile e leggero, favorito dai puntuali soccorsi che hanno un ritorno, dirò così, meccanico, da parte delle cose classificate e messe in orario. Non ci si meravigli assistendo all' attività di persone che attendono ad un numero e ad una varietà iucredibile di opere e con risultati splendidi : il prodigio deriva dall' umiltà e dalla· pazienza eroica d' un ordinamento iniziale e poi perseverante che sgombro il terreno, e permise il libero, vasto, grandioso edificio. BibliotecaGino Bianco

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