Vita fraterna - anno I - n. 6 - 10 giugno 1917

204 VITA FRATERNA eccelse sono morte così fra tormenti per Qii? Per questa gente che lavora nell'ombra per trovare il modo di non rinunciare ai propri co– modi e per potere domani gonfiarsi del valore altrui e goderne i frutti .... Mie care, scrivo a loro sconclusionatamente, ma io sono certa che çapiranno ciò chè la penna non sa scrivere .... e prego, prego, prego Dio che sa come io sono sempre stata contraria alla guerra per gli orrori suoi, per lo strazio che fa delle creature ..... Egli sa come non ho voluto che mio figlio chiedesse per le vie, gri– dando, la guerra, ma Egli sa anche come davanti alla dichiarazione di guerra voluta da chi poteva giudicarne il bisogno santo, io mi sono completamente dimenticata e non ho pensato ad altro che perfezionare l'animo della mia creatura ed innalzarlo sempre più verso orizzonti puri. Egli solo sa che cosa mi costi questa forza d'animo, e spero me la darà fino all'utimo. La luce che mi sento nell'anima, nessuno me la può togliere; sono stata troppo felice, in breve Dio mi ha privata de' miei due più grandi affetti è vero, ma Dio mi fa sentire che l'uno mi protegge dall'alto, e l'altro mi sarà ridato. Vivere di gioie pure passate, è pur sempre un bel vivere specialmente quando si sa di ave'r fatto sempre il proprio dovere ... A. M. NOTE BIBLIOGRJ\FICHE PEI CIECHI E PEI VEGGENTI Sotto il titolo " La luce ,, .: Memorie di un cieco di guerra - è uscito or ora presso la tipografia Anfossi di Torino (Via Rossini, 12 - L. 1.-), un libro infinitamente interessante. Esso si rivolge, senza distinzione e ai mutilati di guerra e ai non mutilati, ai ciechi e ai veggenti, ma soprattutto a coloro che non vogliono intendere l'ur– genza, la poesia, la bontà del problema della rieducazione e eh' io direi in certo qual modo i ciechi e i mutilati morali della guerra. Perchè un cieco intitoli le proprie memorie « Luce • bisogna dire che una· grande visione interiore abbia aperto a questo eroe soldato novelli orizzonti dopo eh' egli perdette là sul Carso in sacrificio di amore per la patria, i suoi occhi sensibili. Dunque un libro di ottimismo? Sì. Ma non del facile ottimismo teorico, bensì d'un ottimismo materiato di esperienza: esperienza do– lorosa, trasformata in ideale vivente di forza, di fede e di opera. La luce, per il capitano Marco Valli, cieco di guerra (e non cre– diate che sia un diario fantastico, perchè sotto il velo sottile di una narrazione continuata la sostanza del libro è tutta vera e vissuta), non venne da una sola fonte, cioè dall'amore di una gentile, energica e soave anima femmi.Jtile. Gli venne anche dall'aver vissuto lealmente, fortemente, interamente il suo ideale e la sua fede di soldato italiano. Gli venne dall'aver volonterosamente accettato di entrare in un istituto di Rieducazione, ove vinte le prime riluttanze, trovò una nuova fami- BibliotecaGino Bianco

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