MORTARETTO Anno nuovo, veste nuova delle vec- •chie riviste. Non ne nascono più molte di nuove; qualcuno potrebbe dire: segno di inaridimento; noi diciamo: segno di stabilità. Comunque fa piacere vedere qualche vecchierella che si· rimette a gara di civetteria colle giovinette, qualche florido tronco di buon albero che cerca di farla ai virgulti per freschezza di colore. «Minerva> tascabile è diventata an• che esteriormente più consona al suo compito di rassegna di riviste, di utile compendio mensile del me• glio uscito sulle varie rassegne. Tende forse a divenire organo divulgativo, ad accostarsi alla massa? Ebbene, -che male c'è? Il gusto e il garbo della signorile «Minerva» sono di garanzia per la difesa dell'italianità -della cultura più del rotocalco e le tricromie di nuovissime pubblicazioni. Il « Frontespizio» ha cambiato pelo. Bianco come l'ermellino e una bestiolina disegnata in coperta. Vizi da -cambiare non ce n'erano. Però ha preso una intonazione nuova. Si è munito di un proiettore e di volta in volta lo fissa su un particolare argomento che viviseziona colla implacabilità tutta fiorentina di un Papini, d'un Soffici, di un Bargellini, di nn Giuliotti e C. Stavolta c'è la nuova ar- ·chitettura che è, una volta di più e molto chiaramente, anche con una ironica mostra di disegni, ammonita a tornare al rispetto del modulo umano. Se doveva essere questa evidenza del motivo, questa possibilità di vit• time immediate, che occorreva per Anno I V I A. e ridare la sua vitalità alla rivista di Vallecchi, compiaciamocene per noi e per la salute dell'arte italiana. Da Firenze ci viene il primo numero di «Rivoluzione•. Chi ha conosciuto «Campo di Marte» ci ritrova l'atmosfera e lo stile tipografico forse (le preferenze tipografiche dei giovani si vanno dunque polarizzando sul filone di «Corrente»?). Si riscontra però una notevole novità: « Rivoluzione• si legge e si gusta ; « Campo di Marte » ti faceva sudare sette camicie e poi ti mettevi a riso!vere le parole incrociate. Al nuovo periodico il nostro saluto. Letteraloùli. Non è più tanto di moda il « genio incompreso•. Ormai fuori dai romanticismi, non piace più a nessuno atteggiarsi a vittima. Il nostro tempo è fatto pei trionfatori. f: sorta ora una nuova categoria; quelli che collaborano - dicono loro - a tutti i giornali dell'universo, fanno collezione di tessere dei più micrpscopici giornaletti, accettano senza una parola di lamento, ma con am• pie profferte di scuse al direttore, i manoscritti di ritorno. Tutto ciò dà ad essi la possibilità di rimanere nell'ambiente, di mettersi l'aureola quando ci si presen!a ali' inclita. La quale però non è così gonza e fortunatamente non la beve. Burocrazia. Tra le righe è stato di nuovo segnato il passo a questa che, prima di essere una categoria sociale, è una funzione pubblica. Necessaria, benemerita, scrupolosa ad onor del GENNAIO XVIII o N s o vero. Le si è ripetuto; « poca carta, poco inchiostro»; e tutta la Nazione ha applaudito; ogni singolo di questa categoria ha pienamente consentito. Perchè tutti hanno compreso il significato di questi moniti periodici. Il Fascismo vuol dare un altro tono a questa funzione pubblica; vuol darle un nuovo abito mentale così come le ha dato una divisa. Sveltire, acquistare il senso del momento, l'istinto del caso singolo, la malleabilità del dogma regolamentare. Ci credete che pian piano il Fascismo trasformerà tutto il significato di questa funzione, e persino il suo senso? Che la farà diventare da tardigrada a vigilante e sensibile, da inceppatrice a potenziatrice? Questo farà il Fascismo perchè va convincendo che c'è nella vita, come nella professione, come nell'impiego una dignità sola : quella che viene dal compiere il proprio dovere, senza scansar grane, pronti ad assumere le più estese responsabilità personali. Sarò solo. Ieri e oggi, forse domani, la mia vita tutta eguale. Tutta un intreccio di legami sociali, di rapporti, di lavori necessari. Un soffo. camento di buone cose che mi hanno impedito di dare retta ad una persona sola - quella che mi sta più vicina, quella che ho lasciato parlare talvolta verso sera, ma subito mi sono addormentato: me stesso. Quel giorno, dopodomani, gli altri mi saranno intorno, ma non mi disturberanno. Sarò solo e ascolterò lo strano linguaggio e le buffe cose che quest'uomo che sta dentro di me ha imparato a forza di osservare e di ascoltare. L' OMINO DEI FUOCHI Num. 2 L A. R E MENSILE DI POLITICA E D'ARTE A CURA DEL GRUPPO FASCISTI UNIVERSITARI DI FORLi Direttore re.ponsahile: BRUNO MASOTII - Redattore capo: ARMANDO RAVAGLIOLI Redo.uari: LIVIO FRATI'l - VITI'ORIO BONICELLI - NEVIO MAITEINI Direzione, Redazione, Amministrazione: Fori!• Palazzo Littorio• Telefoni: 65-67 (Direzione)• 64-35 (Amministrazione)• C. C. Postale n. 8-7260 TIPOGRAFIA ARTIGIANA DI A. VAROLI · FORLÌ, CORSO DIAZ 19 . TELEFONO 65-02 YIA CONSOLARE 31 Fondazione Ruffilli - Forlì
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